dicembre
Mentre Palazzo Forti ospita le "Metafore barocche" lo Studio La Città presenta le opere in terracotta
Alla scoperta del Fontana delle ceramiche
(l'arena) Si è inaugurata sabato allo Studio la Città di via Dietro Filippini, per restare aperta fino a tutto gennaio, una piccola ma preziosa esposizione dedicata ai lavori in ceramica di Lucio Fontana. Questo accade mentre le sale di palazzo Forti ospitano la retrospettiva dedicata al padre dello spazialismo e intitolata "Metafore barocche": davvero una bella opportunità per approfondire la conoscenza, nei suoi diversi aspetti, di uno dei maggiori artisti italiani contemporanei. Classe 1899, Fontana dedicò la sua vita all'arte, in una forma che, partita da quella plastica e scultorea, è esondata sotto la spinta di una creatività potente e innovatrice rompendo gli argini delle definizioni e delle divisioni tra i linguaggi dell'arte. Non solo quelle che tradizionalmente spartiscono gli ambiti della pittura e della scultura, ma anche quelli che suddividono l'Arte con la "A" maiuscola dalle arti cosiddette minori. E proprio a queste è dedicata la mostra alla galleria Studio La Città, tra le cui mura sono visibili disegni, tavolette graffite e "concetti spaziali" realizzati in forme ovoidali in terracotta negli anni '50 e '60. Ma anche piccole sculture di origine figurativa realizzate negli anni '40, quando, prima ancora che fosse avviata l'avventura dello "Spazialismo", Fontana ricercava nella scultura una via espressiva nuova, modellando il materiale plastico con un'energia inusitata, che già allora fece parlare alla critica di un recupero contemporaneo dello spirito barocco. Questo mentre un grande scultore come Arturo Martini pubblicava il suo volumetto Scultura lingua morta, accorato appello al rinnovamento di un'arte che avrebbe visto la sua fine rimanendo nell'alveo di un linguaggio commemorativo e classicamente monumentale. Dopo la pubblicazione dal 1946 degli scritti in cui prendeva sostegno teorico la ricerca spaziale di Fontana, i suoi modi si fanno più astratti, ma forse sarebbe meglio dire concreti, ancorati alla materia stessa che di volta in volta Fontana decide di utilizzare, sia essa la ceramica, la tela o l'oro, squarciandola, tagliandola o bucandola alla ricerca dell'essenza stessa dello spazio entro cui l'esistenza assume significato. Tra le belle opere esposte alla Città si può vedere ad esempio la "Formella barocca" del 1955, dove la ceramica appare come il mezzo plastico ideale per lo scultore che lo fa esplodere dall'interno, lasciandolo parlare della qualità della materia fusa insieme all'elemento cromatico, componente plastica esso stesso. O ancora le due piccole "Donne allo specchio" del 1948, figure che, partendo dalla grande lezione di Medardo Rosso, impregnano di energia drammatica la semplice immagine di un gesto quotidiano. Camilla Bertoni
L'Unesco: un prototipo valido
l'itinerario sulla ceramica
(la sicilia) A qualche giorno dalla presentazione del Forum che affronterà la gestione del patrimonio del Val di Noto, cominciano a prefigurarsi i primi itinerari tematici che valorizzeranno il patrimonio collegando in un percorso omogeneo i vari Comuni. Tra i primi itinerari, quello sulla tradizione ceramica di Caltagirone, presentato nel workshop di Padova dalla dott.ssa Tatiana Kirova dell'Unesco e che è stato elaborato dal dott. Amoroso, direttore dei Musei Civici. Un itinerario indicato dalla Kirova come "prototipo di itinerario tematico sulla produttività umana nel tempo".
L'itinerario sulla ceramica calatina mira a recuperare questa produzione in toto. Attenziona luoghi di produzione dei materiali ma anche l'evolversi della produzione ceramica nel tempo, a partire dal neolitico, proseguendo per l'età greca, fino alla produzione odierna. Un itinerario che troverà contatti anche con gli altri Comuni del Val di Noto, perché importanti manufatti si trovano nei loro musei o nei loro siti
Accanto all'itinerario sul tardo-barocco, altri possibili "itinerari tematici" per Caltagirone saranno "la musica barocca, l'arte moderna e contemporanea, il teatro" con il recupero di beni diffusi intangibili,ma che "pur partendo da istituzioni culturali di Caltagirone- come ha detto Amoroso- si potranno ricollegare con altre realtà del Val di Noto". Tuttavia, l'itinerario su cui punta il Comune è, oltre alla ceramica, quello sulle antiche ville siciliane, che potrà avere come centro il Museo delle ville storiche a Villa Patti che - rileva l'assessore al Turismo Foti - "è in grado di rappresentare un punto di riferimento per il Val di Noto potendo costituire uno dei più importanti itinerari e segmenti di ricerca, promozione e valorizzazione del territorio". Gli itinerari tematici- come hanno ribadito il sindaco Pignataro ed il dott. Amoroso- "consentiranno di rendere il patrimonio produttivo e fruibile trasformandolo in veicolo di promozione economica e turistica".
A fine gennaio, la dott.ssa Kirova consegnerà le targhe dell'Unesco con il logo a forma di omega. Successivamente -ha anticipato l'assessore Foti- "sarà organizzata una mostra sugli itinerari".
Alessandra La Puzza
AL MUSEO MALATESTIANO ARRIVANO NUOVE SEZIONI
(rdc) FANO - Domenica nella sala Verdi del teatro della Fortuna con inizio alle 16,30 presentazione dell'apertura delle nuove sale del palazzo Malatestiano dedicate alla numismatica alla ceramica e ai dipinti dell'800 e 900. Alla presentazione interverranno Valter Adanti, assessore alla cultura, Franco Battistelli, storico, Emanuela Ercolani Cocchi docente di numismatica greca e romana all'università di Bologna, Anna Lega, coordinatrice sezione restauro del museo della ceramica di Faenza e Rodolfo Battistini storico dell'arte. Al termine della conferenza di presentazione delle nuove ali del museo seguirà una visita.
LE CERAMICHE DI MELANDRI
(rdc) All'artista faentino Pietro Melandri, uno fra i maggiori esponenti della ceramica del XX secolo, è dedicata una mostra che si apre domani alle 11.30 al Museo internazionale di Faenza. L'esposizione è suddivisa in tre temi (mitologia, natura e fede) e presenta 80 opere della prima metà del '900 della collezione di Giovanni Bolognesi (1886-1970), avvocato faentino che esercitava a Milano. Dell'arte di Melandri, Bolognesi fu uno dei primi estimatori. Il loro rapporto, di amicizia profonda, consentì a Bolognesi negli anni dal 1920 al 1950 di raccogliere un considerevole numero di opere. La mostra è aperta fino al 30 marzo. Gli orari: domenica e festivi 9.30-13 e 15-19; sabato 9-13.30 e 15-18, dal martedì al venerdì 9-13.30 e 15-18.
Da Leonardi a Fontana, ceramiche d'autore nella capitaleUna mostra al Museo Del Corso propone alcuni dei grandi protagonisti dell'arte del Novecento, in un filone inedito: un filo rosso d'argilla che lega le varie tendenze
(il nuovo) ROMA - Ceramica come linguaggio, come elemento espressivo che puntella il lavoro e la parabola espressiva di diversi artisti del nostro secolo. La Fondazione Cassa di Risparmio di Roma annuncia la prossima apertura della mostra Kéramos. La ceramica nell'arte italiana contemporanea. 1910-2002, nata da un'idea di Ludovico Pratesi e progettata e curata da Francesca Romana Morelli con l'organizzazione dell'Associazione Futuro. La rassegna non rende conto, infatti, solo di quegli artisti che si sono espressi solo attraverso questo specifico linguaggio, come ad esempio Leoncillo Leonardi, ma anche di quelli che hanno trovato in questo materiale lo spazio e la lingua per esprimersi al di là dei propri abituali strumenti. Come Giuseppe Penone con la serie dei Soffi o Studio Azzurro che per questa occasione rielabora delle immagini tratte da una delle sue videoinstallazioni più famose Il giardino delle cose . Seguendo il filo rosso dell'argilla, allora, dal 16 dicembre, sarà possibile ripercorrere l'intero arco dell'arte italiana dal secolo scorso al tempo presente: "Mi piaceva quella materia docile
e avevo il gusto di tentare esperimenti difficili." Spiega Lucio Fontana nel 1964- "E mi attraeva quel colore smaltato, incorruttibile, che nessun'altra materia colorata avrebbe potuto darmi" (M. Valsecchi, L'uomo ora è nello spazio e l'arte viaggia con lui , in Tempo, 9 maggio 1964) La mostra è concepita come una scelta accurata di venticinque artisti, ciascuno rappresentato da una o due opere, tranne Leoncillo e Lucio Fontana, documentati da opere riferite ai vari periodi della loro ricerca. Gli artisti sono Duilio Cambellotti, Felice Casorati, Giovanni Prini, Giacomo Balla, Tullio D'Albisola, Arturo Martini, Antonietta Raphael, Lucio Fontana, Leoncillo Leonardi, Alberto Savinio, Marino Marini, Enrico Baj, Nanni Valentini, Giuseppe Castagna, Giuseppe Penone, Luigi Mainolfi, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Enzo Cucchi, Giosetta Fioroni, Pablo Echaurren, Felice Levini, Giacinto Cerone, Studio Azzurro.Si parte con quegli autori che agli inizi del Novecento hanno utilizzato la ceramica come linguaggio portatore dei germi rinnovatori dell'avanguardia con la tradizione. Duilio Cambellotti, per esempio, in cui il liberty fa il paio con le ricerche del Futurismo. O Felice Casorati, che trova un antinaturalismo plastico nella scultura egiziana. O due militanti del secondo Futurismo, Tullio D'Albisola e Giacomo Balla, che avanzano nella loro rivoluzione: l'estensione del concetto di arte a ogni contesto dell'esistenza. Da Valori Plastici si avvia la grande avventura firmata da Arturo Martini, che cerca nuove strade per la scultura: penetra i recessi più profondi del reale, fino a trovarne "l'intimo scheletro", coincidente con l'"aspetto suo eterno". Negli stessi anni, partono le sperimentazioni nello spazio di Lucio FontanaLeoncillo lavora solo con i linguaggi propri della ceramica, e costituisce una sorta di ponte tra le ricerche degli anni '30, nel segno di Scipione, e quelle della fase neocubista. Una esperienza in una delle centrali della ceramica romana, lo Studio di Giuseppe Galassi, la fa Alberto Savinio, del quale si presenta l'inedita maiolica dipinta con i due simulacri della "poltrobabbo" e la "poltromamma". Fausto Melotti è animato da una vocazione antiretorica e ludica: con i suoi "teatrini", a dimostrazione che "l'arte è stato d'animo, angelico." Mimmo Paladino, della Transavanguardia, utilizza la ceramica anche come materia atta a ripercorrere la Storia. Enzo Cucchi pensa alla ceramica quale mezzo per lavorare sull'idea di "contaminazione" tra linguaggi diversi. Luigi Ontani fa della ceramica il "contenitore" o la "cornice" dei diversi generi espressivi della sua lunga avventura artistica: dagli ibridoli al tablau vivant, dal video alla fotografia. La militanza sul fronte sociale dagli anni '70, portano Pablo Echaurren a esprimersi con un codice trasgressivo. Giosetta Fioroni, che ha iniziato tra le fila dell'avanguardia romana degli anni '60, trova la ceramica il materiale ideale per la sua pittura sospesa sul filo autobiografico, tra memoria e immaginazione. Segnato da un sapore arcaico, Giacinto Cerone, del quale si presenta una ceramica inedita, *Sant'Antón de nostar fog clè un lavór che par un zog.Il video di Studio Azzurro Il giardino delle cose (1992): "Una telecamera agli infrarossi evidenzia i soggetti del nostro video riscaldato dal calore delle mani, manipolati con la cura , la pazienza e la sensualità di un vasaio verso l'argilla(...)." E' questo l'invito a stabilire un rapporto diverso tra noi e il mondo in cui viviamo: "Il grande flusso di immagini prodotte dai mass-media che quotidianamente si riversano nella nostra testa e che invadono nostri pensieri assomiglia molto all'enorme quantitativo di cose che normalmente attraversano i nostri percorsi (...). Una miriade di oggetti e di figure virtuali fluiscono senza lasciare il tempo di costruire la minima esperienza né la possibilità di caricarle del più semplice valore affettivo". Il catalogo, edito dalla casa editrice Artemide, accoglie un saggio, oltre che della curatrice, anche di Ludovico Pratesi, Maria Paola Maino, Lucrezia Ungaro, nonché degli apparati scientifici curati da Tatiana Giovannetti. KÈRAMOS LA CERAMICA NELL'ARTE ITALIANA CONTEMPORANEA 1910-2002Roma, Museo Del Corso, Via del Corso 32016 dicembre 2002 - 23 febbraio 2003 Orario di apertura: dal martedì alla domenica ore 10-20 Biglietto d'ingresso: € 5 intero - € 4 ridotto Info: 06. 6786209
Al Castello Episcopio la rassegna che resterà aperta sino al 31 gennaio
Ecco il trionfo del presepe
Naturalmente quello in ceramica pura
(gdm) GROTTAGLIE - Natale in casa grottagliese. Per il ventiduesimo anno consecutivo, in questa città il Natale si celebrerà con il trionfo dell'arte presepistica. In particolare, con l'arte del presepe in ceramica in mostra.
L'inaugurazione di questa ventiduesima rassegna, quest'anno, è fissata per la sera del 20 dicembre al castello Episcopio. E per la prima volta si va oltre il giorno dedicato all'Epifania. Si chiude infatti il 31 gennaio, festa del patrono san Ciro.
In tutto questo periodo, in città ci saranno ovviamente tante manifestazioni collaterali legate ai temi del Natale. Poi, per la prima volta, con il titolo "Grottaglie con Gusto", nel pomeriggio di domenica 23 dicembre, tra il castello Episcopio ed il quartiere delle ceramiche ci sarà la giornata della degustazione enogastronomica mediterranea, con cinque postazioni per l'assaggio.
Ecco, con un'esperienza cominciata nel lontano 1981, Grottaglie si ripropone intanto come la capitale del presepe. Oltre a quello locale, come ogni anno, in mostra ci sarà pure una collezione di presepi regionali e nazionali e, quest'anno, persino con testimonianze internazionali: Spagna, Filippine, Gabon, Malta, Senegal. Saranno in mostra (anche fuori concorso) presepi salentini in cartapesta e presepi di Conversano; eppoi, i presepi napoletani e quelli siciliani di Caltagirone, Mazara del Vallo, Santo Stefano di Camastra. Per la quarta volta consecutiva, l'allestimento, con il suo percorso didattico, viene curato Angelo Pio De Siati su incarico dell'amministrazione comunale e comprende anche l'esposizione di cartoline d'epoca, affrancati con francobolli d'occasione, e di santini: tutto materiale che celebra la Natività.
In questo periodo natalizio, fare una puntata a Grottaglie può significare andare anche di bottega in bottega all'interno del suggestivo quartiere delle ceramiche. Un rione in cui, in tante grotte-bottega, lavorano solo ed esclusivamente i ceramisti e che offre anch'esso occasione per ammirare ed acquistare presepi di ogni foggia, di qualsiasi dimensione, colore e fantasia.
Tra i presepi, per così dire, monumentali, non bisogna dimenticare che questa è una delle poche città della Puglia con la possibilità di vantarsi di avere nel suo patrimonio artistico anche un presepe scolpito nel 1530 dal celebre Stefano da Putignano. E' un'opera completa, custodita sempre nella chiesa della Madonna del Carmine, nel borgo antico. Da vedere. Anzi, da ammirare.
Museo del corso L'arte della ceramica da Balla a Paladino
(la repubblica) C'è un particolarissimo filo rosso che attraversa l'arte italiana del '900 e interpreta con il suo linguaggio specifico tutte le ricerche del secolo: è quello dell'argilla, materia antica e primaria che con la sua duttilità ha conquistato i più grandi artisti del secolo. Seguendo questo filo rosso nasce la mostra "Kèramos" che lunedì si inaugura al Museo del Corso: si inizia con le opere degli artisti che all'inizio del secolo hanno rinnovato il linguaggio dell'arte, Cambellotti, Balla, Martini, si arriva alle prime opere importanti di Lucio Fontana e ai suoi "tagli", si continua con l'"autoritratto" in stile primitivo di Antonietta Raphael, con l'inedita maiolica dipinta con i due simulacri della "poltrobabbo" e la "poltromamma" di Alberto Savinio, con le "Testemontagne di Enrico Baj, e con gli aerei, angelici "teatrini" di Fausto Melotti". La passione per la ceramica ha contagiato in tempi recentissimi anche Penone, Paladino, Cucchi, Ontani, Felice Levini, Giosetta Fioroni e Giacinto Cerone che hanno portato la loro ricerca in pezzi originalissimi, leggeri e ironici, che contaminano attualità e tradizione, linguaggi alti e bassi della cultura artistica.(Via del Corso 320. Dal mart. alla dom. 1020. Fino al 23 febb.).(linda de sanctis)
ATTIVITÀ PROMOZIONALI SPECIALE SALUTI DA ESTE-MONSELICE
Este senza rivali nell'arte della ceramica
(il gazzettino )È sicuramente una delle più interessanti cittadine del Veneto: conta 17 mila abitanti ed ha origini antichissime, ma a ragione Este può essere considerata una delle città più rinomate nella storia della ceramica. Dall'epoca della preistoria, per arrivare fino ai giorni nostri - come è scritto nella pubblicazione Este Ceramiche Porcellane edito in occasione della mostra che si è tenuta nel settembre/ottobre 79 nella chiesa di San Rocco - la ceramica atestina è stata sempre presente nei secoli. Dopo la creta essicata al sole utilizzata dai primi abitatori sulle sponde dell'Athesis, col pezzo cotto si arrivò alla vera ceramica: da quella fabbricata e che serviva per usi domestici a quella che timidamente si accosta all'arte. Prima qualche piccolo segno sugli oggetti, poi si perfezionano le forme, si arriva a colore e alla vera decorazione pittorica.Il Museo Nazionale Atestino conserva la documentazione della ceramica dei così detti "periodi atestini". All'epoca romana segue un periodo di stasi, senza che la ceramica lasci tracce. Verso il 1200-1300 la ceramica ha un nuovo impulso, si usano nuovi metodi: ceramica graffita, ceramica a vetrina colorata, ceramica ingabbiata. Este non era seconda a nessuna delle maggiori città che operavano nel Veneto. Mancano o sono molto scarse le documentazioni per il periodo che va dal 1300 al 1600. Si arriva così al Settecento. È noto che nei primi anni del secolo viene scoperta anche in Europa la porcellana che aveva dominato in Oriente. E quando si parla di fabbriche di ceramiche si cita anche la Girolamo Franchini di Este, dimenticando però la Brunello in località Girometta, la Costa-Fabris in località Settabile, la Barbaleni-Giro in Santo Stefano; la Begaro in Settabile e la Gentilini in Vallesina.Le manifatture atestina hanno prodotto: statuette di ogni genere (religioso, mitologico, storico, teatrale, grazioso, arcadico) qualche personaggio storico, placche a soggetto religioso, crocefissi, deposizioni, acquasantiere, gruppi e gruppetti con soggetti mitologici, con dei, ninfe, eroi, guerrieri; gruppi con putti per servizi di liquori. Varie forme di oliere, di saliere, portastecchini, mesci-acqua, caraffe, boccali, coppe portaburro, candelieri, scaldini, foghere, calamai dalle fogge originali (frate, giraffa, cammello) salvadanai, servizi per scrivere. Le più svariate forme di vasi (da farmacia, ornamentali, da caminetto, da altare) tutte la serie di stoviglie, piatti, zuppiere, sottobottiglie, sottobicchieri, piatti decorativi, cestine traforate, zuppiere a forma di frutta, tazze da brodo, bruciaprofumi.Una curiosa produzione esclusiva della fabbrica Franchini - è scritto ancora nel catalogo della mostra che si è tenuta nel '79 - è quella delle teste, mani e piedi (in grandezza naturale). Tali forme avevano un'utilizzazione caratteristica: si disponevano i personaggi sulle carrette da processione e alla rappresentazione del sepolcro del Venerdì Santo, teste, mani e piedi, fornite di fori, erano completate con vesti in stoffa a formare dei manichini.
Mostra di Franco Giorgi a palazzo Brugiotti
(il messaggero) "Dalla materia alla forma" è il titolo della mostra che verrà inaugurata questo pomeriggio alle 18 (rimarrà aperta fino al 31 gennaio venerdì, sabato e domenica) al Museo della Ceramica medievale e rinascimentale di Palazzo Brugiotti, Le opere sono del professor Franco Giorgi. L'iniziativa (realizzata in collaborazione con la Fondazione Carivit, Comune e Provincia insieme alla Cooperativa Girolamo Fabrizio) chiude l'intensa attività culturale del Museo per il 2002. L'evento espositivo propone una rassegna delle opere dell'artista ma anche il suo più recente lavoro di ricerca basato sullo studio di proposte formali e decorative.
Civita Castellana
Nessun pericolo
per le opere
di Nino Caruso
di UGO BALDI
(il messaggero) Le opere in ceramica firmate da Nino Caruso non corrono pericoli e verranno riutilizzate. A sostenere la tesi è l'assessore ai Lavori pubblici di Civita Castellana, Antonio Scarinci. "Attualmente il materiale - ha detto - è conservato in un luogo sicuro, certo non in cassaforte o in una cassetta di sicurezza. Quello presente nei locali adiacenti del parco 1 Maggio, depositato lì dalla precedente amministrazione è stato trasferito in un magazzino del Comune".
Dopo aver ricordato che l'opera è costata svariate centinaia di milioni di vecchie lire e non è mai stata completata, suscitando, tra l'altro, un movimento di protesta collettiva verso la recinzione del parco, ha proseguito dicendo: "L'abbattimento del muro è stato salutato con enorme soddisfazione non solo dalla popolazione ma anche dallo stesso artista, stanco per l'andamento dei lavori e per le enormi difficoltà incontrate nei rapporti con le precedenti amministrazioni".
Allo scultore Nino Caruso è stato chiesto il consenso per effettuare la nuova recinzione.
Sculture di Rambelli ospitate a Vicenza
(corriere romagna) Faenza - Una gita a Vicenza per visitare la grande mostra sullo scultore faentino Domenico Rambelli, ospitata nella Basilica Palladiana fino al 23 febbraio prossimo.E' il viaggio, programmato per il 26 gennaio, organizzato dalla Pro loco di Faenza in collaborazione con l'assessorato alla Cultura del Comune. La partenza della trasferta artistica, in pullman, è prevista alle 7.30 e prevede una visita della città ed una guidata alla mostra prima del rientro a Faenza in serata.Considerato uno dei massimi scultori del Novecento italiano, Domenico Rambelli (Faenza, 1886 - Roma, 1972) raggiunse grande prestigio già agli inizi del novecento, con la partecipazione ad alcune grandi mostre a Roma e a Venezia. Alla fine della Guerra, iniziò ad insegnare all'Istituto statale d'arte per la ceramica di Faenza. Negli anni '20 e '30, oltre a partecipare a diverse importanti mostre, realizzò alcuni grandi monumenti, quali quello ai Caduti di Viareggio, ai Caduti di Brisighella e a Francesco Baracca per la piazza di Lugo di Romagna.Dopo una parentesi a Bologna, nel 1948 riprese ad insegnare a Roma. Nella capitale lavorò alla decorazione della Cappella di San Francesco nella Basilica di Sant'Eugenio, preparando il monumento ad Alfredo Oriani per Faenza e la tomba del musicista Francesco Balilla Pratella a Lugo. Nominato Accademico di San Luca nel 1960, morì a Roma nel 1972.La mostra vicentina - la prima antologica organizzata in Italia dal 1980 - raccoglie sculture, disegni e lettere. Un gruppo straordinario di disegni a tecniche diverse è esposto per la prima volta fuori dalla nostra città, così come la maggior parte delle sculture, tra le quali si contano numerosi inediti. I disegni appartengono per la maggior parte alla Biblioteca comunale di Faenza, depositaria del lascito ereditario dello scultore. In occasione della preparazione di questa mostra sono stati studiati per la prima volta l'intero epistolario e la ricca raccolta dei documenti lasciati dall'artista alla Biblioteca comunale, materiale interamente inedito finora e pubblicato nel catalogo della mostra di Vicenza.
IN MOSTRA PRESEPI DI TERRACOTTA
(la nazione) CEPARANA - La bottega d'arte aperta recentemente in via Dante a Ceparana dalla pittrice Laura Tardini è già diventata un punto di incontro significativo per gli artisti del territorio. In questi giorni nella bottega, accanto a presepi in terracotta policroma, vetri decorati a mano, oggetti in ceramica, espongono alcune delle loro opere più significative Mario Enrico D'Ippolito e Giorgio Datteri. D'Ippolito, artista che trae la sua ispirazione dalla realtà quotidiana, dalla natura e dalla fede religiosa, presenta alcuni dipinti e una serie di sculture lignee; mentre Giorgio Datteri espone, tra mobili di antiquariato della bottega, alcune delle sue ultime creazioni, figure e volti, nelle quali il colore intenso ed una luce penetrante giocano un ruolo essenziale
L'esposizione allestita nel capoluogo è meta di un gran numero di visitatori Affascinano il pubblico di Sassari le ceramiche create nella "Bottega dell'Arte" di Tramariglio
t. m.
(la nuova sardegna) ALGHERO. La "Bottega dell'Arte" di Tramariglio ha conquistato Sassari. Nei giorni che hanno preceduto il Natale, l'esposizione delle splendide ceramiche e dei pezzi di artigianato artistico di Elio Pulli, in via dei Mille 58, è stata meta di un numero incredibile di appassionati che hanno potuto ammirare i prestigiosi lavori in ceramica che costituiscono la nuova frontiera di questo artista che non finisce mai di stupire per la sua versatilità.Vasi e piatti di ceramica sono impreziositi da meravigliosi dipinti, simili a quelli che il pittore sassarese ci propone nelle tele che lo hanno reso famoso in tutta Europa. I commenti della gente che ha visitato la sala di via dei Mille 58, a Sassari, sono i pià lusinghieri. Non sono pochi, infatti, a giudicare quelle di Elio Pulli le ceramiche più belle e straordinarie e artisticamente più valide prodotte oggi in Sardegna.Pulli è un artista ecclettico che non si ferma mai e dedica la sua vita alla ricerca artistica in tutti i campi. Le eccezionali capacità interpretative e coloristiche lo hanno dunque portato, oggi, a scegliere il percorso della ceramica, un campo sicuramente affascinante e impegnativo, nel quale sta già riscuotendo ampi consensi. Come è avvenuto la scorsa estate con la mostra delle ceramiche allestita in un palazzo storico di Gubbio, che lo ha imposto all'attenzione della critica internazionale. Ora anche il pubblico di Sassari ha la possibilità di ammirare quelle splendide creazioni, nate nella Bottega dell'arte di Tramariglio, diventata ormai, grazie all'estro, al talento e alla sensbilità di Elio Pulli, culla dell'arte in Sardegna in tutte le sue espressioni.Con le ceramiche, come detto prima, nell'esposizione sassarese di via dei Mille 58 si possono ammirare anche i preziosi lavori di artigianato nati dalle mani di questo artista straordinario: panche, letti in ferro battuto, cassepanche sarde, sedie ecc... Una visita all'esposizione sarà dunque un motivo di arricchimento non solo artistico, ma anche culturale.
ARTE DI TERRA E FUOCO
(rdc)CATTOLICA (Rimini) - Organizzata dal Comune, la mostra antologica Omaggio a Giovanni Toccafondo ripropone nelle due sedi del Centro Culturale Polivalente e della Galleria Comunale Santa Croce la figura e l'opera del ceramista, pittore e scultore morto nel 1996. Nato a Cingoli, in provincia di Macerata, nel 1932, e formatosi all'Accademia di Belle Arti di Roma, Toccafondo, allievo del pittore Mario Gentilini, dagli inizi degli anni '60 si trasferì in Romagna, lavorando tra Gabicce, Cattolica e Misano. Così, la mostra - cui ha collaborato l'Istituto per i Beni culturali dell'Emilia Romagna - approfondisce ulteriormente la ricognizione tra gli autori che sono emersi nel tessuto geografico del Riminese. Anche in questo caso la sigla ideata per il ciclo di esposizioni partito nel 1993 - "Aspetti dell'arte tra Romagna e Marche" - ben si attaglia alla personalità e alla vicenda biografica di questo artista: attento alle esperienze erano maturate a Roma nel secondo dopoguerra, Toccafondo ha mantenuto le sue inclinazioni eclettiche, tanto che per tutta la vita ha inseguito e percorso il doppio binario della scultura e della pittura, per lui indistinguibili. Ed è in questa sua particolare convergenza e indistinzione di pittura e scultura che risiede la straordinaria forza creativa delle sue opere. Nel riscoprire le fasi del suo lavoro che si sono susseguite nell' arco di un trentennio è possibile adesso leggere lo scrupolo e la coerenza personale di Toccafondo, insieme all'evolversi del suo fare artistico: dalle pitture degli anni '50-'60 più vicine alla maniera di Gentilini, all' astrattismo, alla pittura più sfatta ed evanescente, quasi onirica che connota gli ultimi anni, quando anche a causa della lunga malattia concentrò le sue forze soprattutto nel disegno. Nutritissima è poi la sua produzione ceramica, che rivela differenti tensioni all'interno della sua parabola artistica e soprattutto un'intensa, inesausta laboriosità: sculture dagli smalti traslucidi e dalla pigmentazione spesso monocroma che imita la materia (ferro, terra, pietra), grandi formati, forme deformate e visionarie, che hanno la forza evocativa e l'intensità di brevi racconti: sono storie di vita vissuta, calate nella realtà del tempo contemporaneo, capaci di trasmettere emozioni dirette e sferzanti. Ma è al ricordo della sua persona, al legame affettivo che lo univa alla sua città di adozione, alla profondità del suo sentire, alla discrezione umile e paziente del suo lavoro svolto lontano dai possibili successi commerciali o dai consensi ufficiali della critica che questa mostra vuole rendere omaggio: l'omaggio a Giovanni Toccafondo, da lungo tempo auspicato, diventa adesso un'importante occasione per riscoprirne l'opera e la personalità. La mostra rimarrà aperta fino al 30 marzo: giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 16 alle 19, chiuso il lunedì e a Capodanno. Il catalogo è a cura del Centro Culturale Polivalente di Cattolica. a. r.
FERMO - UNA GRANDE MOSTRA QUELLA
(rdc) Una grande mostra quella omaggio ai 40 anni di attività di Salvatore Fornarola, curata da Giancarlo Boiani, attualmente in corso a Fermo nell'insolito spazio della chiesa del Carmine, perfettamente adattata a area espositiva, aperta fino al prossimo 19 gennaio. "Terrecotte nello spazio, 40 anni di ceramica a Fermo" è un viaggio di forte impatto nella creatività di un artista che in questi anni si è affermato per originalità e capacità espressiva. Sono in mostra disegni preparatori, le acqueforti, sculture in materiali diversi dalla ceramica. La vicenda artistica di Fornarola, come scrive Luciano Marziano, si svolge nell'ambito preminente e quasi esclusivo della manipolazione ceramica, con episodici assaggi in altre materie, quali il bronzo e il legno. Il perfetto equilibrio delle figure nello spazio, la rigorosa ricerca del particolare all'interno della geometria, l'impatto visivo delle forme, sono messaggi che conquistano il visitatore della mostra. Scrive Gualdoni: "con le strutture sferiche o comunque plasticamente geometriche, erette per trame ordinate di filamenti di materia, quasi griglie concettuali fatte opera concreta, Fornarola fa mostra di una solida preoccupazione metodologica (…) riferimento al pensiero ed al grande sogno novecentesco di una ulteriore 'divina proportione', di una perfezione fatta cosa fisica". La Fondazione Cassa di Risparmio ha voluto contribuire a rendere omaggio al maestro Fornarola per mettere in evidenza il suo valore artistico, che ha formato intere generazioni di allievi nell'Istituto statale d'arte di Fermo, dove fu chiamato dal fondatore Umberto Preziotti. L'artista abruzzese utilizza la sua capacità espressiva per muovere da forme elementari realizzando opere monumentali. La mostra ripercorre la sua produzione artistica, evidenziando l'attenta e meticolosa ricerca che realizza con lo studio analitico delle proporzioni, utilizzando moduli geometrici che si compongono per dare vita a imponenti ma armoniche figurazioni spaziali.
Castelli. Fondi dal ministero e dalla Regione
Oltre un milione di euro
per completare e adeguare
il museo della ceramica
Gianpaolo Falciatano
(il centro) Il museo delle ceramiche di Castelli ha ricevuto un finanziamento regionale di circa un milione e 400mila euro. Nel giugno scorso l'amministrazione comunale aveva richiesto un fondo da destinare al completamento e alla ristrutturazione del museo.
Il 20 dicembre il ministero dei Beni culturali e l'assessorato alla cultura della Regione hanno provveduto a destinare al Comune di Castelli la somma richiesta. Un ringraziamento personale arriva dal sindaco di Enzo De Rosa "al senatore Rocco Salini, all'assessore alla cultura Bruno Sabatini e al governatore Giovanni Pace". Il finanziamento sarà diviso in due tranche. Con la prima, di circa 774.685 euro, si completerà l'esposizione allestita nel museo; con la cifra restante verrà completamente ristrutturato l'edificio che ospita la mostra permanente. Per completamento della mostra si intende un arricchimento delle opere esposte. Attualmente sono conservate le ceramiche prodotte a Castelli dal 1400 ai primi del 1900. Esistono però, nel lasso temporale di 500 anni, vaste aree ancora non coperte. Così verranno fatte delle ricerche storico-artistiche per dare effettiva completezza al percorso allestito nel museo.
Rimanendo a Castelli, dal 12 dicembre è allestita all'istituto d'Arte Grue una mostra didattica dal titolo "Proposte per il moderno" che durerà fino al 30 gennaio. Gli elaborati, tutti rigorosamente prodotti dagli studenti della scuola, hanno una caratteristica nuova: la modernità. "Vuole essere una provocazione", dice il preside Vincenzo Di Giosaffatte, "nei confronti dell'artigianato locale che, come noto, produce per lo più lavori legati alla tradizione cinquecentesca, barocca e ottocentesca. Gli studenti invece hanno lavorato con lo scopo di dare un messaggio di modernizzazione, un monito per la produzione ceramica locale". Il tutto utilizzando tecniche innovative. Un modus operandi che comporta anche un notevole spirito imprenditoriale per la realizzazione delle ceramiche. Sempre all'istituto Grue è ospitata un'altra mostra, a cura di Antonello Rubini, che durerà fino al 30 gennaio. L'esposizione, che è a carattere nazionale, si pregerà di esporre opere prodotte da Aller, Appicciafuoco, Bendini, Di Vincenzo, Mariani, Morelli, Napoleone ed altri famosi artisti italiani ed esteri.
A Torino la mostra ungherese
(corriere romagna) FAENZA - Una selezione della mostra "Il liberty ungherese nelle ceramiche delle manifatture Zsolnay" che ha ottenuto un successo inaspettato a Faenza ora continua a TorinoUna mostra che ha portato per alcuni mesi l'Ungheria a Faenza al Museo Internazionale delle Ceramiche, con notevole successo, tanto che dall'inaugurazione di fine gennaio è stata prorogata fino ad agosto del 2002, per l'apprezzamento degli appassionati della ceramica. Una mostra, di circa 80 opere, molto significativa "Il liberty ungherese nelle ceramiche delle manifatture Zsolnay" che ha rappresentato non solo un importante momento culturale, ma anche una rivisitazione delle radici storiche del Mic.All'inizio del secolo scorso infatti, Miklòs Zsolnay, proprietario dell'omonima manifattura sviluppata enormemente dal padre Vilmos, donò a Gaetano Ballardini alcune opere che assieme ad altre costituirono il primo nucleo del costituendo Museo Internazionale delle Ceramiche.E il successo della mostra, prosegue ancora. Otto pezzi della collezione esposta a Faenza, sono ora presenti a Torino, a Palazzo Cavour, nel contesto della Mostra del Centenario.