dicembre

AUTENTICI PEZZI UNICI APPARTENENTI ALLA COLLEZIONE PRIVATA DI GIOVANNI POGGI TITOLARE DELLA FABBRICA «S. GIORGIO» Le ceramiche di sei artisti alla «Saletta» di Albissola Marina S´inaugura stasera una rassegna di opere realizzate da Fabbri, Sabatelli, Mangini Giannici, Scaiola e Grioni
(la stampa) ALBISSOLA M. La «Saletta del Bar Testa» ospita da stasera (inaugurazione alle 18,30) un avvenimento artistico del tutto particolare. La mostra s´intitola infatti «Dalla collezione di Giovanni Poggi» e detto che Poggi nel campo della ceramica è un personaggio, titolare di quella fabbrica S. Giorgio, per molti anni in sodalizio con lo scomparso Eliseo Salino, ben si capisce come le opere esposte siano autentici pezzi rari. Poggi per la prima volta espone nella storica «Saletta», diretta da Michela Savaia, alcuni suoi tesori di grande rilievo. Le opere esposte sono, difatti, quelle di Agenore Fabbri, Antonio Sabatelli, Attilio Mangini, Celano Giannici, Giuseppe Scaiola e Pino Grioni. Fabbri, toscano di Pistoia, morto a Savona due anni fa, aveva fatto di Albissola la sua patria di elezione. Il suo nome è nella storia dell´arte contemporanea. Sabatelli, ligure di Albisola Superiore, personaggio estroso, ceramica e pittura sono la testimonianza del suo grande ingegno. Attilio Mangini, genovese, classe 1912, per Milena Milani «è pittore del sogno, di una trilogia di incanti: il circo, la città, la giostra». Celano Giannici, piacentino, fresco sessantenne, è ormai cittadino albisolese a tutti gli effetti,anche se vive spesso a Parigi. Ceramista, pittore esprime l´inquietitudine contemporane, bellezza e orrori con spirito caustico. Giuseppe Scaiola, valbormidese di Cairo, classe `51, vive a Milano. La critica dice di lui: «Pittore informale, di movimenti, di fiamme, di visioni, inserito nella realtà trasformata dall´intelletto». Infine il milanese Pino Grioni. Autodidatta, analizza nell´arte il vissuto umano. Le sue immagini senza volto sono intriganti. La mostra resterà aperta sino all´11 gennaio.

L'irresistibile piacere del bello cinque secoli di made in Italy
«Una mattina, siccome uno di noi era senza nero, si servì del blu: era nato l'impressionismo» (Auguste Renoir) Anche a me è capitato una mattina che finisse il mascara nero, e in casa avevo solo il blu. Non volevo uscire senza dipingere i miei occhi, ma usando un colore diverso dal solito, vissi la mia immagine riflessa nello specchio sentendomi un'altra, scoprii così nuovi particolari. Non capivo se fosse il colore a delineare una nuova prospettiva o se, invece, il colore potesse addirittura cambiare l'espressione. Questo per dirvi, come a volte, i particolari possano fare la differenza. L'osservatore attento si arricchisce, impara, cogliendo le sfumature vive e a volte riconosce il «bello», che sia il significato, la tecnica, il pensiero o la corrente di chi interpreta. Le cose possono essere graziose, eleganti, sontuose, aggraziate, avvenenti, ma finché non parlano all'immaginazione non sono ancora belle. E come sosteneva Aristotele «a volte, la bellezza è la miglior lettera di raccomandazione» Per questo vi raccomando la mostra «Panorama d'Interni Italiani: made in Italy, il piacere del bello» che si tiene a Imola nella sede della Cooperativa Ceramiche di Imola presieduta dal dinamico Giampietro Mondini. Con il contributo della Galleria d'Arte «I Giglioli dei Castagni» di Castrocaro Terme, grazie all'esperta ceramologa Carmen Ravanelli Guidotti e della docente di storia del costume e della moda Cristina Giorgetti, l'esposizione mette insieme il mondo della moda e dell'arredo, attraverso la sequenza di tavole finemente imbandite con accessori, tovaglie, vasi di grande prestigio, accompagnate da una galleria di quadri dal '500 al '900 che ritraggono donne in abbigliamento della propria epoca. L'abbigliamento è il packaging del corpo: in questa mostra vengono evidenziate le figure femminili, che non potevano, costrette nei loro abiti, uscire dal proprio corpo. Alcuni capi come «il vertugado» (gonna a forma di gabbia, sotto l'abito) impedivano i movimenti; singolari «zimarre» (gonfiori) fatte dalle vesti e l'impostazione dei colletti, rendevano regali e davano importanza alla figura: una rara e inedita documentazione dell'evolversi della moda e del gusto in un arco temporale di 4 secoli. Solo con l'avvento di Luigi XIV nasce la moda: moda significa eleganza ed economia, prima si parlava solo di eleganza, poi si cominciò a parlare di stile, di scelta «economica», anche dei tessuti. Con la fine del Rinascimento, il termine «moda» si diffonde in tutta Europa. Un fenomeno prima squisitamente toscano, legato alla fioritura della cultura umanistica e con esso il gusto. Gusto delle cose belle e del piacere di vivere, due elementi che a distanza di secoli distinguono il «Made in Italy» in tutto il mondo. Un particolare curioso, tutte le figure femminili all'interno della mostra hanno un aspetto triste, tranne il dipinto centrale (una donna che sorride). Sapete perché? E' una dama del '900 ormai libera da imposizioni di strutture nell'abito, ed essendo comoda e compiaciuta, è felice. L'esposizione è arricchita da prestigiose collaborazioni, come quelle con il museo dell'Hermitage e con l'Accademia di San Pietroburgo, e vede la Cooperativa di Imola riprendere una tradizione risalente al '700, cioè quella di permettere studi in Italia agli allievi dell'Accademia stessa. Una mostra itinerante che vuole portare «la ceramica» a colloquio con le altre arti. Oltre alla moda,ecco le tavole imbandite, ovvero la celebrazione della famiglia. Nel convivio si evidenziano gli oggetti e il ruolo dei protagonisti a cui sono appartenuti. Si vive la politica, attraverso un elegante e prezioso «rinfrescatoio a navicella», in maiolica turchina ed oro, appartenuto al servizio per il cardinale Alessandro Farnese (1570-1580), proveniente da San Pietroburgo, Museo dell'Hermitage. Si parla di arte applicata a sostegno dell'artigianato, lavorando nel clima della bottega, e si pensa subito a quanta cura mettevano nei particolari gli artigiani ed è così che si possono ammirare capolavori come un grande alberello (vaso) da farmacia, per un infuso di viole. E tanti altri pezzi della nostra storia, custoditi nei più grandi musei del mondo.

Città della ceramica, ma quale?
(il resto del carlino) ASCOLI — Trionfalmente, alcuni giorni or sono, Ascoli Piceno è stata ammessa nel prestigioso club delle trenta «Città italiane della ceramica». Una prima domanda di... iscrizione, presentata quattro anni or sono, era stata respinta perché non risultava che la ceramica prodotta ad Ascoli Piceno avesse i requisiti storico-artistici per ottenere l'ambito riconoscimento. Poi la domanda è stata ripresentata, Mario Valducci sottosegretario al ministero delle attività produttive si è interessato della questione, e Stefano Papetti (consulente della pinacoteca comunale oltre che apprezzatissimo storico dell'arte) ha eseguito una ricerca sulle radici della ceramica ascolana. Grazie a questa ricerca sono state trovate le tracce di un frate che nel 1533 produceva ceramica nell'ambito della città di Ascoli Piceno, così è stata documentata l'esistenza di una tradizione della ceramica artistica e finalmente la domanda d'iscrizione nel club delle trenta città è stata accettata. Tutti contenti, giustamente, i ceramisti ascolani perché potranno imprimere sulla loro produzione il marchio «Ceramica artistica tradizionale» e sperare in un incremento dei loro affari. Niente affatto contento, invece, Enzo Marinelli che è un ceramista con i fiocchi, anzi un ceramografo «cioè — spiega — io non copio né uso la tecnica dello spolvero, ma dipingo la ceramica secondo un mio stile personale». Che cosa ha suscitato lo scontento di Marinelli? Dice: «Quattro anni or sono la domanda di Ascoli fu respinta, adesso invece viene accolta per via di quel frate ceramista nel 1533. Però quel bravissimo frate era umbro e si limitò a esportare in questa città il modello umbro. Non mi risulta che Ascoli Piceno abbia mai avuto un suo stile unico e inconfondibile, né allora né tantomeno nei periodi successivi. Tanto per mettere altra carne al fuoco, devo ricordare che la Fama assunse Mario Riga e Antonio Catini i quali erano abruzzesi; Matricardi assunse Polidori che era pesarese; Spada eseguiva più che altro ricalchi sullo stile liberty. Insomma, uno stile ascolano non è mai esistito». Dato e non concesso che Marinelli abbia ragione, non è comunque una buona cosa il fatto che Ascoli faccia parte del club della ceramica? «Sotto un profilo commerciale, certamente sì. Ma sotto un profilo (diciamo) etico e artistico, certamente no. Mi spiego: se Ascoli non ha un suo stile tradizionale e immediatamente riconoscibile, quale tipo di prodotto finirà sul mercato? E ancora: se ad Ascoli non esiste alcuna scuola di ceramica né tanto meno di ceramografia, vorrei sapere dove, come e quando i ceramisti possono assorbire ed elaborare questo fantomatico stile ascolano?» E allora? «Allora credo che sarà il solito pasticcio all'ascolana, anche gli asini potranno applicare ai loro oggetti il marchio 'Ceramica artistica tradizionale', i turisti acquisteranno qualche coccetto come souvenir e tutto finirà lì senza prospettive di crescita né artistica né economica.» Che cosa si sarebbe dovuto fare? «Prima di sfruttare quelle che io chiamo 'raccomandazioni' e le sia pure preziose ricerche del professor Papetti, bisognava individuare i ceramografi ascolani che possono aver elaborato uno stile autonomo; quindi istituire una scuola ispirata a questi criteri; e infine entrare nel mercato con caratteristiche tipiche e riconosciute. Allora sì che si potrebbe parlare di ceramica artistica di tradizione!»

Fiorano. La mostra al castello Il centro museale della ceramica in gara in Europa
(gazzetta di modena) FIORANO. Il Centro museale della ceramica concorrerà nel 2002 al premio dei musei d'Europa. Fra gli ultimi visitatori prima della chiusura invernale infatti, la mostra permanente allestita al castello di Spezzano ha ricevuto due esaminatori per il premio, garamtito dal consiglio d'Europa. E' un altro segno della notorietà sempre maggiore che il museo ha ottenuto a livello continentale. Non a caso alcune delle grandi mostre archeologiche a tema realizzate negli anni scorsi a Fiorano stanno ancora girando l'Europa, in un circuito che copinvolge località e sedi fra le più prestigiose. Nel frattempo, il centro museale della ceramica del castello è stato anche migliorato e integrato. Le tabelle esplicative sono ora sia in italiano che in inglese, sono stati aggiunti nuovi pezzi arecheologici ed è stata ampliata la sezione contemporanea, con altre opere. Da febbraio apre anche il laboratorio sperimentale. (g.b.)

Ceramiche durantine protagoniste della nuova guida del Touring
(il resto del carlino) URBANIA — Le ceramiche di Urbania protagoniste della nuova guida del Touring Club. E' stata presentata, giorni fa a Milano, la nuova guida del Touring su «Le città della ceramica». Con la pubblicazione, realizzata con la fondamentale collaborazione dell'associazione italiana città della ceramica, prosegui il viaggio del Tci alla scoperta dell'Italia minore. All'interno del volume non potevano mancare le belle maioliche dell'antica Casteldurante che, in risalto, sfoggiano il loro splendore. «Alla base di questa scelta — afferma Tarcisio Cleri, responsabile dell'ufficio turismo del Comune — c'è la volontà da parte dell'associazione nazionale e dei 28 Comuni che ne fanno parte, di promuovere anche attraverso l'attività editoriale il turismo culturale in senso ampio, rivolto cioè non solo al patrimonio artistico e museale ma anche alle tradizioni, ai costumi, all'artigianato». Con questa guida il Touring e il sodalizio nazionale intendono dunque far conoscere la tradizione ceramica italiano, offrendo una panoramica completa delle 28 città riconosciute dalla legge. Tra di loro località rinomate per la manifattura della maiolica e nelle quali fin dall'antichità maestri di rara perizia hanno fabbricato e decorato vasi, piatti e tondini che compongono una pagina importante della nostra storia dell'arte. In questo contesto le ceramiche durantine si collocano alla perfezione. Non va dimenticato infatti che l'antica arte, i pregiati pezzi custoditi nei locali musei e le diverse botteghe che tutt'oggi operano nella cittadina sono state per Urbania motivo di vanto e nel contempo veicolo di promozione turistica e culturale non da poco. Questa ultima presenza nella guida del Touring Club lo conferma ulteriormente. sa.sa.

Omini di ceramica e eserciti in miniatura
(il giorno) MILANO - Da una decina d'anni si dedica anche alla pittura. Ma il suo grande amore è la ceramica. E con la ceramica Sandro Soravia ha dato vita, e continua a dar vita, ai suoi piccolissimi omini, alti anche soltanto un paio di centimetri: solitari, ammassati, solitari e ammassati insieme. Incapaci di assolvere al dovere, naturale, dell'umana comunicazione. Sono in mostra alla Galleria Meravigli, le opere di Sandro Soravia. Ceramiche, molte. Ma anche bronzi. E tele e quadri su vetro. Perché Soravia è artista di diffusa versatilità. E di rara capacità tecnica: sono poche le fonderie in grado di dar corpo di metallo alle cere perse in cui nascono i suoi microcosmi - che raggiungono vertici vertiginosi in bronzi come «Le jour de gloire», dove gli omini in assurda marcia sono centinaia, e, a ben cercarlo, perso fra di loro, marcia pure un cagnolino. Microcosmi che, va sottolineato, sfuggono comunque ai pericoli della retorica, della drammaticità a ogni costo. Piuttosto, Soravia, milanese che ha sposato Albissola, stende attorno alle sue figurine una malinconica ironia. Un divertimento dal sapore dolceamaro per una metafisica quotidiana. Galleria Meravigli, Milano, via Meravigli 3. Fino al 10 dicembre. Info: 02/89015301. di Gian Marco Walch

Oristano promossa tra le prime in Italia
(l'unione sarda) Tra le “Città d’Italia della ceramica” ora c’è anche Oristano. Il riconoscimento è avvenuto ad opera della Commissione nazionale presso il Ministero dell’Industria e commercio che ha accolto la proposta presentata la scorsa primavera dall’allora sindaco Piero Ortu e dalla sua Giunta. Si tratta di un avvenimento, di cui ha dato notizia il giornale “Italia Oggi”, che potrebbe aprire nuovi scenari all’economia ed al turismo oristanese. Il riconoscimento è stato un sogno inseguito per diversi anni, che si è concretizzato gradualmente nel tempo, a piccoli passi, nel momento in cui i suoi fautori sono usciti dalla scena pubblica dell’amministrazione comunale. È una sorta di marchio doc (denominazione di origine controllata) che caratterizzerà i prodotti della ceramica oristanese. Un nuovo tassello del progetto di sviluppo turistico che nel tempo hanno programmato gli inquilini del Palazzo degli Scolopi, che si aggiunge al porto, all’aeroporto (che si spera possa decollare presto), al centro di salute della Sipsa con 2 mila posti letto, al progetto per finanziare il laboratorio della ceramica nel entro storico con le risorse finanziarie contenute nella Legge 37 del 2000. «L’iniziativa», ricorda l’ex sindaco Piero Ortu, «aveva mosso i primi passi con la Giunta Arca, ma nei primi anni degli anni ’90 non era andata a buon fine tanto che la Commissione ministeriale aveva accolto solo la proposta di Assemini, mentre Oristano era rimasta a terra. Il discorso», continua Ortu, «era stato ripreso due anni e mezzo fa quando il professore Marco Marini e la moglie scoprirono e dettero fondamento storico alla ceramica oristanese col rinvenimento di importanti cocci a Santa Chiara, risalenti al Medioevo. I due studiosi scoprirono anche che la ceramica oristanese era realizzata con caolino di Laconi». L’avvenimento aveva indotto il sindaco Ortu e la sua Giunta ed in particolare gli assessori Solinas e Serusi, a reperire uno stanziamento di 50 milioni in bilancio per conferire a Marini l’incarico di predisporre il progetto da presentare alla commissione ministeriale. Rafforzata dalle scoperte e dagli studi inconfutabili, la proposta ha avuto la sua giusta valutazione e le ceramiche oristanesi potranno fregiarsi del marchio di “città d’Italia della ceramica”, come avevano sognato i professori Scianella e Casagrande dell’Istituto d’arte, dando soddisfazione anche al consigliere Giorgio Ligas che aveva presentato una mozione approvata all’unanimità dal Consiglio comunale. Col marchio doc le ceramiche oristanesi saranno garantite sia per il materiale sia per le forme ed i disegni secondo la plurisecolare dell’arte dei figoli locali che rappresentavano un’importante categoria economica della città. Emilio Firinu

PREMIO FANCELLO «La città scommette sul museo della ceramica: anche per questo ricorda l'artista dorgalese» Cinquemila euro per il primo classificato 1.500 per il secondo a.b.
(la nuova sardegna) NUORO. L'amministrazione comunale ha bandito la 1ª edizione del premio relativo all'arte della ceramica intitolato a "Salvatore Fancello", prestigioso artista di Dorgali. L'organizzazione è dell'assessorato alle politiche educative, in collaborazione con quello alla cultura, e con l'ente municipale dorgalese. Possono partecipare alla selezione per la collettiva che si terrà in città, tutti gli artisti che studiano o lavorano in Sardegna, che non abbiano superato i 35 anni di età. Le opere dovranno essere inviate, imballate, al servizio "Politiche educative" del comune di Nuoro, via Dante 44, dal 2 al 10 gennaio 2002. La selezione sarà effettuata da una giuria composta da 3 esperti: il presidente della "Fondazione Nivola" Ugo Collu, il curatore della rassegna "100 anni di cermica in Sardegna" Antonello Cuccu e Carlo Pirovano, considerato tra i massimi studiosi dell'arte-ceramica. L'iniziativa è stata illustrata, nel corso di una conferenza stampa, dal sindaco Mario Zidda e dagli assessori Teresa Pintori e Roberto Deriu, che ne hanno sottolineato l'importanza artistica e culturale. «La decisione di organizzare questo Premio - ha spiegato il sindaco - si coniuga con la necessità di dare spazio anche alla cultura materiale, oltre che a quella dell'ambiente come vocazione primaria della città. La scelta è stata fatta in ragione della futura creazione a Nuoro del museo della ceramica e di una specifica scuola di formazione. Dunque non si tratta di una proposta estemporanea, ma funzionale a un progetto di più ampio respiro, con l'intento di creare un polo di attrazione forte. D'altra parte Nuoro ha annovarato, nel primo '900, una tradizione in questo settore, grazie all'attività industriale dei Gallisay. Ecco perchè diciamo che si tratta di una iniziativa organica e non di vetrina, che con il Man deve essere indicata come esempio di eccellenza nel territorio». L'assessore alla pubblica istruzione Teresa Pintori ha comunicato che il premio messo in palio dal comune di Nuoro per il 1º classificato è di 10 milioni (5.164,57 euro), mentre quello dell'ente civico dorgalese sarà di 3 milioni (1.549,37 euro), da assegnare al 2º in graduatoria. «Nel contempo - ha detto la Pintori - daremo l'opportunità al vincitore di frequentare un corso, con una borsa di studio, in una scuola di livello nazionale od europeo, in modo da poter affinare la tecnica e arricchire la preparazione artistica». Per Roberto Deriu si tratta di un disegno coerente, che consente di andare alla scoperta delle radici della cultura tradizionale, restituendo alla città il ruolo di capofila, coinvolgendo le popolazioni del comprensorio.

Il rinascimento della ceramica di Vietri sul Mare Premiazione alla scuola Pinto Sinergia con Vallauris e Vendrell di Barbara Cangiano
(La città) Denigrata per anni, finita nel mirino delle polemiche, per aver perso, dopo la jeunesse dorèe del periodo tedesco, il suo caratteristico smalto, sbiadito sotto i colpi della standardizzazione e dell'omologazione, la ceramica vietrese di prepara al suo nuovo rinascimento. Parola di Enzo Biffi Gentili, direttore artistico del premio internazionale ''Viaggio attraverso la ceramica'' che stasera arriva al suo clou «Sono convinto che la ceramica vietrese si prepara ad una vera e propria rivoluzione copernicana - ha spiegato Biffi Gentili - D'altronde basti pensare ad alcune delle opere premiate: l'anno scorso un ''sireno'' al posto di una ''sirena''; quest'anno un asinaccio cattivo di Alfonso Cassetta, che vuole essere una simpatica bestemmia della tradizione, parafrasando il simbolo-stereotipo del ''ciuccio'' vietrese». La carta giocata per il riscatto è quella della provocazione: dalla mostra delle locandine dei film degli anni '60 (in prima fila quelli di Gordon Mitchell, appese ai fili come panni stesi al sole), al forte richiamo - dalle sezioni del premio agli eventi di corredo - all'omosessualità intellettuale, fino alle opere esposte e premiate che seppure sposano la tradizione, lo fanno solo per stravolgerla, quasi in chiave dada-pop. «Tra le sezioni del premio - spiega infatti Biffi Gentili - ce n'era una dedicata alle grechesce. Lo spirito del premio non era quello di riprendere il motivo in chiave neoclassica, ma di reinventarlo in chiave pop, per innovare un impianto tradizionale e renderlo fruibile ad altre generazioni». Sarà per questo che l'intera struttura del premio è destinata a subire una piacevole e sicuramente fruttuosa mutazione genetica. «Dal prossimo anno il premio subirà una rivoluzione - ha spiegato Biffi Gentili - a causa del gemellaggio che il comune di Vietri sul mare opererà con altri due comuni, uno francese ed uno catalano, rinomati per la produzione ceramica». Il progetto si chiamerà ''VVV'' e vedrà la sinergia tra Vietri, Vallauris (la cittadina della costa azzurra celebre per le produzioni ceramiche e per i soggiorni artistici di Picasso) e Vendrell, all'avanguardia in Catalogna per l'arte ceramica. Un progetto ambizioso che potrebbe offrire veramente moltissimo all'arte ed all'economia di Vietri sul Mare, rilanciando, dopo un periodo di declino, la produzione delle ceramiche artistiche. La premiazione dell'ottava edizione di ''Viaggio attraverso la ceramica'' si terrà stasera a partire dalle 19, presso i locali della scuola media ''Pinto'' di Vietri. Alle 20, a Palazzo della Guardia saranno inaugurate le mostre dei partecipanti alla manifestazione, mentre alle 21 sarà aperto un nuovo spazio espositivo presso la fabbrica Vietri mare dei fratelli Solimene, in via XXV Luglio. La struttura, ridisegnata con un raffinato progetto di illuminazione dai designer Enzo Catellani ed Armando Potente, si propone di «evocare il fantasma della vecchia vetereria che vi sorgeva» ha spiegato Biffi Gentili, ed ospiterà permanentemente alcuni lavori realizzati dagli artisti che hanno preso parte al premio. Questi i vincitori che saranno incoronati questa sera: per la sezione internazionale Nuria Piè i Barrufet. Per la sezione nazionale, Silvia Zotta. Due menzioni d'onore a Sandra Bonzon e Gruppo Geologica. Per la sezione regionale premio ex aequo a Enzo Caruso (che ha ricreato il colore letetrario ''glauco'') ed Alfonso Cassetta.

SASSUOLO Al Tile's Club gli incontri di Ceramicanda a. lamazzi
(gazzetta di modena) Da giovedì prossimo Ceramicanda propone una serie di serate al "Tile's Club", il salotto della ceramica, dove una volta al mese si ritroveranno stilisti, architetti, ceramisti. Diversi gli ospiti già in calendario per la prima serata che si terrà presso la discoteca Oasis a partire dalle ore 21 e darà vita alle prime due puntate di un nuovo programma televisivo trasmesso dal satellite Hot Bird 13º parallelo. Interverranno il presidente di Assopiastrelle Sergio Sassi, lo scrittore Valerio Massimo Manfredi, Giampietro Mondini di Coop. ceramiche Imola, il sindaco di Maranello Giancarlo Bertacchini e altri.

Fiorano. In aprile la sezione contemporanea del castello verrà trasferita a palazzo Lobkovic Il museo ceramico va a Praga
Ma a Spezzano arriva in mostra l'oro dei Carpazi FIORANO. Il museo della ceramica fioranese sbarcherà a Praga. Nell'aprile del 2002 la sezione contemporanea del centro museale allestito al castello di Spezzano verrà trasferita al palazzo Lobkovic, lo splendido maniero che si trova nel centro della capitale ceka. Ci saranno tutte le opere realizzate nelle tre edizioni della biennale d'arte ceramica e una sezione, finanziata anche da Assopiastrelle, sarà dedicata alle più prestigiose produzioni delle aziende del comprensorio. Lo scopo di questa trasferta per la ceramica made in Fiorano è sia quello di promuovere turisticamente la località che di continuare la serie delle prestigiose collaborazioni europee, che hanno portato mostre allestite al castello di Spezzano fino a sedi prestigiose, fra cui Praga e Parigi. Sarà una buona pubblicità anche per l'industria ceramica locale che nell'est europeo, in particolare per ora, in Polonia e Bielorussia, ha alcuni dei suoi clienti emergenti. Intanto l'assessorato alla cultura fioranese lavora alle prossime mostre di prestigio per le stagioni del castello di Spezzano: dopo quella appena chiusa, dedicata alla Sardegna e intitolata "L'isola dalle vene d'argento" (tra poco anch'essa il suo circuito europeo in sedi importanti) sarà la volta de "L'oro dei Carpazi", esposizione che illustrerà la precoce evoluzione della metallurgia e che sarà realizzata in collaborazione con l'Accademia delle scienze slovacca. (g.b.)

Museo regionale nel palazzo Chironi ceduto dall’Asl
(l'unione sarda) La giunta regionale ha dato il via libera all’Asl 3 per procedere all’atto di vendita al Comune del palazzo Chironi. Si conclude così una lunga vicenda disseminata di temporeggiamenti, di rinvii, di verifiche e si spiana la strada all’acquisizione comunale del palazzo storico di piazza Su Connottu. Nelle sue stanze nascerà il Museo della ceramica, il tanto atteso museo caldeggiato dall’amministrazione comunale, dall’Istituto etnografico, dalla Fondazione per la ceramica e le arti applicate e dalla casa editrice Ilisso. La stessa Regione ha il ruolo di socio sostenitore. Ora si tratta di concretizzare il passaggio dell’edificio dalla Asl 3 al Comune, che poi lo passerà alla Fondazione. Il prezzo stabilito dall’Ute è di 780 milioni, ma quasi sicuramente ci sarà da parte della Asl uno sconto. «C’è tutta la disponibilità da parte nostra - ha detto il manager della Asl Franco Mulas - di chiudere al più presto la faccenda». L’idea, nata sei anni fa, di realizzare in città un museo della ceramica artistica è partita dalla Ilisso e da un gruppo di privati che metteranno a disposizione le loro collezioni concedendole al museo con la formula del comodato d’uso. Essa è stata subito recepita dal Comune e in particolare dal sindaco Mario Zidda. Poi la ricerca dei finanziamenti, non solo per l’acquisizione della sede del museo ma soprattutto della collezione di ceramiche artistiche che dovrà arricchirlo. Inoltre è necessario procedere alla ristrutturazione del palazzo Chironi, salvaguardandone la tipologia originaria, ma anche adattando gli ambienti a quelle che saranno le scelte per l’allestimento museale. Trattandosi di ceramiche, si rende necessario uno studio delle esigenze legate a una tridimensionalità espositiva dei manufatti, che per poter essere ammirati in tutte le loro parti, hanno necessità di una particolare esposizione. Il palazzo si compone di due piani e di un giardino che farà parte anch’esso dello spazio espositivo. La somma finanziata per le varie opere e interventi è stata affidata all’Istituto etnografico, che dovrà perciò pensare a realizzare il progetto di ristrutturazione della sede del museo e al suo allestimento. Esiste già, in proposito, un progetto della Ilisso e sono disponibili per la sua realizzazione due miliardi e mezzo. Altre somme saranno stanziate successivamente per l’allestimento e per l’acquisizione del nucleo delle opere da esporre, che è già pronto. Secondo le previsioni, il museo potrebbe aprire i battenti fra un anno, mentre occorrerà altro tempo per completare infrastrutture e impianti. Il museo avrà anche annessa una scuola laboratorio per i giovani che vorranno imparare l’arte della ceramica e che dovrà sorgere a Pratosardo. Il museo si arricchirà delle opere dei più grandi artisti sardi: dai bosani Federico e Melchiorre Melis al dorgalese Salvatore Fancello, all’oranese Costantino Nivola, al nuorese Francesco Ciusa a Vincenzo e Saverio Farci, a Francesco Ciusa. E poi Ciriaco Piras, Simeone Lai, Alessandro Mola, Nino Silienti, Maria Lai, Corriga, Pulli, Meli, il gruppo Lioncillo, Marini, Fontana, Tilocca, Sassu, Biagini. Una galleria di grandi artisti, che non mancheranno di suscitare l’ammirazione dei visitatori, facendo di Nuoro un centro di attrazione inedito quanto interessante della nobile arte della ceramica. La gestione del museo sarà affidata alla Fondazione che non ha fini di lucro, ma esclusivamente culturali. Una accurata ricerca ha messo insieme questi nomi di grandi ceramisti e le loro opere che costituiranno la collezione permanente. Si parla di un nucleo di almeno 650 opere, una quantità considerevole. Il museo della ceramica artistica ha quindi tutti i requisiti e le potenzialità per imporsi all’attenzione di studiosi, specialisti, appassionati di quest’arte che in Sardegna ha molti estimatori e, soprattutto, ha (e ha avuto) molti valenti artisti. Gianni Pititu

Pittura su porcellana, premio con medaglia d'oro a Lisa Innocenti
(il giorno) GAVINANA - Alla pittrice Lisa Innocenti il premio Versilia. Il prestigioso riconoscimento - una medaglia d'oro per la 'Pittura su porcellana'- è stato attribuito alla 28enne artista, che risiede nel borgo ferrucciano, da una giuria presieduta da Raffaello Bartoli a Lido di Camaiore. Conseguita la maturità magistrale e specializzatasi in restauro, Lisa si dedico' alla pittura sotto la guida di Benito Silvestri ottenendo riconoscimenti in tutta Italia e sta laureandosi in Storia medioevale all'Università di Firenze con una tesi sulla Stregoneria. Lisa Innocenti si dedica con successo alla pittura (anche su porcellana, come attesta la vittoria del Versilia) e al restauro, per il quale sta attualmente curando quello del palazzo Bugelli di San Marcello. Lisa, paesaggista di livello, ora produce anche eleganti ed apprezzati fregi in ceramica. In sintonia con la tradizione artistica pistoiese, che ha espresso grandi artisti Lisa Innocenti sta ottenendo prestigiosi riconoscimenti sul proscenio pittorico nazionale. Nella foto: Lisa Innocenti mostra la medaglia d'oro vinta in Versilia. di Alesasandro Tonarelli

DA OGGI AL MUSEO D'ARTE Le meraviglie in ceramica dell'antica collezione Tacoli
(la gazzetta di modena) Un cinesino con un oggetto tra le mani, arbusti giganteschi con fiori e bacche dai colori vivaci e grandi insetti variopinti. E' questo il decoro del piccolo vaso in maiolica che oggi rappresenta l'unico esemplare proveniente con certezza dalla fornace impiantata nel proprio palazzo, nella seconda metà del Settecento, dal marchese Achille Tacoli. Il vaso, acquistato dal Comune lo scorso anno, ha offerto lo spunto per la mostra "La manifattura ceramica di Tacoli", che apre oggi al Museo d'arte, alle 11.30 e che resterà aperta fino al 5 maggio. Una ventina di oggetti tra vasi, brocche, vassoi, piatti, zuppiere, statuette, ricostruiscono le vicende della prima manifattura ceramica che osò sfidare l'assoluto predominio della sassolese Dallari, detentrice di un'esclusiva di produzione che per tutta la seconda metà del XVIII secolo le assicurò il monopolio nel Ducato estense. "Alle prime avvisaglie di concorrenza, già nel febbraio del 1766 Giovanni Maria Dallari avanzò caute rimostranze al duca, poi forte dei propri diritti nei mesi successivi si andò appellando al Consiglio di Economia", racconta Lidia Righi Guerzoni nel saggio che introduce il catalogo. "Da parte sua, Tacoli contava di eludere il divieto giovandosi di un canale commerciale estraneo al Ducato estense: quello di Mantova. Dato il personale prestigio nobiliare e avvalendosi della mediazione del cognato marchese Carlo Fontanelli, faceva affidamento sul favore di Francesco III e dei suoi ministri". La breve e coraggiosa vicenda della fornace, che funzionò solo dal 1765 al 1770 e si chiuse con la considerevole perdita di 45mila lire, mette in luce la figura poliedrica di Achille Tacoli, che ricoprì prestigiose cariche con il governo estense e con quello napoleonico. In occasione della mostra, il Museo propone laboratori di carte decorate per adulti a bambini dal titolo "Motivi decorativi del Settecento: la marmorizzazione", in programma oggi, sabato 22, sabato 29 e sabato 5 gennaio. Prenotazione obbligatoria (tel. 059 200100).

Esposte al Museo opere ceramiche di Fausto Melotti
(il resto del carlino) Con l'acquisizione di un gruppo di opere donate alla sua scomparsa dalla signora Giulia Rivoli Fanti, assieme alle tre regalate da Fausto Melotti nel 1950 e 1954, il Museo Internazionale delle ceramiche in Faenza può ora documentare l'attività di un artista del XX secolo in maniera più che dignitosa. Le opere sono esposte nella sala Europa del Mic. Le ceramiche donate al Museo sono databili in quel lasso dal 1951 al 1956. Si tratta di opere per lo più di piccole dimensioni. I contatti con la ceramica di Melotti (scomparso nel 1986), risalgono alla fine degli anni '20. A Faenza è per la prima volta nel 1950, quando fa parte della giuria del IX Concorso nazionale della Ceramica. Nel 1985 Faenza lo celebra nella rassegna 'Maestri della Ceramica' in cui è presente assieme a Rut Bryk e Pierre Caille.

Il marchese della ceramica
(il resto del carlino) Un cinesino con un curioso oggetto tra le mani, arbusti giganteschi con fiori e bacche dai colori vivaci e grandi insetti variopinti. E' questo il decoro del piccolo vaso in maiolica che oggi rappresenta l'unico esemplare proveniente con certezza dalla fornace impiantata nel proprio palazzo, nella seconda metà del Settecento, dal marchese Achille Tacoli (nel ritratto), feudatario di san Possidonio. Il vaso, acquistato dal Comune di Modena lo scorso anno, ha offerto lo spunto per la mostra La manifattura ceramica di Achille Tacoli, che sarà inaugurata stamattina alle 11.30 al Museo civico d'arte e che resterà aperta fino al 5 maggio 2002. Una ventina di oggetti tra vasi, brocche, vassoi, piatti, zuppiere, statuette, ritratti ricostruiscono le vicende della prima manifattura ceramica che osò sfidare l'assoluto predominio della sassolese Dallari, gelosa detentrice di un'esclusiva di produzione che per tutta la seconda metà del XVIII secolo le assicurò il monopolio nel ducato estense. «Alle prime avvisaglie di concorrenza, già nel febbraio del 1766 Giovanni Maria Dallari avanzò caute rimostranze al duca, poi forte dei propri diritti nei mesi successivi si andò appellando al Consiglio di Economia - racconta Lidia Righi Guerzoni nel saggio che introduce il catalogo della mostra - Da parte sua, Tacoli contava di eludere il divieto produttivo giovandosi di un canale commerciale estraneo al Ducato estense, quello di Mantova e del suo territorio a poca distanza dal suo feudo. Inoltre, dato il personale prestigio nobiliare e avvalendosi della mediazione del cognato marchese Carlo Fontanelli, faceva affidamento sul favore di Francesco III e dei suoi ministri». La breve e coraggiosa vicenda della fornace, che funzionò solo dal 1765 al 1770 e si chiuse con la considerevole perdita di 45 mila lire, mette in luce la figura poliedrica di Achille Tacoli, che fu saggio amministratore dei propri possedimenti terrieri e amante delle 'arti meccaniche' al punto da inventare una speciale pompa antincendio. Anche il piccolo vaso di maiolica che ha ispirato l'esposizione venne fabbricato nella fornace del marchese con una tecnica innovativa per i tempi, detta del 'piccolo fuoco', che consentiva di ottenere colori vivaci e brillanti. In occasione della mostra, il museo propone laboratori di carte decorate per adulti a bambini dal titolo Motivi decorativi del Settecento: la marmorizzazione.

Furono ritrovate nel 1993, ora sono state restaurate Sono tornate al proprio posto le ceramiche degli Agostiniani
(il tirreno) EMPOLI. Nel 1993, durante i lavori di restauro del convento degli Agostiniani di Empoli, furono riportatii in luce alcuni reperti in ceramica utilizzati nell'antica struttura. La scoperta fu decisamente importante e il materiale ritrovato venne successivamente affidato al laboratorio del museo della ceramica di Montelupo Fiorentino per gli analisi del caso e per le necessarie operazioni di restauro. Adesso, a distanza di 8 anni, gli importanti reperti in ceramica sono tornati al loro posto. Ovvero al cenacolo degli Agostiniani. E ora le opere sono destinate ad occupare due teche in altrettante nicchie della struttura. Si tratta di stoviglie ingabbiate e graffite, per lo più piatti per la tavola quotidiana. Materiale di uso comune, che certo la dice lunga sugli usi di quei giorni. La tecnica di realizzazione di questo tipo di stoviglie prevedeva la stesura di una sottile patina di argilla sulle stoviglie grezze in sostituzione dello smalto. Il graffito, realizzato successivamente con punteruoli di varia foggia e dimensione riportava in luce il rosso sottostante che veniva, in alcuni casi, colorato. Il tempo, da parte sua, ha contribuito a dare valore e bellezza alle ceramiche. E ora tutti potranno rendersene conto, semplicemente visitando il cenacolo e osservandole nelle loro teche.

Le ceramiche di La Pietra
(la nazione) LUCCA - Si inagura oggi (ore 11) presso il Complesso monumentale di San Micheletto, sede della Fondazione Ragghianti, l'esposizione (180 pezzi della sua produzione ceramica) dedicata a Ugo La Pietra, artista, designer e architetto. La mostra è curata da Vittorio Fagone, direttore della Fondazione.

Paola Paronetto solo studiando sui libri ha imparato la tecnica Raku "gioia di vivere" che l’ha resa famosa. Ceramista fai-da-te conquista l'Italia.
(il gazzettino) Le sue creazioni si acquistano in Toscana, in Umbria e all’Elba, ma è sconosciuta in provincia e in regione Ha imparato a lavorare la ceramica con una particolare tecnica giapponese, studiandola soltanto sui libri, ed è diventata famosa in tutta Italia, tranne che nella nostra provincia. Le sue creazioni sono infatti reperibili in Toscana, in Umbria e all'Isola d'Elba, tutti luoghi ad alta vocazione artistica in questo settore, ma non a Pordenone e dintorni. A riprova della validità del detto:nemo propheta in patria. Paola Paronetto, 36 anni, artigiana di Porcia, non ne fa però un dramma e continua a lavorare senza tregua nel suo laboratorio sperduto in mezzo alla campagna, preparando pannelli, vasi e oggetti d'arredo da portare nei mercatini in Austria, a Firenze e in varie mostre, una delle quali si terrà a gennaio nella vicina Portobuffolè. Qual è la tecnica giapponese che adopera e, soprattutto, come ha fatto ad impararla con il semplice fai-da-te? «Si chiama Raku e significa gioire delle vita o vivere con gioia. Consiste nel cuocere normalmente la ceramica nel forno, mentre il suo raffreddamento avviene sotto la segatura o le foglie secche. In questo modo si ottiene un effetto anticato, ricco di chiaroscuri. L'ho imparata a forza di provare. È bastato avere il coraggio di tentare». Non ha mai frequentato corsi di ceramica? «Sì, ne ho frequentati a Firenze e a Faenza, però le cose più importanti le ho imparate sulla mia pelle, facendo tesoro degli errori commessi». Ha mai pensato di divulgare le sue conoscenze in materia? «L'insegnamento lo pratico ormai da tempo. Ho iniziato anni fa con il dare lezioni di ceramica ai tossicodipendenti del centro diurno di Cordenons e ora, una sera alla settimana raduno gli appassionati nel mio laboratorio in mezzo alla a Rondover». Com'è l'è nata questa passione? «Sono sempre stata un tipo creativo, ma mi sono dedicata alla ceramica una decina d'anni fa. Sino all'88 però ero costretta a fare anche altri lavori per riuscire a mantenermi. Sicchè ho fatto la maestra d'asilo, ho lavorato con mio padre, che fa il geometra, e anche in impieghi part-time. È stata dura, perchè in questo campo è difficile riuscire a farsi conoscere. Da tre anni a questa parte, invece, ho anche la soddisfazione economica e riesco a fare la ceramista a tempo pieno». Che cosa realizza in particolare? «Ciotole e vasi con effetti particolari, ispirati alla natura oppure pannelli con paesaggi e case. Ma non si può certo dire che propongano soggetti figurativi». E allora, di che cosa si tratta? «Per esempio di vasi squamati, che sembrano rivestiti di pelle di serpente, oppure ciotole che sembrano fatte di corteccia. Vedere, per credere...» È vero che ha rifiutato di fare il gioco dell'oca in ceramica, ora posato al Parco Galvani, riproducendo su ogni lastrone i disegni dei bambini delle elementari? «Sono grata all'amministrazione comunale di Pordenone per avermi contattata, ma in quel periodo non ero in grado di far fronte anche a quel lavoro, poiché avevo altre commissioni da terminare. Ho passato però "la mano" indicando al Comune una mia collega e amica di Treviso, Annarosa Romano, che mi pare proprio abbia fatto un ottimo lavoro». Antonella Santarelli

Stamane in Paggeria cerimonia inaugurale Formelle in ceramica decoreranno le nicchie negli uffici comunali
(la gazzetta di modena)g.b. Il raku entra in Paggeria. Stamattina alle 11,30 presso la sede degli uffici culturali del Comune si inaugura la serie di formelle in ceramica artistica che andranno a costituire la decorazione naturale delle nicchie presenti in un'ala degli uffici. L'origine di queste realizzazioni è molto particolare, si deve a un gruppo di appassionati, riuniti sotto la sigla "Formella MM" che ogni mercoledì sera si ritrovano presso un'azienda della zona industriale a recuperare il gusto di creare e fare ceramica. Un'esperienza che è stata portata alle ultime fiere d'ottobre con una dimostrazione in diretta, da cui sono nate le formelle che ora vanno a decorare gli uffici in Paggeria. Fra gli autori dei pannelli ci sono anche alcuni artisti ed esperti storici della ceramica sassolese. Qualche nome: Ludovico Asirelli, Giorgio Boggia, Dario Brugioni, Carla Costantini, Mauro Ingrami, Franco Morini, Daniela Pirastru e Romana Rizzi. L'allestimento è opera di Valerio Colò. Le formelle sono state pensate appositamente per le nicchie in cui hanno trovato sede.

Nella chiesetta dell’Angelo saranno esposti 15 splendidi presepi siciliani Capolavori da Caltagirone "Presepi di Caltagirone.
(il gazzettino) Dalla tradizione alla interpretazione". È questo il titolo dell'esposizione che verrà ospitata nella chiesetta dell'Angelo, in città, a partire dal prossimo 23 dicembre. Sano ben quindici i presepi pronti ad arrivare dalla Sicilia, terra ricca di tradizioni culturali e popolari e precisamente da Caltagirone, città di consolidate tradizioni ceramiche. Il comune denominatore in grado di unire due città geograficamente così lontane è l'appartenenza all'associazione nazionale dei centri di antica tradizione ceramica. Una sorta di gemellaggio artigianale e culturale, la loro, che unisce le rispettive attività economiche, bassanese, novese e calatina, pur nelle rispettive, precipue diversità. Nel caso specifico, la tradizione del presepio calatino, che raccoglie notevoli esemplari nel museo regionale dedicato alla ceramica, viene ai nostri gironi rivisitata e attualizzata negli esemplari prescelti per l'esposizione bassanese. Si tratta di opere recenti, dagli anni '80 ad oggi, frutto di intelligente rielaborazione da parte dei più eminenti artisti ceramici delle botteghe locali. Ne consegue uno stile dal tratto particolare, attento alla tradizione ma nel contempo innovativo nella scelta dei materiali, dei colori, come nell'applicazione al tema presepiale adattato a forme inedite, quali fiasche, vasi, lucerne, strettamente legate alla consuetudine ceramica del territorio. La mostra, curata dalla professoressa Flavia Casagranda rimarrà aperta tutti i giorni, ad esclusione del lunedì, fino al prossimo 20 gennaio dalle 15 alle 19.

A Nove oltre trenta presepi dei migliori maestri vicentini
(il gazzettino) Giunge quest'anno alla sua quarta edizione la mostra del presepe d'arte in ceramica organizzata dal Comune e dall'associazione "Nove terra di ceramica". Oltre trenta i pezzi in esposizione, creati da alcuni tra i migliori maestri d'arte vicentini: si tratta di presepi artigianali, pezzi unici e irripetibili. L'esposizione rimane aperta il giovedì e il venerdì dalle 15.30 alle 18.30 e il sabato e la domenica dalle 9 alle 12 e dalle 15.30 alle 18.30.

Il concorso diventa una mostra
(il messaggero) PESARO - Vinti e vincitori tutti insieme appassionatamente. Si è aperta infatti giovedì scorso per durare fino a domenica 23 dicembre la mostra nella sala Laurana del palazzo della Prefettura in cui sono esposte le opere in ceramica di tutti i partecipanti al primo concorso di ceramica provinciale. «Un’iniziativa di successo che ha visto una grande partecipazione di ragazzi, amatori ed artigiani - ricorda l’assessore per le attività economiche del comune di Pesaro Anselmo Lorenzetti - Le opere sono belle e di grande qualità». L’esposizione sarà aperto dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 16,30 alle 19,30.

Galvani, un pezzo di storia locale
(il messaggero veneto) Vita e opere di un imprenditore che contribuì alla crescita di Pordenone La mostra sulla Cartiera di Cordenons (ne riferiamo qui accanto) non può non essere collegata a una sia pur breve biografia di Enrico Galvani, il quale, nato a Trieste da madre ebrea il 2 settembre 1883, laureatosi in ingegneria al Politecnico di Milano nel 1907, prima di mettere mano alle tre aziende che la famiglia paterna possedeva nel Pordenonese, volle fare pratica per approfondire con un’esperienza diretta le sue cognizioni. Lavorò prima in un’azienda tedesca come operaio e poi come impiegato. Al rientro in Italia gli venne conferito un incarico dalla Banca commerciale italiana e dalla Breda di Milano per una missione in Argentina. Dal 1914 al 1918 prestò servizio militare e fu inviato al fronte. Combatté come ufficiale di artiglieria dal primo all’ultimo giorno. Poi, il congedo. Fu proprio a partire da questo momento che venne chiamato a dirigere le aziende familiari: la Cartiera Galvani di Cordenons, la tenuta agricola Galvani di Cordenons-Pordenone e la Ceramica Galvani di Pordenone, che in seguito lascerà al cugino Giuseppe. Di grande pregio il reparto di ceramica artistica, che ebbe un forte impulso sotto la direzione di Enrico Galvani e del cugino Giuseppe. Il marchio e i prodotti “Ceramiche Galvani - Pordenone” diverranno ben presto famosi e apprezzati in tutta Italia e all’estero. Va anche ricordato che Enrico Galvani progettò e brevettò un compressore stradale completamente smontabile con due chiavi. Potenziò l’azienda agricola curando in particolar modo la cantina, la fama dei cui vini valicò i confini regionali. Nel 1937 ricoprì la carica di podestà di Pordenone, per breve tempo. Dal 1940 al 1942 dovette rispondere a ben quattro richiami alle armi come tenente colonnello di artiglieria. Quindi, riprese la sua attività di imprenditore. Fu vicepresidente della Camera di commercio di Udine e ricoprì altre numerose cariche, e ciò testimonia la stima di cui era circondato (fu, tra l’altro, amico personale del cardinal Costantini). Importantissimo fu il contributo fornito da Enrico Galvani alla Resistenza. Egli, pur non schierandosi, in apparenza, per l’una o per l’altra parte, si comportò di fatto per favorire i combattenti della Resistenza. Durante i rastrellamenti o il reclutamento obbligatorio degli anni 1944-45, diede a molti giovani cordenonesi “copertura” assumendoli alle proprie dipendenze ed evitando così la loro deportazione in Germania. Anche le suore dell’asilo Maria Bambina di via Nazario Sauro, asilo sostenuto finanziariamente dalla famiglia Galvani, riuscirono a nascondere nei locali dell’asilo, e quindi a salvare dalla deportazione, parecchi giovani durante il rastrellamento del settembre ’44. In questo contesto, l’ingegner Galvani difese apertamente, garantendo per loro, due suoi dipendenti che, denunciati da un collaborazionista dei tedeschi, erano sicuramente destinati al carcere o alla deportazione. Erano gli operai Luigi De Piero e Anselmo Vagaggini. Subito dopo la liberazione, Galvani fece parte per un breve periodo del locale Comitato di liberazione nazionale (Cln) in rappresentanza del partito Liberale. L’opera dell’ingegner Galvani, che aveva nel frattempo ricevuto la Commenda dell’Ordine al merito della Repubblica, non fu rivolta soltanto al potenziamento delle aziende, ma si indirizzò altresì al miglioramento delle condizioni di vita dei dipendenti e alle opere sociali. Istituì mense aziendali gratuite nei due stabilimenti industriali (Cartiera e Ceramica). A quello di Cordenons, in particolare, potevano accedere anche le famiglie più povere del paese, alle quali veniva offerto il primo piatto (minestra o pastasciutta); sovvenzionò largamente la costruzione e la gestione degli asili per i bambini e la casa di riposo per disabili e anziani, collaborando attivamente con le amministrazioni comunali dirette dai sindaci Domenico De Benedet (1945-56) e Marcello Gardonio (1956-65), nonché con le parrocchie locali. Divulgò la cultura e l’istruzione tecnica tra i suoi dipendenti, sia avviando a proprie spese a scuole specializzate il personale ritenuto idoneo, sia finanziando direttamente le scuole serali, come avvenuto per la scuola serale di disegno professionale di Cordenons, nella quale si formarono professionalmente e culturalmente alcune centinaia di giovani cordenonesi, nonché per la scuola serale professionale di Pordenone, molto più importante e prestigiosa, che portava il nome del suo avo Andrea Galvani. Nei mesi di novembre e dicembre 1951 ospitò a sue spese nella villa di via Branco (ora Martiri della Libertà), a Cordenons, un numeroso gruppo di sfollati, tra cui donne e bambini, provenienti dal Polesine in seguito alla disastrosa alluvione provocata dallo straripamento del Po. Nel secondo dopoguerra, Enrico Galvani ebbe con i dipendenti sempre rapporti di massima apertura. L’azienda agricola Galvani fu una delle prime ad applicare il 53% nella divisione dei prodotti a favore dei mezzadri. La Cartiera e la Ceramica furono tra i primi stabilimenti in Italia ad avere una mensa “separata” dall’opificio e con funzioni anche di riunioni sindacali e, in genere, di libera tribuna di discussione e di affissione della stampa sindacale e democratica. Sensibile alle esigenze di un dopoguerra durissimo, Galvani assunse maestranze anche in eccedenza, accogliendo particolari situazioni di indigenza che gli venivano segnalate da Sabino Brunetta (capo della commissione interna) e da Marco Mazzer (presidente dell’Ente comunale di assistenza). Favorì anche l’istituzione di una “cassa interna di solidarietà” tra gli operai per gli interventi nei casi individuali di estremo bisogno, e accolse quasi sempre prontamente le richieste sindacali, quando, naturalmente, le riteneva giustificate, tanto da costituire precedenti non sempre ben visti dagli altri imprenditori. Si spense all’età di 80 anni nel maggio 1963, concludendo una vita interamente dedicata al lavoro e a opere che hanno portato nuovo benessere tra le genti del Friuli e lasciando un grande ricordo che è ancora oggi vivo tra la cittadinanza cordenonese e in coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Luigi Vidal Osvaldo Bidinost

Inaugurata la mostra «Terre mediterranee» Esposte alla Ragghianti le opere in ceramica di Ugo La Pietra
di Franca Severini (il tirreno)LUCCA. «Terre Mediterranee»" dell'artista Ugo La Pietra è il titolo della mostra inaugurata ieri presso la Fondazione Ragghianti in via Elisa e che sarà visitabile fino al 17 febbraio. L'atmosfera che si respira ammirando le bellissime opere in ceramica del maestro La Pietra è divertente e gioiosa. Assistiamo, in questo percorso, ad una rivisitazione personale e estremamente coraggiosa della tradizione italiana e mediterranea dei manufatti in ceramica, espressione delle radici più profonde di città come Caltagirone, Imola, Albissola, Firenze. Immediati, sono i riferimenti alle caratteristiche peculiari di ogni singola città ma subito notiamo quanto La Pietra abbia ironizzato e interpretato gli aspetti più significativi delle varie tradizioni italiane. Di straordinario interesse sono i vasi antropomorfi dedicati ai prodotti siciliani, con i quali si apre la mostra. Il logo della mostra, raffigurante una figura femminile in mezzo a due pesci dalle teste mozzate, è altrettanto interessante in quanto è una rivisitazione ironica delle ceramiche di Vietri con chiare allusioni all'universo femminile dalle forme abbondanti. Ugo La Pietra, architetto, designer e artista conosciuto in tutto il mondo, si caratterizza in questo particolare omaggio ad un aspetto della sua poliedricità artistica, come un sostenitore dell'artigianato appartenente alla tradizione italiana: «Il modo migliore di progettare per l'artigianato artistico di tradizione - sostiene il maestro - è di fornire soluzioni in grado di non creare un trauma con ciò che l'artigianato fa da sempre, assecondandolo e facendolo progredire per piccoli spostamenti». Da non perdere sono, infine, le divertentissime tazzine da caffè, realizzate sempre in ceramica, che soddisfano tutti i modi di bere il caffè.

L'esposizione fino a giovedì 20 a Palazzo Genovese Mostra di ceramica dell'associazione Humus
(la citta) Nell'ambito delle iniziative organizzate da Comune di Salerno per le festività natalizie, si è inaugurata il 12 dicembre e rimarrà aperta fino a giorno 20, la mostra di ceramica curata dall'Associazione culturale Humus, il cui presidente è Lauretta Laureti. Per poterla visitare dovrete recarvi a palazzo Genovese, a Largo Campo, dalle 10 alle 13 o dalle 17 alle 20. L'esposizione presenta opere di artisti già affermati ed anche di neofiti, che da poco hanno scoperto la bellezza di dar vita a stupendi vasi, piatti, sculture in ceramica. Quasi tutti gli artisti sono anche membri dell'Associazione che è sita in via Tora 6 a Filetta di San Cipriano Picentino. L'Humus, infatti, organizza principalmente corsi di formazione e animazione della ceramica. E' nata con lo scopo di recuperare le tradizioni artigianali salernitane e vietresi (tecnica del lucignolo, lavorazione al tornio, decorazione a mano) per permetterne una maggiore diffusione a livello culturale internazionale. L'Associazione promuove e organizza, senza fini di lucro, seminari, mostre, concorsi, premi, conferenze ed incontri con storici, critici, enti ed istituzioni. Ha dato via a corsi di aggiornamento e perfezionamento professionale di artigianato, pittura, fotografia, animazione. E' stata protagonista di gemellaggi e scambi culturali con altre realtà artigianali nazionali ed extranazionali. Soprattutto ha promosso iniziative e manifestazioni volte a far conoscere il nostro territorio ed attività di ricerca, di divulgazione e di ricostruzione storica dei mestieri che hanno caratterizzato la vita economica di Salerno e di tutta la provincia. «Ogni anno - ha detto la presidente Lauretta Laureti - organizziamo corsi di ceramica per adulti, sia principianti sia già più esperti, tenuti dal maestro Nando Vassallo.

In mostra la ceramica Raku Da sabato fino al 6 gennaio nelle sale municipali
(la gazzetta di modena) CONCORDIA. Sabato sarà aperta al pubblico un'originale mostra dedicata alla ceramica Raku. La mostra, allestita come sempre in Municipio, si compone di diverse sculture, piatti, vasi che sono stati cotti e decorati, seguendo le tecniche Raku, da alcuni artisti raccolti presso un laboratorio della ceramica creativa a Sassuolo, il circolo culturale "Formalle MM" che raccoglie numerosi artisti sassolesi e modenesi che con il Raku ricerca, inventa, pserimenta, destinandone il frutto alla beneficenza. La ceramica Raku si ispira ai metodi di cottura tradizionali: si usa un forno rudimentale spesso realizzato con un bidone metallico rivestito di refrattario. I lavori ceramici vengono cotti per 40-50 minuti e poi, incandescenti, sono raffreddati velocemente in bodoni pieni di carta, paglia o nella terra. Ripuliti dalle impurità si scoprono colori e forme particolari. Smalti e argille per "riduzione o per magia" creano affetti davvero speciali. Nel pomeriggio di sabato prossimo sarà possibile vedere dal vivo questa creazione davvero spettacolare: in piazza della Repubblica, sarà realizzata dal vivo un'opera collettiva, sul tema della"concordia", che sarà poi installata nell'androne del Municipio. La mostra sarà visitabile fino a domenica 6 gennaio 2002, rispettando il seguente orario di apertura al pubblico: dal lunedì al sabato dalle 8 alle 13, il martedì e il giovedì dalle 14.30 alle 17.30, il sabato dalle 15 alle 18, la domenica dalle 10 alle 12,30 e dalle 15 alle 18.

Inaugurata la galleria artigianale della Cooperativa Prospettiva che punta sui giovani Quando la ceramica è sociale
(il piccolo) «È una galleria ed un progetto culturale». Sono parole di Luca Gandini, presidente della Cooperativa Prospettiva, che, nonostante il clima siderale, ha aperto i battenti del suo negozio di via Crosada 3c (angolo via Cavazzeni). Un negozio ancora orfano di nome, per ora, non certo di contenuti. L’etica della cooperativa, che impiega giovani svantaggiati, si traduce in una produzione di bellissimi oggetti d’arte ceramica decisamente variegata. Insegnando a fare, si impara ad essere, e questo fanno i ragazzi – con meno retorica – che frequentano a Prospettiva il percorso di preformazione professionale nel campo della ceramica artistica in convenzione con il Comune. Accanto ad un aspetto «didattico» ce n’è un altro, non meno importante. L’esperienza di Simposio 2000, che ha portato a Trieste i migliori ceramisti in ambito internazionale, verrà replicata anche nel 2002, con tema «La porcellana». Durante l’inaugurazione, alla presenza dell’Assessore comunale competente Claudia D’Ambrosio, è stato donato un pannello ceramico fatto dai ragazzi. La galleria artigianale di Prospettiva è on line sul sito www.prospettivacoop.com. Cristina Bonadei

Ecco il primo museo di arte post-industriale Presentato alla Ceramica salernitana il progetto di Ugo Marano Angela Caso (la citta) «L'arte è modo di vivere. L'arte è culto del tempo. L'arte prende ogni attimo. L'arte è creazione. L'arte è come un discorso già iniziato. L'arte è una tecnica dell'amore». Questo pensiero del professore Annibale Elia potrebbe fare da filo conduttore al progetto dell'artista Ugo Marano che è stato presentato presso la Ceramica Salernitana di via Della Porta nella Zona Industriale. In che cosa consiste il progetto? Nella creazione del primo museo di arte post-industriale in Europa, in una città, come ha detto lo stesso Ugo Marano, «che di domenica muore e durante il resto della settimana difficilmente si interessa di iniziative culturali di spessore». Lo stesso Marano ha spiegato che «l'obiettivo è quello di creare un luogo di studio, ricerca ed esposizione, dedicato all'arte in generale e all'arte ceramica in particolare, che possa dare spazio ad una generazione di artisti e qualificare la città»; Questa ''fabbrica'' post- industriale sarà aperta a tutti «non vogliamo creare un luogo aperto ad una elitè - ha infatti, detto Ugo Marano - ma vogliamo rendere partecipi tutti gli artisti, gli architetti, i disegnatori ed i vasai che sceglieranno volontariamente di operare qui, perché veramente interessati al progetto che nasce per la crescita culturale e collettiva di una città». Numerosi gli artisti che hanno voluto testimoniare la loro adesione al progetto esponendo le loro opere. Infatti si potevamo ammirare i lavori di Lello Esposito, Anna Sargenti, Enrica Rebeck, Marco Bacchilega, Franco Raimondi, Antonio Petti, Giovanni Cavaliere, Antonio Davide, Raffaele D'Andria, Paolo Signorino, Annibale Elia, Stefania Marano, Mario Lodato, Michele Perrotta, Pasquale Persico, Gianni Pettena e lo stesso Ugo Marano. Inoltre hanno suscitato molto interesse le ''sorprese'' preparate da Ugo Marano, ovvero l'apertura del forno, per cui è stato possibile vedere come si producono 99 maioliche calde, l'esposizione delle quattro opere di Alessandro Mendini attualmente in vendita presso il Gugghenheim di New York e di Berlino, il ''Disegno'' di David Chipperfield, i ''Progetti'' di Michael Laubcher, i ''Tre Pianeti'' di Bruno Gambone. Molto ha incuriosito ''l'intervista in 18 minuti'' fatta al giornalista Enzo Todaro, un vero e proprio ''interrogatorio'' come lo ha definito lo stesso Todaro che aveva un tempo fissato perché «il giornalismo è l'unica via di comunicazione che deve fare i conti con il tempo, con il quale sembra sempre lottare». Le rigide temperature invernali non hanno comunque fermato gli appassionati che sono accorsi numerosi a dare il loro appoggio. C'erano, tra gli altri, l'assessore alla cultura Ermanno Guerra, l'assessore all'annona e turismo Mauro Scarlato che hanno portato i saluti dell'amministrazione comunale, il presidente del corso di laurea di Scienze della Comunicazione professore Emilio D'Agostino, il responsabile del Museo Città Creativa di Rufoli Rosalba Fatigati e tanti altri curiosi che sperano in un rilancio culturale di Salerno. Ricordiamo, infine, che questa giornata ha goduto sia del patrocinio del Comune di Salerno sia di quello della Provincia a testimonianza che la sinergia tra questi due enti può portare ad importanti risultati capaci di qualificare concretamente la nostra città.

Il meglio della ceramica pugliese in mostra per due mesi al Museo
(il resto del carlino) Un'esposizione temporanea di circa 80 pezzi selezionati dalle raccolte del Museo delle ceramiche, rappresentativi della ceramica pugliese nelle sue espressioni popolari e artistiche. E' la panoramica che il Museo propone con 'Ceramiche pugliesi dal XVII al XX secolo', mostra che si inaugura stasera alle 20.30 e sarà visitabile fino al 3 marzo 2002. Sarà presentato anche l'omonimo volume, frutto della ricerca dello studioso Saverio Pansini che per anni ha analizzato le raccolte del Museo. Al termine della cerimonia, il professor Pansini effettuerà una visita guidata, che verrà ripetuta sabato 22 dicembre alle 10. La mostra sarà visitabile dal martedì al venerdì dalle 9.30 alle 13; sabato dalle 9 alle 13.30 e dalle 15 alle 18; domenica 9.30-13, 15–18 (chiusa lunedì).

Villa comunale di Roseto Mostra di opere degli studenti di Castelli
(il centro) ROSETO. "Il sacro tra i due millenni": è il titolo della mostra che ha preso il via ieri mattina alla villa comunale di Roseto con l'esposizione di opere in ceramica realizzate dagli studenti dell'istituto statale d'arte di Castelli. Si tratta di quattro bassorilievi di dimensioni notevoli (due metri e 50 per un metro e 90 ciascuno) che rappresentano diversi momenti della natività. C'è poi una via crucis, composta da 16 stazioni fatte di figure a tutto tondo e da statue che rappresentano la sacra famiglia. «Tutte queste opere», dice Adriana Piatti, organizzatrice dell'iniziativa, «resteranno per sempre del Comune di Roseto, a rafforzare la collaborazione che da anni l'amministrazione comunale ha avviato con l'istituto d'arte di Castelli».

Tredici artisti della ceramica gualdese si associano per esaltare il lustro
(la nazione) GUALDO - Al «Natale in» della Rocca Paolina sono state presenti le rinomatissime ceramiche a riflesso in oro e rubino prodotte dagli artigiani gualdesi. Ed hanno raccolto, come nelle mostre di Firenze, Milano e Senigallia, un grosso successo per l'alto numero di persone che apprezzano la bellezza e lo splendore dell'arte tradizionale gualdese. L'occasione è stata uno stimolo in più per i pochi artigiani-artisti che continuano nella produzione dei pregevoli pezzi lustrati: hanno deciso di costituire l'Agac, associazione gualdese degli artisti della ceramica, cui hanno già aderito 13 titolari di aziende, tornianti e pittori, vecchie maestranze delle fabbriche Rubboli e Santarelli: scopo è far conoscere il lustro, le cui origini datano all'epoca rinascimentale e che ora ha più pochi cultori che lavorano in aziende molto piccole, a conduzione familiare, con 1-2 addetti. Si punta anche a formare persone interessate ad apprendere l'arte, facendole operare accanto agli ultimi maestri. L'Agac ha una sua struttura: presidente è Mauro Mordenti, vice Enrico Biagiotti, segretario Graziano Pericoli, tesoriere Danilo Passeri, addetto stampa Antonio Paoletti; hanno aderito Vecchia Gualdo, Manu, Corrada Pascucci, Luciano Pericoli, L'Arca, Narciso, Nedo Frillici, Angelo Carini, Sergio Donnini. Alberto Cecconi

Civita Castellana, convegno per la città della ceramica di UGO BALDI
(il messaggero) Civita Castellana, citta della ceramica. A benedire il titolo nobiliare che è stato conferito alla cittadina falisca per essere entrata a far parte dell'associazione Città della ceramica sarà un convegno che si terrà oggi nella sala consiliare a partire dalle 9.30, dal tema "Ceramiche artistiche d'Italia: storia, attualità e prospettive". Tra gli invitati figurano il presidente della Regione, Francesco Storace, l'assessore Francesco Saponaro, il sottosegretario ai Beni culturali, Vittorio Sgarbi, e Giulio Marini presidente della Provincia. La firma di questa manifestazione è dell'assessore alle attività produttive, Vincenzo Crescenzi. A fare gli onori di casa il sindaco Massimo Giampieri. Per l'introduzione sono stati chiamati Stefano Collina, presidente dell'associazione italiana Città della ceramica, e Luigi Cimarra, presidente dell'associazione Volpato di Civita Castellana. Tra gli ospiti che interverrano con un contributo figurano Dante Servidei e Siro Ghelfer, del Consiglio nazionale ceramico, Giulio Busti, direttore del museo di Deruta, e Tommaso Laghi di Intercom, Ferindo Palombella della Camera di commercio di Viterbo. Per tornare all'appellativo città delle ceramiche, Civita Castellana è l'unica comunità del Lazio a far parte di questa associazione insieme ad altre 27 città tra cui Gubbio, Faenza e Deruta.

E' Natale? Vai a vedere una mostra
Numerose proposte in città: dal Settecento alle foto, dall'archeologia alla pittura (la gazzetta di modena) MODENA. Oggetti di età romana rinvenuti nel corso di scavi recenti, le vicende di una fornace del '700 che per prima osò sfidare il monopolio di Sassuolo e 5 appuntamenti con grandi maestri della fotografia. Sono queste le principali mostre aperte a Modena nei giorni di Natale e Santo Stefano. Due sono allestite ai Musei civici, aperti il 25 e il 26 dicembre dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. L'Archeologico mette in mostra i materiali ritrovati in una necropoli romana a Cittanova e presenta al pubblico il nuovo allestimento delle vetrine dedicate a Mutina, realizzato con il contributo dell'Associazione amici dei musei e dei monumenti modenesi e la collaborazione della Soprintendenza per i beni archeologici. Lo straordinario letto rinvenuto negli anni '60 nella domus di via Università viene valorizzato attraverso una pannellatura che ripropone la sua originaria ambientazione. Sono inoltre esposti definitivamente alcuni reperti di eccezionale fattura - tra cui una statuetta a forma di lepre e una lucerna con manico a testa di felino - e si può ammirare il piccolo ma significativo nucleo di materiali provenienti da una necropoli romana recentemente scavata dalla Soprintendenza per i beni archeologici a Cittanova, composto da lucerne, balsamari in vetro, uno specchio in bronzo e spilloni in osso. Al Museo civico d'arte si può invece visitare la mostra «La manifattura ceramica di Achille Tàcoli», dedicata alla fornace che il marchese di San Possidonio impiantò nel proprio palazzo tra il 1765 e il 1770. Una ventina di oggetti tra vasi, brocche, vassoi, piatti, zuppiere, statuette, ritratti ricostruiscono le vicende della prima manifattura ceramica che osò sfidare l'assoluto predominio della sassolese Dallari, gelosa detentrice di un'esclusiva di produzione che per tutta la seconda metà del Settecento le assicurò il monopolio nel ducato estense. La breve e coraggiosa vicenda della fornace, che funzionò solo dal 1765 al 1770 e si chiuse con la considerevole perdita di 45 mila lire, mette in luce la figura poliedrica di Achille Tacoli, che ricoprì prestigiose cariche con il governo estense e con quello napoleonico, fu saggio amministratore dei propri possedimenti terrieri e amante delle"arti meccaniche" al punto da inventare una speciale pompa antincendio. Nel pomeriggio del giorno di Natale dalle 15 alle 18 e per l'intera giornata di Santo Stefano (dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18) restano aperte anche le mostre di «Modena per la fotografia». Palazzo Santa Margherita propone «Suburbia», una personale del californiano Bill Owens che offre un grande affresco sull'America, ricco di ironia e invenzioni linguistiche, e una retrospettiva di William Gedney, considerato tra i maggiori interpreti della fotografia statunitense degli anni Settanta. 15 giovani autori, selezionati attraverso un concorso nazionale, tracciano in"Portfolio" le linee di tendenza della ricerca fotografica. Alla Palazzina dei giardini si può visitare «Long live me», centoventi immagini, in anteprima italiana, di Ed van der Elsken, uno dei grandi protagonisti della fotografia sociale del dopoguerra, e «Gli anni Settanta di Mimmo Jodice», settanta immagini di uno dei maestri delle fotografia italiana, tutte scattate tra il 1970 e il 1980 e dedicate a una Napoli. Il biglietto cumulativo per tutte le esposizioni di «Modena per la fotografia» costa 10 mila lire. Nella chiesa di San Paolo, la Provincia ha organizzato una mostra di Claudio Spattini, uno dei grandi dell'arte modenese. Ingresso gratuito, orari festivi 10-12 e 16,30 -19.

Quelle belle fanciulle delle statue di Lenci
(la stampa) Quante belle statuine si trovano ancora nelle case, molte in stato di buona conservazione! Lo sottolinea con sorpresa anche l´architetto Massimo Meli, esperto in ceramiche e porcellane e restaurato, che esamina le lettere e le fotografie inviate dai lettori offrendo risposta alle loro legittime curiosità. Marzia di Torino riceve in questa puntata di Saper spendere un bel regalo di buon anno: quelle tre ceramiche ricevute in eredità, due delle quali firmate Lenci sono certo una ricca e piacevole sorpresa. Spiega l´architetto Meli: «La statua della Lenci dal titolo "Idillio pecore - scena pastorale" con un un pastore e una pastorella che ha in braccio una piccola pecorella e altre due ai lati è un modello del 1929 eseguito da Ines Grande, una delle maggiori artiste che hanno lavorato nella prestigiosa fabbrica torinese dia via Cassini 7, fondata da Helen König Scavini. Si tratta di un modello molto ben dipinto, il cui pittore "R.R." rimane sconosciuto. Il valore varia tra i sei e i sette milioni. Meno entusiasmante il gruppetto con due bambini abbracciati, di modesto valore artistico: sul mercato lo si può trovare intorno a un milione». Infine c´è un gruppo di porcellana raffigurante una dama e un gentiluomo insieme a una bambina intorno a un tavolo. Spiega l´esperto: «E´ stato eseguito nel XX secolo, probabilmente in Germania, e ripropone in modo assai lezioso il gusto dei gruppi settecenteschi, soprattutto quelli di Meissen. Ci sono collezionisti di questi oggetti che sborsano cifre anche molto elevate, affascinati dall´abbondante numero di particolari e dai colori sfavillanti, attratti a volte più dal numero dei personaggi che dalla qualità artistica e culturale: quest´ultima è prerogativa di buona parte dei prodotti eseguiti intorno alla prima metà del XVIII secolo, dove i grandi modellatori si cimentavano a proporre il gusto europea allora in voga. Comunque, il valore di mercato dell´oggetto della nostra lettrice si aggira intorno ai cinque milioni di lire». Alberto F. di Torino possiede due statuine, una raffigura una donna seduta accanto a un trespolo sul quale c´è un pappagallo e l´altra è un busto di Napoleone. Spiega l´architetto Meli: «La curiosa statuina fotografata, ma non accompagnata da alcuna indicazione della marca né descrizione dell´oggetto (ricordiamo ai lettori che questi sono dettagli preziosi per gli esperti, n.d.r.) è un fermalibri e s´intitola "La zitella e il pappagallo", modello del 1930 di Mario Sturani per la Lenci. Il suo valore di mercato si aggira sui sei milioni. In quanto al piccolo busto bianco di Napoleone ci vorrebbe una fotografia più leggibile per rispondere». «Ho letto con interesse in luglio l´articolo sulle ceramiche di Ronzan - scrive Rinaldo M. - e quando sono arrivato ai nomi degli artisti di quel periodo storico mi sono ricordato di avere una statuetta raffigurante un nudo di donna acquistato da mia madre negli Anni 50, firmata "Le Bertetti". Perciò vi scrivo per sapere se - per caso - mi ritrovo in casa un´opera di pregio. Se così fosse potrei prendere in giro, come ora fanno con me, tutti quelli che mi criticano perché espongo quella statuetta che a me piace molto, anche perché è un ricordo di mia madre. Su questa sta scritto "Le Bertetti, Torino n. 80, made in Italy, Emanuela"». «Clelia Berrett - spiega l´esperto - apre nel 1931 una fabbrica di ceramiche, dopo essere stata per tre anni alla Lenci. Suoi temi prediletti, come afferma Norma Rigano sul raro catalogo della Mostra della ceramica italiana 1920-40 del 1982, "sono gli aggraziati e composti nudi di languide e melanconiche figure femminili". Ed è proprio un modello di questi quello proposto dal lettore: una figura di donna a busto nudo firmata "Le Berretti", non Bertetti. L´opera è di buona fattura, come del resto quasi tutta la produzione di questo laboratorio torinese; il suo valore è di circa tre milioni». simonetta.conti@lastampa.it Simonetta

Il 2 gennaio inizierà la selezione delle opere Giovani artisti della ceramica al «Premio Salvatore Fancello»
a.b.(la nuova) NUORO. Dal prossimo 2 gennaio fino al 10, si possono inviare all'amministrazione comunale, dipartimento servizio delle politiche sociali, le opere relative all'arte della ceramica per la partecipazione alla selezione per la collettiva riservata ai giovani artisti, di età non superiore ai 35 anni, che vivono, studiano e lavorano in Sardegna. L'iniziativa è degli assessorati comunali alla cultura di Nuoro e di Dorgali, ed è dedicata a Salvatore Fancello, pittore e ceramista dorgalese di straordinaria bravura. La selezione dei concorrenti al premio, che è alla sua prima edizione, è finalizzata ai giovani artisti che operano nell'isola, in modo da consentire loro di prendere parte alla rassegna delle artistiche opere in ceramica che verranno esposte nella galleria d'arte comunale di piazza Indipendenza. La selezione delle opere sarà effettuata da una giuria di esperti d'arte, che proclameranno il 1º e il 2º classificato, ai quali andranno, rispettivamente i premi di 10 milioni (5.164,57 euro) e di 3 milioni (1.549,37 euro), messi in palio dai comuni di Nuoro e di Dorgali. Questa prima edizione del premio relativo all'arte della ceramica intitolato ad un artista geniale come Salvatore Fancello, ha per Nuoro un particolare valore e una grande importanza. Il capoluogo barbaricino, infatti, è candidato ad ospitare il museo regionale della ceramica. Ne ha suggellato la scelta la stessa Regione, che ha già impegnato le risorse finanziarie per l'acquisizione dell'immobile, che è quello di piazza Su Connottu in cui visse il senatore e giurista Giampietro Chironi, in cui allestire il museo. L'amministrazione comunale, che ha in programma di costituire una specifica fondazione con una casa editrice locale, è fortemente decisa a dare concretezza al progetto. Con il museo della vita e delle tradizioni popolari dell'Istituto superiore regionale etnografico e quello della ceramica, Nuoro potrà concentrare su di sè le attenzioni non solo degli studiosi e dei ricercatori, ma soprattutto del sempre più crescente numero di turisti che, anno dopo anno, stanno manifestando la curiosità di visitare le zone interne.

Il «Curioso» Fonsati alle Ceramiche di Faenza (la nuova ferrara) FAENZA. Ultimi giorni per le mostre in corso al Museo Internazionale Ceramiche in Faenza. Si concludono domenica l'esposizione delle opere del 52° Premio Faenza in mostra con Arte della Ceramica (degli allievi di Istituti d'Arte Italiani); Ceramic Alternative (sperimentazioni nel design); la "personale" del norvegese Torbj°rn Kvasb°; e l'antologica di Giuseppe Spagnulo, Premio Faenza alla carriera. Prorogata invece al nuovo anno "Made in Italy" (opere in ceramica ed altri materiali) del californiano Gifford Myers a cui si affianca "Ceramiche pugliesi dal XVII al XX secolo". Orari di visita: dal martedì al venerdì dalle 9.30 alle 13; sabato dalle 9 alle 13.30 e dalle 15 alle 18; domenica 9.30 - 13, 15 - 18. Lunedì chiuso. Chiuso il 31 dicembre 2001. Tra le opere selezionate per il 52 Concorso Internazionale della Ceramica d'arte spicca "Curioso" (nella foto), realizzazione in terracotta di Rodolfo Fonsati, artista nato nel 1953 a Ferrara. L'opera si inserisce nel gruppo che nell'allestimento, organizzato per tendenze estetiche dei pezzi esposti, è definito "Divertissement", oggetti presi come gioco, fini a se stessi. Fonsati ha studiato scultura con i professori Laerte Milani e Gianni Deserri. Dopo aver frequentato alcuni corsi nella Scuola Libera del Nudo presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna, ha partecipato a diverse mostre collettive di scultura ed alcune personali. A Faenza, prima del Concorso, era stato selezionato per partecipare ad un workshop di scultura e tecniche di cottura presso Arte Aperto di Faenza tenuto dal professor Emidio Galassi. Vive e lavora a Ferrara.

Una maxi scultura per la piazza
(la nazione) GUALDO - Un'opera dell'artista finlandese Pekka Paikkiri verrà collocata all'aperto per arricchire l'arredo urbano cittadino. L'opera, intitolata «Breaking up of ice», di vaste dimensioni ( 2 metri per 2 per 0,5), è stata realizzata in ceramica ed è stata esposta nel prestigioso concorso di Faenza, ed ora è stata donata al Comune di Gualdo Tadino. L'artista nordico Paikkiri ha un curriculum di tutto rispetto anche per aver partecipato con successo a mostre della ceramica in varie parti del mondo.

Fanano. Piazza Corsini La ceramica artistica è in mostra
(la gazzetta di modena) FANANO. Si è inaugurata ed è aperta al pubblico per tutto il mese di gennaio in piazza Corsini 49 una singolare mostra di ceramica artistica organizzata dall'associazione culturale Terrae Novae presieduta da Ferruccio Giuliani, titolare della ceramica di Siena di Spezzano, e che ha come consigliere e presidente onorario l'on. Vittorio Sgarbi, con il patrocinio del Comune e della locale Pro loco. Si tratta di ceramiche particolari, inalterabili nel tempo, ottenute con procedimenti esclusivi messi a punto dallo stesso Giuliani dipinte mirabilmente dal pittore e scultore fananese Italo Bortolotti. Su quest'ultimo con queste parole si è espresso il noto critico d'arte Carlo Federico Teodoro: «Ha ricominciato a raccontare sull'argilla il suo mondo: i vecchietti, il cielo, la luce, uno spaventapasseri e un sogno. Sgorga il colore, le forme si fanno delicate, felici le favole ma anche malinconiche. Proprio come si addice ad un poeta che sorridendo difende l'umido che gli vela lo sguardo: Italo Bortolotti». (a.c.)

Nell'estate 2002 la nuova campagna di scavi A poca distanza sono venute in luce anche mattonelle del 1600 (alto adige) FOLGARIA. Le ricerche con nuove campagne di scavo nel sito della Cogola riprenderanno a fine estate 2002. Gli strati archeologici descrivono il periodo all'interno del quale si è realizzato il popolamento del territorio alpino da parte delle comunità di cacciatori raccoglitori che avviarono la frequentazione delle Alpi dai tempi della deglaciazione fino all'introduzione delle economie produttrici del Neolitico. All'interno delle Alpi si costituirono dei sistemi di siti, occupati su base stagionale, che riguardano il fondovalle e le praterie alpine. Ma nella zona antistante il riparo, disturbata dai lavori di scavo meccanico, sono stati raccolti a più riprese anche numerosi reperti di vario genere, soprattutto ceramici, appartenenti a varie fasi "storiche", quindi di occupazione recente del sito. Sono emerse tracce di graffita, dipinta sotto vetrina, databili dalla fine del XV a tutto il XVII secolo. Si tratta di vasellame al servizio della tavola riconducibile a scodelle, piattelli, boccali e vari altri tipi. Seguono le ceramiche monocromatiche (bianche, galle, azzure e verdi) e dipinte che possono essere datate dal XVII secolo in poi. Praticamente inesistente la presenza di ceramica bassomedievale del tipo "pettinata" (datata tra il XII ed il XV secolo). Rinvenuti invece frammenti di mattonella da stufa del XV-XII secolo, epoca in cui il rifugio fu abitato in modo continuato.

Ancora un anno con le maioliche di Mengaroni
(il resto del carlino) PESARO — La mostra «Ferruccio Mengaroni al museo delle ceramiche di Pesaro - selezione di opere», l'evento espositivo che ha preso il via a luglio, prosegue fino al 30 dicembre 2002 a palazzo Toschi Mosca in piazza Toschi Mosca 29. Proposta da Gian Carlo Bojani, dal primo ottobre direttore scientifico della Pinacoteca, del Museo delle Ceramiche e del costituendo Museo delle Arti decorative e del Design di Pesaro, l'iniziativa promossa dal Servizio Musei doveva originariariamente chiudere alla fine dell'anno. In esposizione circa trenta maioliche provenienti dai depositi del museo dove si trova la quasi totalità della raccolta Mengaroni, ad eccezione di alcune opere già in mostra come il tondo con «La Medusa», il pannello con «La battaglia di Massenzio» e l'anfora con Il «Giudizio Universale». Le forme rappresentate - fra cui vasi, boccali, piatti, mattonelle - sono varie; il repertorio figurativo è caratterizzato dal recupero di generi e stili lontani nel tempo e nello spirito. Fra quelli rinascimentali si segnalano da una parte decori a tema floreali e geometrici di gusto quattrocentesco, dall'altra istoriati con raffigurazioni spesso tratte da fonti celebri. Fra i tanti ritratti, quello di Ludovico Gonzaga, derivato da un affresco del Mantegna, crea un nuovo ponte fra ceramica e pittura. Nella rappresentazione del mondo animale, si segnalano figure che spaziano dall'esasperazione espressionistica alla stilizzazione più pura, senza tralasciare il ricorso a fonti celebri (come nel caso del rinoceronte proveniente da un'incisione del Durer). Notizie archivistiche rinvenute di recente hanno infatti permesso la ricostruzione della storia della raccolta pesarese: due atti degli anni 1929-30 documentano il trasporto della Medusa dall'atrio della Scuola Professionale a quello del museo dove si trova ancora oggi. Del 1937, invece, è il documento in cui si delibera l'acquisto delle opere del defunto ceramista - ancora rimaste nel suo studio -, da parte del Comune di Pesaro presso gli eredi del Mengaroni. Per informazioni, contattare il Servizio Musei/Ufficio Promozione tel. 0721 387393, orario: martedì, mercoledì 9.30-12.30, da giovedì a domenica 9.30-12.30, 16.00-19.00, chiuso il lunedì e il 1°gennaio; ingresso 2,58 euro (5.000 lire), gratuito fino ai 25 e oltre i 65 anni. Benedetta Andreoli

Kiefer e Mendini in mostra La ceramica all'Addolorata
(la città) Ha aperto ieri i battenti presso gli spazi della chiesa dell'Addolorata la mostra d'arte ceramica di Ottomar Kiefer e Fulvia Mendini. Sotto l'egida del designer Enzo Mari e promossa dalla Fondazione Sichelgaita, l'esposizione resterà aperta al pubblico fino al prossimo 12 gennaio. In vetrina ci sono quattordici lavori realizzati dai due artisti presso cinque laboratori di ceramica della provincia salernitana, nei mesi scorsi. L'esposizione rientra nel progetto ''Salerno Ceramica: valorizzazione e sviluppo della ceramica artistica salernitana'', un tentativo per innovare l'impianto della ceramica vietrese classica, attraverso l'esperienza di artisti di fama internazionale. Infatti Fulvia Mendini e per Ottomar Kiefer hanno lavorato per mesi, da settembre a novembre, presso cinque laboratori salernitani (Pinto, fratelli De Martino, Franco Raimondi, Daedalus e Cear), suggerendo agli artigiani un modo nuovo di leggere la realtà circostante, dal paesaggio all'astrattismo e ricevendo, a loro volta, da questi, preziosissimi consigli in fatto di manualità e tecnica del prodotto realizzato. Punti fermi del progetto della Fondazione Sichelgaita, la ''cultura dell'innovazione'' e la ''cultura dell'ibridazione'': seguendo questo binario Ottomar Kiefer ha realizzato quattro imponenti installazioni. Stesso percorso anche per Fulvia Mendini, esponente di spicco dell'omonimo atelier, che espone una decina di pezzi di uso quotidiano (vasellame e piatti), ma anche pannelli e rivestimenti, caratterizzati dal colore e dallo smalto brillante. Il progetto ''Salerno Ceramica'' continua a camminare di buona lena: sono dodici gli artigiani salernitani che hanno partecipato al corso del designer Enzo Mari sulla contaminazione tra design e linguaggi artistici. La mostra resterà aperta al pubblico tutti i giorni fino al prossimo 12 gennaio, dalle 10.30 alle 13.30 e dalle 17.30 alle 20. (b.c.)

Ceramiche in mostra
(il centro) RAPINO. E' stata inaugurata nei giorni scorsi nelle sale di piazza Diaz a Rapino la mostra «La ceramica di Rapino tra artigianato ed arte». Si tratta di un tributo agli artigiani locali che, insieme a nomi illustri come Cappelletti e Cascella, contribuirono a elevare l'attività della decorazione della maiolica a livelli di arte pura. La mostra è stata inaugurata dal presidente della Provincia, Mauro Febbo, e dal consigliere regionale capogruppo di An, Fabrizio Di Stefano, che hanno accolto l'auspicio del sindaco, Rocco Micucci, affinché queste opere costituiscano il fondamento di un museo della maiolica, patrimonio regionale.