agosto

Dieci lustri di ceramica
Grande mostra in occasione del decennale del museo L'allestimento sarà inaugurato a settembre e ripercorrerà il fervido periodo fra il 1930 e il 1980. In vetrina 400 opere dei migliori artisti, decoratori e modellatori del Vicentino di Riccardo Bonato (Giornale di Vicenza) Da dieci anni è in attività a Nove il museo civico della ceramica. Va detto che la produzione culturale di questo istituto, nonostante sia realtà di una piccola cittadina, è stata di brillante livello, tanto da suscitare un ampio eco di interesse. Per celebrare degnamente il primo decennale di vita dell'ente di palazzo De Fabris, già da qualche mese si sta preparando una importante mostra che traghetterà il museo civico novese dalla fine estate 2005 verso l'autunno inoltrato. "Le ceramiche Vicentine: manifatture, artisti, decoratori e modellatori dal 1930 al 1980", questo il titolo di una prestigiosa rassegna che avrà due sedi espositive, appunto il museo di Nove e la basilica Palladiana di Vicenza. Sarà un'occasione eccezionale per conoscere, e celebrare, tutto quel vasto operato del design per la ceramica, che in qualche caso ha dovuto seguire le esigenze e le richieste di un mercato che ora questa produzione fatica a mantenere. In tutto saranno esposte la bellezza di quattrocento opere. Il conservatore del museo civico di Nove, professoressa Katia Brugnolo, ha spiegato che momento centrale dell'esposizione sarà la figura di un imprenditore illuminato, di madre novese e vicentino di adozione, Tarcisio Tosin che dal 1932 fino al 1985 ha guidato l'attività della "Ceramiche d'arte la freccia" di Vicenza. Tosin è stato anche componente della giunta esecutiva dell'ente fiera di Vicenza, presidente dell'Associazione artigiani della provincia, componente e poi vicepresidente della Camera di commercio. "Proprio per ricordare un periodo fervido di iniziative promozionali, la mostra proporrà una fitta serie di pezzi realizzati dai tanti artisti contemporanei che parteciparono ai concorsi per la ceramica indetti a Vicenza - spiega Katia Brugnolo -. Le opere in mostra, selezionate secondo il criterio di autenticità e qualità formale e strutturale, appartengono per la maggior parte a collezioni private". Insomma gli appassionati potranno ammirare oggetti quasi inediti, celebrati in occasioni dei premi istituiti dal 1949, come il "Concorso Nove", il "Vicenza esportazione", il "Premio Palladio" e il "Primo concorso internazionale di disegno industriale". La mostra, ha anticipato Katia Brugnolo, sarà organizzata in tre sezioni espositive, la prima dedicata alle manifatture presenti in particolare a Nove, Bassano e Marostica, la seconda per figure di artisti dediti in particolare al design, la terza dedicata a decoratori e modellatori attivi nel territorio dal 1930 al 1980. Per la prima volta saliranno agli onori della critica artistica figure professionali semplici, ma valide e in grado di dare un forte contributo alla produzione della ceramica artistica. La mostra sarà inaugurata a Nove nel corso della festa della ceramica dei primi giorni di settembre.

Jules Verne e la ceramica? È un "Classico imprevisto"
(Corriere Romagna) Potrebbe apparire una forzatura, coniugare la ceramica con l'anniversario di Jules Verne che ricorre in questo 2005. Invece, l'evento espositivo Classico - Imprevisto (da 20000 leghe sotto i mari... al centro della terra), che si inaugura alla Vecchia Pescheria di Cervia, questa sera alle 21,30, punta con forza su questo legame. Perché è dal centro della terra, laddove Verne ambientò un celebre romanzo, che proviene la materia prima che dà forma alla ceramica: l'argilla. Argilla che in Romagna viene manipolata con abilità dalla scuola di Faenza e dai suoi artisti. La mostra, curata da Elisabetta Bovina, si propone di dare risalto alla qualità artistica di sei ceramiste faentine che, all'estro personale, uniscono ricerca, sperimentazione, innovazione, in rappresentanza di una delle scuole più autorevoli del mondo. Le artiste sono Silvia Geminiani, Carla Lega, Antonietta Mazzotti, Mirta Morigi, Marta Servadei, Ivana e Saura Vignoli. Voluta da Confartigianato della provincia di Ravenna, Classico Imprevisto si compone di tre sezioni. Oltre a quella cervese che fa da traino, vi è una esposizione a Faenza, nei locali della Banca di Romagna sino al 2 settembre, e un'altra a Brisighella, nella galleria comunale d'arte dal 12 al 31 agosto. Nel fare conoscere a visitatori e turisti la qualità ceramica di questa terra, l'evento espositivo intende ridare lustro al vecchio "Premio Cervia" iniziativa simbolo di una felice stagione che caratterizzò gli eventi estivi della città salinara dal 1963 al 1970. In quegli anni diedero vita al Premio, artisti che hanno avuto una carriera internazionale, come si apprende dai pezzi unici conservati nell'archivio di Cervia. Fra i nomi, Nanni Valentini, Guido Gambone, Alfonso Leoni, Federico Bonaldi. Quelle opere di allora sono state riportate alla luce per la nuova mostra, dalle restauratrici faentine Valeria Castellari e Simona Serra. Con Classico Imprevisto dunque, Cervia intende rilanciarsi pure come città d'arte, creando un connubio qualitativo più marcato fra turismo e cultura.Due parole sulle artiste. Silvia Geminiani, attiva dal 1969, possiede uno stile molto personale, tendente al rinnovamento. Carla Lega, partita nel 1975 come autodidatta, al fianco del padre Leandro, dotata nella manualità, utilizza un linguaggio moderno orientato verso forme nuove e leggere. Antonietta Mazzotti ha aperto un suo laboratorio nel 1972, lavorato in musei importanti nel mondo, elaborando forme, stili e decori. Mirata Morigi ha aperto la bottega nel '73, basandosi su un linguaggio anomalo, sempre in bilico fra passato e futuro. E ancora, Marta Servadei ha ereditato la tradizione della Bottega d'arte ceramica Gatti. Da anni rivisita gli oggetti degli anni '50 con nuove forme e decori. Infine Ivana e Saura Vignoli; attive nella propria bottega dal 1976, amano ispirarsi ai diversi stili mediterranei e alle diverse culture che si affacciano sul mare nostrum. Claudia Rocchi

In mostra l'arte dei maestri ceramisti
salvatore pira (La sicilia ) Collesano. Dopo la mostra di qualche anno fa nella chiesa di S. Giacomo che ha riscosso parecchio successo, l'Amministrazione comunale di Collesano ne sta riproponendo un'altra intitolata "Prima della plastica, identità e stile nella ceramica di Collesano". Curata nei minimi particolari al suo interno, i visitatori possono ammirare i risultati magici dell'incrocio fra tornio e le abili mani dei vasai. Pezzi unici, prettamente artigianali, che vanno dal '600 al dopo guerra. Fino a qualche anno fa, la conoscenza della ceramica collesanese era visibile soltanto in alcuni pezzi dispersi nei vari musei e da quanto scritto da qualche studioso locale sulle famiglie ceramiste quali i Iachetta, i Barbera, i Carrà, i Catalano, i Cellino, i Cirri con i loro laboratori ubicati in via Bagherino ed in tutto il quartiere dello Stazzone, dove da qualche anno sono iniziati i lavori per un museo della ceramica. Ricco di materia prima, il territorio collesanese nel '600 fu centro importante nella produzione di manufatti in ceramica fino a quando la crisi del dopo guerra non ha contribuito alla paralisi con la conseguente chiusura di molte botteghe e laboratori. A prescindere dalla qualità dei prodotti, in ogni caso forgiati sempre dalle abili mani dei singoli artigiani, la ceramica collesanese possedeva una sua particolare identità, basti pensare al modo in cui si combinavano forme e colori. Si andava dal mattone ai contenitori alimentari, dai piccoli calamai ai fiaschi a ciambella, il tutto dipinto con i tipici colori verde ramato e giallo paglierino, quest'ultimo ottenuto dalla lavorazione della sabbia che veniva presa dal vicino fiume di Lino a ridosso del quartiere Stazzone. Non ci sono mai state fabbriche di ceramica a Collesano, ma soltanto tanti opifici dove ogni singola famiglia lavorava l'argilla, dal tornio all'invetriatura, dandole quel tocco personalizzato che differenziava i vari oggetti dalle altre botteghe, come a voler tramandare da padre in figlio i segreti del mestiere. Quindi, un'ostinata volontà di elaborazione autonoma che ha reso diverso uno stile dall'altro in tutti i momenti in cui esso si articolava: da quello etnico a quello in cui riceveva l'impronta di ogni singolo ceramista. Una mostra che ambisce a restituire, quindi, ad una piccola comunità, quella collesanese, la memoria dell'attività con cui è stata scritta una delle pagine più significative della storia dell'arte ceramista della Sicilia. A curare questa interessante rassegna è Tommaso Gambero, già curatore della mostra "La ceramica di Collesano dal XVII secolo ad oggi" che si è tenuta nel 1997. "I ceramisti collesanesi riescono a realizzare un'estrema varietà di manufatti e questa mostra - afferma Gambero - invita ad una sorta di rincorsa all'impronta che personalizza il manufatto, ad una ricerca del segno che consenta, oggi, un processo di riconoscimento delle singole manifatture, l'individuazione di quei dettagli ora tecnici ora cromatici, che accomunano i prodotti, riconducendoli in taluni casi ad una scuola di bottega, quella che il padre ha trasmesso al figlio, e al quale in eredità lascerà gli stampi, con i quali continuare a decorare i pezzi, andando avanti nella produzione". "Collesano - aggiunge Gambero - è stata la capitale della ceramica madonita e mi auguro che abbia il giusto riconoscimento, quel salto di qualità che aspetta ormai da parecchi anni".