febbraio

La ceramica si mette in vetrina
(il resto del carlino) Di rientro da Tourhout, in Belgio, dove è andato per inaugurare la mostra “Keramik - Terre d'ombra”, Daniele Biancardi, assessore alla Cultura, annuncia che la stessa esposizione sarà accolta a maggio alla Rocca Possente di Stellata. Motivo d'orgoglio per l'assessore è poi il fatto che tra gli artisti, alcuni italiani altri di origine belga, vi sono Gianni Cestari, di Bondeno, e Marco Pellizzari, di Cento. «La mostra — spiega Biancardi — ha visto un primo intervento a Vietri sul Mare, dove gli artisti hanno lavorato all'interno di un laboratorio di ceramiche. Qui hanno realizzato le loro opere d'arte, che sono poi state completate a Bondeno, alla Maref, con terra refrattaria». Prima di approdare a Stellata la mostra sarà allestita una seconda volta in Belgio, nella città di Ieper, dove la delegazione italiana guidata da Biancardi ha ricevuto, nel corso del viaggio, grande accoglienza. Dopo queste 'peregrinazioni' le opere troveranno infine sede fissa nel parco delle sculture dell'Oasi di Settepolesini, che sarà ufficialmente inaugurata il prossimo 9 giugno. c.g.

Wladimiro Tulli non ha
(il resto del carlino) Wladimiro Tulli non ha mai dimenticato la lezione del Futurismo. Animatore, assieme a Tano, suo maestro, dello storico Gruppo Boccioni, giovanissimo ha realizzato opere di assoluto valore che stanno facendo il giro del mondo. Un suo olio, Trinità area, 1938, e due collages Tra le nuvole, 1938, e Squadriglia nel sole, 1940, parteciperanno a giorni ad una mostra internazione sul Futurismo a Dortmund. Due piatti di ceramica di notevoli dimensioni (Proprio sulle dita di un bambino e E con in mezzo come una luce) sono state acquisite dalla Fondazione Carima e dalla Provincia di Macerata. Sono in allestimento poi, per il 2003, una grande antologica a Palazzo Forti a Verona e un'altra esposizione a Trento, nella terra di Depero. Quest'anno, a luglio, infine, il Comune di Pollenza gli dedicherà una mostra omaggio a Palazzo Cento. «Sarà una mostra singolare e curiosa, una vera chicca. A Pollenza — afferma l'artista — mi legano tanti ricordi, non ultimo la collettiva con 150 artisti in memoria dell'amico Umberto Peschi, uno scultore straordinario troppo dimenticato che merita di essere rilanciato su vasta scala». Ma Tulli non finisce di stupire. Sulla breccia dal lontano 1938, ancor oggi, fa progetti, rincorre i sogni, danza con le nuvole, dipinge con i colori dell'arcobaleno. Di recente la malattia lo ha segnato, ma non vinto, come si conviene ad un vero combattente per la vita e la libertà. Lui, il più giovane dei futuristi, innovatore di forme e di colori, inquieto argonauta dell'arte, guarda sempre in avanti; per lui il giorno più bello è quello che deve ancora nascere. E con quel filo d'ironia che accompagna le sue opere afferma candidamente:«Da tempo volevo lasciarmi i baffi, ma non ci riuscivo, così li ho messi posticci». Ma quelli che lui chiama amabilmente «baffi» non sono altro che due tubicini di plastica che portano ossigeno ai polmoni. «Ma con i baffi — continua — mi è spuntata anche molta saggezza. Sto vivendo una stagione difficile, ma non mi arrendo. La malattia dovrà fare i conti con me». Ecco il Tulli che non ti aspetti, un Tulli nuovo e volitivo come a vent'anni, un Tulli saggio e previdente come un antico vate. Da oltre 60 anni la sua vicenda artistica e esistenziale continua a dispensare copiosi tesori pittorici. Scrittori e poeti ne hanno cantato l'estro creativo, critici e storici la qualità della ricerca, sempre suggestiva, coinvolgente, dinamica. Già nel 1951 Ungaretti, osservando i dipinti di Tulli, ne traeva «una felicità che rimarrà nell'animo:/ per la fantasia/ di continuo nuova,/ per la spontaneità stupenda del colore,/ per l'invenzione/ non mai stanca delle libere forme». In questo viaggio creativo senza tempo egli coniuga tramonti e pleniluni, interroga l'essere e l'infinito, coglie i luoghi dell'anima, trasformandoli in immagini fantastiche e surreali, dove la levità della visione si modula con ritmi lirici e cadenze musicali. Tulli, sensibile e immaginoso com'è, pensa e dipinge in positivo, regalandoci in ogni momento uno spaccato sorridente e lievemente ironico della magica favola della vita. di Alvaro Valentini

Mostra di maioliche nella chiesa di S. Luca
La inaugura il parlamentare Dell'Utri. Quattro secoli di storia e artigianato
(gp) (giornale di sicilia) Domenica agrigentina per Marcello Dell'Utri. Il parlamentare di Forza Italia sarà durante la mattinata a Burgio dove inaugurerà, nella chiesa di San Luca, una mostra delle maioliche di Burgio dalla metà del secolo XVI al XX. Oltre a Dell'Utri saranno presenti i parlamentari Giuseppe Marinello di Sciacca e Giancarlo Pagliarini. Il nonno di Pagliarini, Ignazio Scimonelli, è nato a Burgio nel 1880. La mostra comprende circa 250 manufatti, molti dei quali provenienti da collezioni private. E' organizzata dal comune di Burgio, dalla provincia regionale di agrigento e dal centro di cultura scientifica "Alberto Scaturro". Presso il Gran Hotel delle Terme di Sciacca si è svolta la conferenza stampa di presentazione alla quale sono intervenuti il sindaco di Burgio, Mariano Merlino, il presidente della provincia, Vincenzo Fontana, l'onorevole Marinello e lo studioso di ceramica Antonello Governale. Questa sera Marcello Dell'Utri sarà a Sciacca per una manifestazione sul tema "Giustizia e Utopia" che avrà luogo, con inizio alle ore 18,30, presso l'auditorium dell'ex convento San Francesco. Prevista una rappresentazione scenica di Carlo Rivolta. Seguiranno gli interventi di don Gaetano Montana, rettore del seminario arcivescovile di Agrigento; del saccense Filippo chiappisi, già questore della repubblica; di Dell'Utri, che è anche presidente onorario de "Il Circolo".Giuseppe Pantano

Le ceramiche di Pannunzio e le tele di Spada in onore della Madonna del Fuoco
(il resto del carlino) Fra le iniziative artistiche organizzate per celebrare la festa della Madonna del Fuoco vanno ricordate: la mostra di opere devozionali mariane realizzate in ceramica da Arturo Pannunzio ed esposte nella chiesina del Miracolo (via Cobelli) fino al 17 febbraio e la mostra di opere del pittore Omero Spada allestita in via G. Regnoli n.7. Difficile è stato il percorso per dare un nome all'artista della Madonne capoletto perché è risultato fuorviante l'errore del nome a volte Panunzio anziché Pannunzio. Riconosciuto in tempi recenti come Arturo Pannunzio (nato a Campobasso nel 1891 e morto nel 1953), l'artista ha lavorato a lungo come scultore e realizzatore di stampi. Il suo nome è legato non solo alle opere devozionali, ma anche a raffigurazioni laiche fra realtà e fantasia. Le ricerche su questo artista sconosciuto sono state condotte da Arsiero Corvi e Gilberto Giorgetti che hanno curato anche la mostra. La "Madonna del Fuoco" è il tema unico delle opere di Omero Spada, il quale traduce l'immagine sacra con l'uso di materiali e tecniche varie: dal graffito alla pittura, dalle sagome ritagliate agli impasti di materia di grande spessore. In queste opere interviene anche l'uso del simbolo che contribuisce a definire la sacralità dell'immagine portatrice di luce sul buio del mondo. Pini e Pompinetti. I pittori forlivesi Antonio Pini e Vitalba Pompinetti espongono fino al 16 febbraio alla galleria «Il secondo Rinascimento» in via Porta Nova 1 a Bologna. Nella foto di Montanari: le ceramiche in mostra alla Chiesa del Miracolo di Rosanna Ricci

Este. Le opere sono a Padova Ceramica al centro oggi premiazione dei vincitori
(il mattino di padova) ESTE. Tra maggio e giugno dell'anno scorso l'amministrazione organizzò la mostra «Ceramica al centro» in questi giorni in esposizione a Padova. Oggi alle 17, all'interno dell'ufficio Turistico del Comune si terrà la cerimonia di premiazione dei ceramisti ed artisti estensi che hanno partecipato all'esposizione che tanti visitatori e consensi ha registrato. (b.a.)

Il laboratorio degli studenti per creare ceramica dal vivo
FIORANO Un successo per l'iniziativa (la gazzetta di modena) Un museo vivo, che permette di riprodurre le opere esposte, cuocerle e vedere il risultato "in diretta", tutto durante la visita. E' quanto sono riusciti a realizzare al museo sulla storia delloa ceramica del castello di Spezzano, dove da ieri hanno aperto i laboratori "Con la creta crea", riservati per ora alle scolaresche in visita (la stagione culturale infatti è sospesa in inverno) L'iniziativa, promossa attraverso numerosi canali ma anche con il passaparola negli istituti scolastici, ha avuto subito un grande successo. Nella prima fase hanno aderito al progetto 45 classi delle elementari e medie inferiori, appartenenti a tredici Comuni diversi, non tutti dell'Emilia Romagna. L'itinerario didattico si articola in due momenti che si svolgono nell'ambito della stessa mattinata. Prima c'è la visita guidata al museo della ceramica, durante il quale viene illustrato ai ragazzi il mutare delle tecniche di manipolazione della creta e dei metodi di cottura nei secoli. Il museo ceramico di Fiorano è un caso unico in Italia, perchè non espone esclusivamente ceramica artistica, ma si occupa in particolare del percorso evolutivo che ha affrontato nella storia questa tecnica di realizzazione dei manufatti, che è fra le più antiche del mondo. Vi sono custoditi, in copia o in originale, reperti che partono dalla preistoria e attraversano tutte le epoche fino ai giorni nostri. Si trovano in queste sale anche la fornace romana rinvenuta a Torre delle Oche e quella scoperta durante gli scavi del nuovo ospedale di Sassuolo. Visitata la mostra, la classe si reca nel laboratorio di ceramica e in un'attività della durata di un'ora e mezza, in base all'epoca storica scelta dall'insegnante al momento della presentazione del progetto, viene proposta ai ragazzi la realizzazione di diversi manufatti, soffermandosi sulle tecnologie e sulle tipologie decorative dell'oggetto. I prodotto finiti possono essere consegnati a chi li ha realizzati o lasciati al museo, per essere esposti o utilizzati come modelli. le visite guidate al museo della ceramica sono condotte da una guida esperta, quelle al laboratorio da un maestro ceramista. I materiali possono far comprendere e indurre a sperimentare le tecniche più semplici di produzione di manufatti, con uno sviluppo della manualità ed una conoscenza diretta delle caratteristiche dei materiali. (g.b.)

Lo scultore Carlo Previtali premiato alla rassegna Pulchra Ecclesia L'arte sacra parla bergamasco
(l'eco di bergamo) C'è anche un artista bergamasco tra i premiati alla seconda edizione della rassegna di Arti per lo Spazio Sacro Pulchra Ecclesia che si è conclusa domenica a Montichiari (Brescia). Ad aggiudicarsi il premio per la scultura del concorso interno alla manifestazione, concorrendo sul tema della «Crocefissione», è stato infatti il grande crocifisso realizzato in ceramica raku dallo scultore Carlo Previtali, che vive e opera a Grumello del Monte, presentato alla rassegna dalla galleria «Arsmedia» di Bergamo. Formatosi alla scultura all'accademia di Brera sotto la guida di Alik Cavaliere e laureatosi in Architettura, l'artista è attualmente titolare della cattedra di discipline plastiche al liceo artistico di Lovere. Apprezzata dalla giuria composta da Domenico Montalto, Luigi Marsiglia e Flavio Arensi, per la capacità di rappresentare un Cristo drammatico ma allo stesso tempo risorgente e vittorioso nella luce, l'opera di Previtali, ora destinata ad una cappella della chiesa bresciana di Sant'Angela Merici, è preziosa, nelle liquidità delle iridescenze prodotte dalla tecnica raku, ma anche inquietante, deformando il corpo di Cristo in uno spasmo di dolore che scava le fattezze del viso e il costato e torce le gambe in una posizione innaturale. Eppure la scultura è vivificata da una tensione ascendente: è come se il corpo martoriato di Cristo si allungasse, a malapena trattenuto dal chiodo confitto nei piedi, risucchiato com'è verso l'alto da una raggiera vibrante di luce. Ai suoi piedi il teschio di Adamo, la mela e il serpente, un sudario e un melograno ad evocare simbolicamente il legame tra l'umanità e la chiesa. Alla rassegna bresciana hanno partecipato anche altri artisti bergamaschi quali Patrizia Masserini, Dolores Previtali, Alfredo Colombo, Giancarlo Defendi, Mino Marra e Fabio Linari. Ba. Ma.

DEDICATO ALLA LAVORAZIONE DELLA TERRA ROSSA
Un centro congressi nell´ex cinema Sociale CASTELLAMONTE (la stampa) Dopo anni di attesa e polemiche è arrivata ad una svolta la storia dell'ex cinema Sociale di Castellamonte, in disuso dalla fine degli anni '80 ed utilizzato solo in occasione della Mostra della ceramica. Nell'edificio di via Educ nascerà un centro congressi dedicato alla lavorazione della terra rossa. Ad aggiudicarsi l'appalto per i lavori è stata la ditta Armano di Torino che avrà tempo fino a dicembre di quest'anno per ristrutturare lo stabile. Tre anni fa il Comune lo aveva acquistato per 400 milioni dopo l'accordo raggiunto con gli ex proprietari, che fino a alla fine degli anni '80 organizzarono in quei locali rassegne teatrali e cinematografiche. L'amministrazione comunale aveva poi deciso di disfarsene mettendo all'asta l'immobile. Il problema, però, è che nessuno si fece avanti per l'acquisto. Ora è stato rispolverato un vecchio progetto che prevede la trasformazione dell'edificio in un centro congressi. «In città - si lamentano in molti - non esiste uno spazio, tolto il salone della Musica che però è limitato perché troppo piccolo, da destinare ad iniziative come convegni e dibattiti». Inevitabile legare il nome dell'ex cinema sociale con una finalità che riguarderà anche la ceramica: l'edificio, costruito nel 1862, ha ospitato negli ultimi anni la sezione della mostra dedicata alla «Fiabesca» (era stato Nicola Mileti a pensare ed avviare il progetto). Secondo le intenzioni dell'amministrazione comunale, nel piano terreno sarà ricavata una grande sala per riunioni e conferenze, mentre nei piani superiori saranno ricavati spazi per le due associazioni ceramiste della città ed una mostra permanente di oggetti realizzati con la terra rossa. L'ex cinema Sociale diventerà quindi un punto di riferimento per la promozione di un prodotto che ha fatto conoscere Castellamonte oltre i confini canavesani. gp. mag.

Ceramiche durantine a Milano
(il resto del carlino) URBANIA — Le ceramiche dell'antica Casteldurante al Macef. Da domani a lunedì, le maioliche durantine faranno bella mostra di se alla Mostra di arti applicate che si tiene all'interno del quartiere fieristico di Milano. L'appuntamento vede protagonista l'artigianato artistico italiano. La prestigiosa vetrina registra, in media, 350 mila visitatori. «L'invito a partecipare — spiega Tarcisio Cleri, funzionario del comune — ci è giunto dalle Ceramiche Bucci di Pesaro che, in collaborazione con la rivista di settore DA di Viterbo, ha prenotato un grande stand all'interno del Macef. Due intere pareti ospiteranno le nostre ceramiche. In particolare i 15 pezzi già portati al Parlamento Europeo a Strasburgo in precedenti mostre». Nei due giorni clou, ovvero sabato e domenica, saranno presenti nel box anche due ceramisti che realizzeranno dal vivo alcuni pezzi di ceramica. «Per questo all'iniziativa ha preso parte anche l'associazione amici della ceramica di Urbania. Saranno infatti Orazio Bindelli alla foggiatura e lo stesso presidente del sodalizio, Silvio Biagini, alla decorazione a partecipare al prestigioso appuntamento». «Dobbiamo ringraziare le Ceramiche Bucci e Viviana Bucci — dice il sindaco Giuseppe Lucarini — l'operazione infatti ha costi bassissimi. Siamo invece certi di ottenere buoni risultati di immagine e promozione». sa.sa.

Ceramisti, frigoristi e panettieri stanno ormai scomparendo. Ma la domanda del mercato è in continuo aumento Caccia ai mestieri scomparsi Tre corsi per riportarli in vita
(il piccolo) Ceramista, frigorista e panettiere. Tre mestieri che a Trieste non si trovano più. O, meglio, è sempre più arduo trovare chi li insegni tramandandone segreti e voglia di praticarli. E proprio per rispondere a una forte domanda che proviene dal settore produttivo, a fine febbraio partiranno tre corsi di formazione di base per conseguire un attestato di Qualifica di primo livello che riconosca l’apprendimento dei tre mestieri. I corsi sono organizzati dall’Istituto di ricerche economiche e sociali del Friuli-Venezia Giulia, diretti a giovani disoccupati, approvati dalla direzione regionale alla formazione professionale e cofinanziati dal Fondo sociale europeo. «È nostra intenzione andare sul territorio e vedere quali siano i reali bisogni delle aziende. Capire cosa serva al mercato. Poi creare una seria collaborazione tra imprese e scuola», ha spiegato il responsabile provinciale dell’Ires, Lino Frascella, durante una presentazione dei corsi tenutasi nella sede della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa di Trieste. Così sono state individuate le tre figure artigianali in questo momento più richieste in città e in regione. E sono stati istituiti i corsi di formazione in collaborazione proprio con la Cna e con l’Associazione panificatori artigiani e affini per quel che riguarda i futuri pasticcieri. E proprio per quest’ultimo mestiere sembra sia sempre più difficile reperire mano d’opera. «Siamo già al terzo anno di corsi - ha spiegato il presidente dell’Associazione panificatori, Ludovini - e speriamo che stavolta riusciremo a reperire sedici studenti. È sempre più difficile trovare persone disposte ad alzarsi alle cinque del mattino per andare a lavorare. Il corso per ceramisti (800 ore di cui 400 di stage) si svolgerà a Muggia nella sede della Cooperativa sociale «Prospettiva», e prevede lezioni di ceramica artistica - come la lavorazione del gres e della porcellana, con la partecipazione anche dei famosi ceramisti di Faenza. Il corso per frigoristi manutentori (720 ore, 336 di stage) si terrà nelle aule e nei laboratori dell’Istituto tecnico Volta; quello per panificatori e pasticcieri prevede invece 400 ore di lezione, delle quali 160 presso le aziende. A ogni «percorso professionale» potranno partecipare sedici disoccupati e le iscrizioni si possono presentare sin da subito nella sede dell’Ires di Trieste di via Felice Venezian 10 (tel. 040/3220746). Nella speranza che tre mestieri così nobili e utili per la comunità, possano essere garantiti in futuro dalle mani sicure di validi e «patentati» artigiani. Alessandro Ravalico

Il rifugio degli scultori
(il giorno) BRIOSCO - All'ombra delle prime colline brianzole, nella piccola frazione di Fornaci di Briosco, esiste ancora un laboratorio dove sono passati molti artisti per modellare le loro sculture. È l'ultimo rimasto attivo in Brianza. La famosa fornace venne creata da quello che tutti consideravano un autentico maestro d'arte, Augusto Rebattini. Dal momento della sua scomparsa, l'azienda è gestita da un appassionato e instancabile creatore di soggetti in terracotta, Carlo Riva, che nel 1968 rilevò il laboratorio artistico. Oggi Riva dirige con sapienza la struttura nonostante i suoi 91 anni. Quest'anno, su iniziativa del bibliotecario Antonio Viganò, l'amministrazione comunale di Briosco per illustrare il tradizionale «Tacuin» (l'almanacco regalato alle famiglie del paese) ha utilizzato le figure degli artisti che operarono nella fornace. Il primo mese dell'anno è andato di diritto al fondatore Rebattini, che nel 1922 rilevò i locali dell'ex filanda Trezzi nell'attuale via Lambro. Insieme all'amico Guido Persico fondò una scuola di scultura, dove studiarono anche molti ebrei nonostante le disposizioni sulla fasciste sulla razza. Lo stesso Rebellini abbellì la chiesetta di Fornaci, trasformandola in un museo delle terracotte con le opere di Enrico Mazzolani, Arrigo Minerbi, Giannino Castiglioni, Franco Lombardi, Giuseppe Scalvino, Angelo Casati, Titta Sanfratello e del medese Alberto Ceppi. Il taccuino dà anche spazio ad Ambrogio Beretta, di Capriano, che realizzò «La madre di Pace», una terracotta collocata al centro di piazza Annoni. Viene anche ricordata la figura di un altro grande artista brianzolo, quel Santo Caslini scomparso un paio di anni fa. Caslini abitava a Carate, ed è l'autore dell'opera «La forza, il commercio, l'industria» in bronzo posta dinanzi alla sede della banca di Credito Cooperativo del suo paese. Realizzò anche i «Putti» di piazza Roma a Seregno e tante altre sculture, fra le quali la «Via Crucis» (1952), donata alla chiesetta della Madonna di San Bernardo. «Io addirittura ebbi il privilegio di realizzare alcuni lavori in terracotta poi smaltati con lo stesso Rebattoni - ricorda l'artista caratese Lorenzo Piemonti -. Nel 1965 e nel 1966 realizzai diverse figure femminili. E in quel periodo trascorrevo molto tempo alla fornace». Praticamente tutti gli artisti brianzoli che avevano la necessità di creare bozzetti in cotto passavano dal laboratorio di Riva. «Anch'io ancora oggi mi servo di questo laboratorio - spiega il cardiologo desiano Domenico Riva, appassionato di scultura -. Mi trovo benissimo e riesco a realizzare le opere che creo nei ritagli di tempo, per diletto. Vengo qui da tantissimi anni, ed ho incontrato molti appassionati come me. Tutti creano soggetti utilizzando la terracotta come materiale di base». di Mario Galimberti

In mostra da oggi in piazza Eleonora le sculture di Lello Porru in occasione della Sartiglia Omaggio a Su Componidori, semidio di Oristano
(l'unione sarda)Anonimo Sanlurese, al secolo Lello Porru, è un artista costantemente impegnato nella ricerca di un’espressione attraverso la forma. Cominciò molto giovane con la pittura, nella bottega di Antonio Amore, di cui fu allievo per molti anni, per poi dedicarsi alla scultura in maniera quasi esclusiva. Lo contraddistinguono in particolare i bassorilievi, in terracotta monocroma, tavolta policromi, oggi anche esposti lungo il percorso medievale del paese natio, Sanluri. La sua opera stata definita «per nulla accomodante», per l’intrinseco carattere di denuncia: le sue storie raccontano personaggi che fanno capolino dal nulla dell’esistenza, ammassati con le piccole teste deformi e inebetite. In occasione della Sartiglia, Lello Porru espone a Oristano - da oggi sino al 14 febbraio - nelle sale dell’Azienda di soggiorno (nella centralissima piazza Eleonora. Le terrecotte in mostra in questa particolare cornice sono bozzetti di un’opera mai compiuta, di cui si parlò ma che non gli venne mai commissionata. I bozzetti per il cavaliere più noto di Sardegna, il Componidori, capocorsa della Sartiglia, nascono da una felice idea di Filippo Martinez, che un anno fa dedicò una monografia del suo periodico, Eleonora, alla celebre giostra equestre, auspicando che Oristano erigesse un monumento equestre al suo semidio, l’uomo che per un giorno si trasfigura, Su Componidori; da collocare nella Piazza della Cattedrale, dove ogni anno si consuma la Sartiglia. Martinez individuava in Lello Porru l’artista che, per le doti scultoree intensissime ed emozionanti, avrebbe potuto realizzare la statua; e fu lui a commissionare i bozzetti: quelli che oggi sono in mostra a Oristano. Si attendeva una richiesta ufficiale, da parte di una delle autorità cittadine preposte all’urbanistica, ma non fu mai pronunciata. Eppure, come dice Giorgio Pellegrini in uno scritto recente, Lello Porru quel cavallo avrebbe saputo domarlo, imbrigliarlo, costringerlo... Cristiana Giglio

Un vero e proprio trionfo di colori dalle tonalità uniche e inimitabili
(la sicilia) BURGIO - Entrando a San Luca, gli occhi del visitatore vengono subito catturati dai colori vegetali delle maioliche: blu cobalto e turchino, giallo ferraccia, bianco stannifero, verde ramina. Un itinerario magico che si snoda attraverso manufatti di preziosità storico-artistica. La chiave di lettura immediata dell'esposizione è quella dei frammenti di vasellame rinascimentali trovati recentemente nelle adiacenze delle antiche fornaci di Burgio. Sono reperti floreali stilizzati, con scritture inedite, volti umanizzati. Tra questi colpisce il Sole, a volte ridente, altre volte piangente, quasi ad identificare la forte personalità dell'autore, ma anche la forza del prodotto burgitano. Dunque, brilla di luce propria l'arte figulina ospitata nella chiesa di San Luca. All'inizio del percorso troviamo un grande albarello del '500, che rappresenta un condottiero con elmo e porta la scritta trasversale «Craudiu"; forse si tratta del sovrano Carlo V. Attraverso uno specchio possiamo apprezzare anche il «verso» della maiolica, tempestata di fogliame a fiori. Il tema dei guerrieri si ripete in più manufatti. E saltano fuori altre novità. Fino a poco tempo fa, una deliziosa giara della serie dei condottieri con la scritta «Sirpintinu e Pinabella» era sta attribuita alle botteghe calatine. Oggi, però, alla luce dei cosiddetti «scarti» trovati, si ritiene che possa appartenere a maestri burgitani. Intanto, una cosa è certa: quella di Burgio è una ceramica che, sin dalle origini, ha sviluppato temi e motivi propri. Nel 1589 il vasellame smaltato si arricchisce dell'apporto di artigiani calatini come Vincenzo e Matteo Maurici, padre e figlio. E' di questo periodo un raffinato catino blu cobalto su bianco stannifero, con al centro una civetta contornata da tralci di flogliame. Da un secolo all'altro. Le emozioni sono forti per gli appassionati, i loro occhi di fronte a tanta abbondanza diventano irrequieti. Se pensiamo alla fragilità del materiale, all'uso quotidiano e alle calamità naturali, è facile intuire le ragioni per cui lo studioso rimane coinvolto emotivamente. Le ceramiche trasmettono un fluido anche al semplice curioso che si avvicina per la prima volta a quest'arte. Il neofita rimane folgorato dalla bellezza, dalla luminosità dell'oggetto. La maiolica, nel corso dei secoli, ha soddisfatto esigenze diverse, con differenti motivazioni. Troviamo, lungo il percorso, ceramiche che servivano ai signori per ostentare il grado sociale di appartenenza ed altre che servivano alla gente comune per esigenze giornaliere. Pavimenti e mattoni murali venivano commissionati dalle Congregazioni religiose per collocarli accanto ai portoni degli stabili di loro proprietà. L'esposizione è ricca di pavimenti con motivi ornamentali, paesaggi e figure allegoriche. Tra le mattonelle murali spicca una rappresentazione della «Madonna Addolorata», datata 1788, in giallo paglierino, bruno manganese, verde ramina. Non mancano le curiosità: uno scaldamani a forma di fiaschetta, dalla vivace policromia di elementi vegetali, non sfigura accanto ai più pregiati albarelli o bocce. Vincenzo Prestigiacomo

il segno Ceramica e metallo le sculture di Melotti
(la repubblica) E' un omaggio al grande scultore italiano, la mostra che la galleria "Il segno" dedica a Fausto Melotti. Trenta opere realizzate dagli anni Cinquanta fino alla scomparsa dell'artista, nell'86, disegni, ceramiche, e sculture in metallo di piccole dimensioni, ripercorrono le tappe salienti del lavoro dell'artista. Dedito, assieme al suo compagno di Accademia Lucio Fontana, a cercare un rinnovamento dell'arte italiana, Melotti, appassionato di musica, di poesia, di fisica e matematica, riesce a creare in quegli anni, usando la ceramica prima e poi un sottilissimo metallo, opere delicatissime, di straordinaria leggerezza, in cui gli esili segni che le componevano esprimevano lo stagliarsi netto delle sagome nello spazio. Poetici come i segni di Paul Klee, nei lavori di Melotti si riversano l'amore per il verso, la musicalità e la magia segreta del numero. (Via Capo le case 4. Dalle 10,30 alle 13 dalle 17 alle 19,30, esclusi sab. pom., dom, e lun. matt.). (linda de sanctis)

Goldoni Mostra a Revere
(la gazzetta di mantova) Oggi alle 16.30 sarà inaugurata nelle sale dei Capitelli di Palazzo Ducale a Revere la mostra di Franca Goldoni titolata Frammenti di vita, ossia tre linguaggi a confronto, quadri, ceramica e poesie. La mostra è organizzata dalla pro loco e dall'assessorato alla cultura del comune. Saranno presenti il sindaco Giorgio Strazzi, il presidente della pro loco Gianni Gazzi e l'assessore Mara Manzoli. Alcune poesie della pittrice saranno lette da Serena Mazzola con al violino Michele Chierchi. La mostra rimarrà aperta fino al 31 marzo. Orari: festivi compresi, 10-12 e 15- 18.30.(g.z)

Un maestro del Déco
(il resto del carlino) Gio Ponti — A Milano la Biblioteca di via Senato rende omaggio a Gio Ponti, maestro del Déco, artista eclettico attivo nell'arte della porcellana come pure nell'architettura e nell'arrendo. Con ceramiche e porcellane sono esposti disegni preparatori (nella foto, «La musica»), progetti, mobili. La mostra illustra le molte attività di Ponti attraverso un percorso cronologico e tematico, con l'ausilio di filmati d'epoca, visite guidate e laboratori didattici. Fino al 31 marzo, tutti i giorni dalle 10 alle 18; chiuso il lunedì. Informazioni: 02 76215 317 oppure 324.

Attestato a Este Ceramiche porcellane e Arte Più «Ceramica al centro» premia due ditte estensi Beatrice Andreose
(il mattino di padova) ESTE. Una bella soddisfazione e un lusinghiero successo per la Este Ceramiche Porcellane e l'Arte più di Rivadolmo. Hanno ricevuto direttamente dalle mani del sindaco Vanni Mengotto e dell'assessore alle Attività produttive Luciano Ferraretto il premio destinato ai produttori estensi che hanno partecipato all'esposizione «Ceramica al centro», una mostra aperta dal maggio al giugno scorsi. A premiarli sono stati i numerosi visitatori dell'esposizione, che hanno indicato quali migliori prodotti esposti proprio quelli dei due vincitori. A ricevere una targa e un premio in denaro c'erano Francine Fadigati per conto della Este Ceramiche Porcellane, l'unica fabbrica di ceramica cittadina che lavora per i più grandi design contemporanei, e Luigina Belluco per conto della Arte Più, tra le produzioni più apprezzate e conosciute della tradizione estense. I progetti in cantiere sono ambiziosi. Tra questi la Biennale, ossia la Settimana internazionale della ceramica e la Bottega della ceramica, un corso post diploma di durata biennale già iniziato l'anno scorso.

Le donne, la ceramica
(il resto del carlino) Occhi grandi e profondi, sensuali bocche a forma di cuore. In un universo figurativo che sfiora l'illustrazione e sfocia nel mondo dei toons. Questo il filo conduttore della mostra Le donne di Pietro Mattia Giambanco che inaugura questa sera questa sera, al Monrif Net Club. Il salotto multimediale di via Barberia 21 rinnova il suo appuntamento con l'arte. E non a caso lo fa il giorno di San Valentino con una mostra dedicata all'immaginario femminile. Alle 20 il professor Vittorio Riguzzi, presidente dell'Associazione culturale Mondotre, condurrà gli ospiti presenti alla scoperta del giovane artista. E, a conclusione della serata, buffet a base di specialità cubane offerte dal ristorante Cohiba di via Borgo San Pietro. L'iniziativa è patrocinata da tutti i circoli Rotaract del Gruppo Petroniano e dall'Associazione Bologna nel mondo. L'ingresso è libero e gratuito a tutti gli associati del Club (la tessera associativa annuale costa 6 euro). Le ceramiche e le porcellane di Guerrino Tramonti saranno invece da domani protagoniste degli spazi espositivi della Filiale Carisbo di Piazza Maggiore, 1. Un viaggio alla scoperta dei tanti piccoli tesori d'arte ceramica del grande maestro scomparso nel 1992. L'esposizione inaugura domani pomeriggio alle 18, e rimane aperta al pubblico fino al 14 giugno 2002.

In sala San Giovanni a Cuneo le opere dei maestri ceramisti
(la stampa) Il mondo indiano con i suoi colori sfumati, le atmosfere suggestive e le immagini intense dipinte su ceramica e porcellana, è il tema della mostra «Frammenti d'India», organizzata a Cuneo dalla Confartigianato provinciale, che verrà inaugurata sabato in sala San Giovanni alle 16. Saranno presenti oltre un centinaio di espositori, in rappresentanza di ditte artigiane del settore e significative scuole di pittura del Nord e Centro Italia. «Abbiamo accolto con favore la proposta, giuntaci dalla categoria dei ceramisti, di allestire una mostra ispirata a una terra così affascinante. - spiega Sebastiano Dutto presidente di Confartigianato Cuneo - Si tratta di un evento prestigioso per il mondo artigiano così intimamente legato all'arte ed alla creatività. I mille colori e sfumature dell´India coniugati alla capacità artistica della migliore tradizione del settore, sapranno offrire ai visitatori emozioni di particolare intensità». Patrocinata dalla Provincia e dal Comune di Cuneo, la rassegna proporrà il meglio della sperimentazione artistica, da quella pittorica tradizionale, alle tecniche più innovative, la lavorazione sulla sabbia e l'utilizzo degli smalti su porcellana, fino all'attività scultorea. «Nel nostro lavoro - spiega Teresita Bernocco Sartori rappresentante di categoria dei ceramisti di Confartigianato Cuneo - la sperimentazione riveste un ruolo essenziale. Attraverso la conoscenza e la pratica delle numerose possibilità di trasformazione dei colori, con l'utilizzo di diversi materiali e sistemi di cottura, si arriva a riprodurre effetti e sfumature di grande suggestione visiva». La mostra sarà aperta dal 16 al 24 febbraio. Nell'ambito della rassegna è prevista per giovedì 21 febbraio alle 21, nella Sala Falco della Provincia, una presentazione di gioielli e pietre preziose indiane a cura di Alberto Tassone, rappresentante della categoria orafi per la zona di Cuneo di Confartigianato. Inoltre, durante la cerimonia inaugurale, verrà consegnato un riconoscimento alle nove imprese artigiane cuneesi del settore ceramica che a fine 2001 hanno ottenuto l'attestazione regionale di «Eccellenza artigiana». Saranno premiate: Giuliana Barattero e Erre Ceramiche di Renata Garelli di Mondovì, Le Terrecotte di Ada Maccagno di Bra, Tessa Porcellane di Teresita Bernocco di Cuneo, Ceramiche Vigna di Guido Vigna di Cervasca, Cristiana Ferrari di Saluzzo, Studio Potter di Adriano Antoniacomi di Peveragno, le Ceramiche del Sole - PAF di Filippina Parasole di Cherasco, Michelangelo Tallone di Paesana.

Le opere esposte al Museo Atestino domenica arrivano alla Banca d’Italia di Padova Este, capitale della ceramica In risalto la scuola-bottega che è diventata una realtà formativa L'antica tradizione della ceramica estense finisce sotto lo sguardo attento dei padovani.
(il gazzettino) Domenica, alle 11, nella Sala della Banca d'Italia in via Roma a Padova si inaugura la mostra Ceramica al centro oltre lo specchio. La vetrina, che rimarrà aperta dal 18 febbraio al 31 marzo, (orari 9.3012,30 e 16-19, tutti i giorni escluso il lunedì, ingresso libero), è stata promossa dall'assessorato alla Cultura del Comune di Padova e da quello al Turismo del Comune di Este. Si ripropone nell'occasione l'esposizione che già aveva avuto un grande successo nel giugno 2001 al Museo Atestino di Este, con il concorso internazionale inserito nel progetto che ha portato alla realizzazione e avvio della Scuola-Bottega sorta a fianco dell'Istituto d'Arte "Corradini" di Este. Quest'evento vuole dare risalto ad una mostra che ha assunto un significato di notevole importanza sia per l'inserimento in terra atestina che per la tradizione ceramica, che ad Este ha radici profonde ed antiche. Inoltre, quella mostra ha portato alla realizzazione di una scuola-bottega e alla presentazione di una serie di progetti per renderla attiva. Una parentesi va riservata sicuramente alla singolare esperienza della "scuola-bottega", che intende porsi nel territorio come una realtà di formazione, uno spazio dove sorgeranno formule d'impresa per giovani che dopo un periodo di prova potranno raggiungere una loro autonomia. Formazione quindi non solo del tecnico-ceramista, ma soprattutto di una persona in grado di misurarsi con l'organizzazione di un'impresa. Per questo motivo l'esposizione di queste opere diventa la fase conclusiva di un progetto impegnativo ma significativo proprio perché attuale e concreto. Ciò che si vuole evidenziare con questa rassegna è soprattutto la continuità tra antica tradizione ceramica ed innovazione. La presenza di designer di fama internazionale insieme all'entusiasmo di giovani talenti. Ed è proprio lo specchio la chiave di volta della rassegna. Specchio che significa la continuità tra antico e nuovo tra tradizione e innovazione. Tutti i partecipanti sono stati invitati a progettare, ideare, inventare un oggetto che ruota intorno ad un tema classico per la ceramica di Este: il centrotavola. Quindi tradizione sì, ma per riportare al "centro" dell'attenzione la ricchezza e la "nobiltà" di un lavoro, di una cultura, di una materia che per la città di Este ha significato e vuole significare ancora molto. L'assessorato alla cultura del Comune di Padova ha voluto partecipare al progetto che promuove un'"università dell'artigianato", un mondo che anche nella città di Este vede importanti interpreti e protagonisti nelle varie espressioni artistiche. Ed è proprio nel settore della ceramica, di cui da secoli Este vanta il ruolo di "capitale" indiscussa, che tale progetto comincerà a prendere forma. Magari proprio a partire dall'esperienza così ricca di significati di quella "scuola-bottega" attigua all'istituto d'arte "Corradini" di Este, destinata a trasformarsi in fucina di giovani imprenditori abili nel saper valorizzare in chiave manageriale tutta l'eredità storica ed artistica legata ai ceramisti.

Fischi in mostra
(il tirreno) MONTELUPO. Tra i «protagonisti» della Bit di Milano ci sarà anche la ceramica. Il 22 febbraio è in programma un'iniziativa dedicata all'artigianato delle «Terre del Rinascimento». Nello spazio «Live», che viene alla Toscana, verrà allestito un palco con tornianti e decoratori della ceramica, una delle produzioni che sono più tipiche a Montelupo. Alla dimostrazione parteciperanno tre artigiani-artisti Paolo Scardigli (che fa il torniante), Valentina Torrigiani (decoratrice) e Alberto Cavallini. Questo artigiano, in particolare, darà dimostrazione nella lavorazione di fischi che vengono realizzati in terracotta.

Ceramica, passato e sperimentazione «Vernice» alle 12 alla Banca d'Italia per una mostra in sinergia con Este
(il mattino di padova) Si inaugura stamane alle 12 nella sala della Banca d'Italia di via Roma, che ha concesso questo spazio affinché diventi un luogo di presenza e di confronto d'espressioni artistiche, la mostra «Ceramica al centro - Oltre lo specchio». L'iniziativa ripropone, un una cornice nuova e spettacolare, un'esposizione che già era stata presentata ad Este, nella sala delle Colonne del Museo nazionale atestino, nel giugno 2001, quale parte conclusiva di un progetto ampio e articolato, che ha portato alla realizzazione e all'avvio di una «scuola-bottega», sorta a fianco dell'Istituto d'arte «A. Corradini» di Este. L'evento nasce dalla volontà di dare rilievo a una mostra che ha assunto un significato di notevole importanza: sia perché è stata allestita in un territorio, come quello atestino, che affonda le sue origini ceramiche in epoca molto antica, sia perché ha portato alla realizzazione di una «scuola-bottega» e alla presentazione di una serie di progetti per renderla attiva. La «scuola-bottega» intende porsi nel territorio come una realtà di formazione importante; vuole diventare lo spazio dove potranno sorgere cooperative o altre formule di impresa per giovani, che dopo un periodo di prova, con la collaborazione di diversi enti, potranno raggiungere successivamente una loro autonomia: formazione, quindi, non solo del ceramista, del tecnico, ma anche e soprattutto di una persona in grado di misurarsi con l'organizzazione di un'impresa. L'esposizione in mostra di queste opere assume quindi un significato ancora più importante, in quanto fase «conclusiva» di un progetto impegnativo, significativo proprio perché concreto e attivo. La continuità fra antica tradizione ceramica e innovazione viene evidenziata in questa mostra «Ceramica al centro - Oltre lo specchio» e resa ancora più verosimile dalla presenza di designers di fama internazionale, unitamente all'entusiasmo dei giovani partecipanti. Lo specchio rappresenta la continuità tra antico e nuovo, tradizione ed innovazione. Inoltre tutti i partecipanti sono stati chiamati a progettare, ideare, inventare un oggetto, attorno a un tema classico della ceramica di Este: il centro-tavola. Lo specchio diventa quindi un simbolo, che separa le due lunghe tavole espositive, sulle quali poggiano da una parte le opere dei designers, e dall'altra le opere degli studenti delle scuole italiane; ma dà allo stesso tempo continuità agli oggetti esposti che vi si riflettono. Lo specchio è un divisorio che riflette, moltiplica, continua, è una separazione effimera che rimanda a qualcosa che sta oltre... A supporto dell'innovazione c'è la tradizione, al di là dei designers di fama internazionale ci sono i giovani delle scuole. Tutto ciò serve a restituire un'effettiva centralità all'arte della ceramica, a riportare al «centro» dell'attenzione la nobiltà di una tradizione, di un lavoro, di una materia, e di una città storici.

Martedì s'insedierà il nuovo comitato Ceramica, momento «storico» A passo veloce verso il Doc A vantaggio della qualità artigianale
(la gazzetta del mezzogiorno) GROTTAGLIE - Può essere considerata una data storica per la ceramica locale: martedì prossimo si insedierà e diventerà operativo il «Comitato del disciplinare della ceramica artistica e tradizionale di Grottaglie». Lo si attendeva da anni, ecco perché il 19 febbraio - dopodomani - può essere considerata una data storica per l'artigianato artistico più in vista di questa città. Per questa cerimonia di insediamento, nella sala delle riunioni delle commissioni consiliari, a Palazzo di Città, per il Comune ci saranno il sindaco Raffaele Bagnardi e l'assessore allo sviluppo economico Cosimo Luccarelli; per l'Acai Franco Caretta; per la locale associazione Ceramisti Giacomo D'Elia; per il consorzio Ceramisti Domenico Pinto; per l'istituto d'Arte Giovanni Lenti; quindi, la direttrice del museo della Ceramica, Daniela De Vincentis; il docente universitario e componente del coordinamento nazionale per il «doc ceramico» Orazio Del Monaco, ed Anna Svelto per la commissione provinciale Artigianato, in rappresentanza della Regione Puglia. I convenuti dovranno discutere ed approvare due punti all'ordine del giorno: insediamento del comitato e modalità di svolgimento delle riunioni; elezione del presidente dello stesso comitato. Una carica importante, quest'ultima, per un compito altrettanto importante: quello di presiedere un organismo che dovrà tra l'altro esaminare i requisiti qualitativi di un manufatto che conquisti così a pieno titolo il diritto (ma sempre messo in discussione) ad entrare e, soprattutto, rimanere nel «club del doc» fra tutti i «pezzi» prodotti nei 28 centri italiani di antica e consolidata tradizione ceramista. «Il comitato del disciplinare - rende noto il Comune - è l'organismo che esprime il parere ed esamina le domande dei ceramisti artigiani, per poter essere inseriti (con tutta la linea produttiva o in parte) nell'elenco della ceramica doc. Lo stesso comitato ha anche poteri di controllo e di verifica affinché siano rispettati i requisiti previsti per il riconoscimento. E fra le altre cose, dovrà riscontrare periodicamente che i ceramisti si attengano al rispetto delle peculiarità previste nel carteggio della ceramica di qualità». Insomma, chi otterrà il riconoscimento del «doc», avrà allo stesso tempo onori ed oneri. Ma, ovviamente, a tutto vantaggio della qualità dei manufatti artistico-artigianali che rendono celebre questa città. Ciro Petrarulo

Le ceramiche «rustiche» di Cerreto Sannita
(il mattino) A cerreto Sannita, piccola cittadina in provincia di Benevento, sorse una fabbrica di ceramica che, fin dal Medioevo, diede vita ad una produzione elegante e di straordinaria freschezza nella sua impronta rustica. E', grazie al ritrovamento di alcune fornaci medioevali a San Lorenzello, piccolo centro vicino Cerreto, che si è potuto datare, con sicurezza, anche la produzione di Cerreto come anteriore al secolo XVI. Nel 1668 la cittadina fu rasa al suolo dal terremoto, furono distrutte anche le fornaci e quindi andò dispersa anche gran parte della produzione ceramica; le fornaci saranno, poi, ricostruite quando si ricostruirà tutto il paese. La ceramica cerretese ebbe un repertorio caratteristico composto da piatti, mattonelle, vasi da farmacia, zuppiere, formelle figurate, con motivi dominanti come i fiori, gli uccelli, le farfalle, ritratti con spontaneità popolaresca. I colori tipici furono il giallo ed il verde che ben risaltavano su un fondo di smalto bianco non puro, ma grigiastro o azzurrato. Vasta fu anche la produzione di vasi ricchi di scanalature e motivi ornamentali e delle acquasantiere con putti, colonnine e festoni floreali che incorniciavano le figure sacre. Gli artisti che dettero vita a questa straordinaria produzione furono molti, ma su tutti prevalse il nome dei Giustiniani. Nicola Giustiniani, detto anche "Belpensiero" per la sua originalità, fu il capostipite di una famiglia di celebri ceramisti. Egli aprì, verso il 1760, una manifattura di maiolica che restò in attività fino al 1890. Nicola volle accanto a sé collaboratori eccelsi ed estrosi, dando vita alla celebre "Manifattura Giustiniani" che, nella prima fase, produsse soprattutto oggetti decorativi e servizi da tavola. Quando la direzione passò al figlio Biagio, furono realizzati anche vasi di ispirazione greca e pompeiana, negli anni a venire si aggiungerà, inoltre, la modellazione di statuine e di grandi anfore decorate con uccelli dai vivaci colori. Le maggiori raccolte delle ceramiche di Cerreto si possono ammirare a Benevento, presso il Museo del Sannio, presso il Museo civico di Piedimonte d'Alife, presso il Museo della Floridiana ed in quello artistico- industriale di Napoli. La collezione del Museo del Sannio è sicuramente la più organica. Ricca di vasellame vario, essa offre un panorama esaustivo della ricca produzione cerretese; di grande spicco sono le numerose "riggiole" esposte, cioè quelle mattonelle, vivamente policrome, usate, all'epoca, per i rivestimenti o per i pavimenti. COSE ANTICHEAntonella Basilico

Biennale dell'arte ceramica contemporanea
(il denaro) Benevento. Nella sala giunta della Camera di commercio, si svolge (ore 11) la conferenza stampa di presentazione della terza edizione della "Biennale dell'arte ceramica contemporanea". L'iniziativa è organizzata dal Comune di Cerreto Sannita. Intervengono Francesco Gagliardi (sindaco di Cerreto Sannita), Franco Gismondi (vicesindaco di Cerreto Sannita), Salvatore Cipolla (direttore artistico della manifestazione) e Lorenzo Morone (presidente della Pro Loco di Cerreto Sannita).

Tito Chini uomo e artista"sconosciuto"
(la nazione) Oggi alle ore 17 sarà presentata la monografia Tito Chini. L'uomo e l'artista alla Sala Incontri della Cassa di Risparmio di Firenze (via de' Pucci 1): interverranno il prof. Ulisse Tramonti, l'autrice Luisa Chini Velan e il dott. Emanuele Barletti. Sarà presente l'editore Mauro Pagliai. Introdurrà il presidente della Cassa di Risparmio di Firenze Aureliano Benedetti. L'opera di Tito Chini (1898-1947) rappresenta un singolare caso nella storia dell'arte italiana contemporanea. Pur avendo operato in tutti i settori dell'espressione artistica (disegno, ceramica, architettura, pittura, arte vetraria) e nonostante una produzione copiosissima, Tito è rimasto quasi sconosciuto al grande pubblico e spesso sottovalutato anche da quanti, nel campo degli studi, si sono avvicinati alla sua opera. Le vicende personali, culminate in una drammatica quanto prematura scomparsa, hanno poi contribuito a relegarlo ingiustamente in una zona di penombra anche rispetto all'attività del più noto cugino Galileo. Era dunque necessario ricostruire la sua biografia e documentarla con testi e immagini che restituissero il giusto valore e il giusto peso a un importante capitolo dell'arte novecentesca italiana. Così, infatti, scrive l'autrice: "Da diversi anni varie ragioni mi spingevano a scrivere su mio padre Tito. Decana della famiglia e sola a potere testimoniare degli avvenimenti che ne hanno attraversato la vita, depositaria di corrispondenza e documentazione essenziali, appoggiata da familiari e amici competenti nelle ricerche sull'opera ho raccontato l'avventura umana ed artistica dell'uomo mio padre, preceduta da una presentazione della 'cornice' Chini, dell'evoluzione sociale e culturale di questa e, conseguentemente, dell'ambiente del quale Tito si è nutrito, fra passato classico rinascimentale e adolescenza liberty fino a sfociare nella sua personale e inventiva visione estetica. Poi, il suo drammatico e prematuro decesso". Per quanti non conoscono Tito Chini sarà una vera scoperta e, al tempo stesso, una sorpresa per chi, già al corrente della sua attività, potrà scoprire nel volume documenti storici e corrispondenze inedite, affiancati da riproduzioni di opere spesso mai finora pubblicate.

PER L´ARTISTA SAVONESE E´ IN PREPARAZIONE ANCHE UNA STRAORDINARIA PERSONALE IN GIAPPONE
Le "Opere recenti" di Giorgio Laveri a Bologna
Dagli acrilici su tela alle intriganti sculture in ceramica dedicate ai rullini fotografici
SAVONA (la stampa) In questi giorni, e sino al 3 marzo, l´artista savonese Giorgio Laveri espone le sue "Opere recenti", a cura di Riccardo Zelatore e con presentazione di Luciano Caprile, alla galleria "Catùs" di Bologna, dove sue opere sono esposte in permanenza. L´esposizione felsinea comprende una trentina di opere su tela e una ventina di sculture in ceramica rappresentatice dell´attività che Loveri ha maturato negli ultimi due anni. Particolare attenzione, affascinato com´è dal mondo delle arti visive e del cinema in particolare, l´artista savonese da qualche tempo sia nei dipinti che nella ceramica s´ipira in modo particolare alla pellicola fotografica e ai suoi contenitori. I rullini fotografici prendono vita nelle sue sculture, acquistano una forza espressiva che rimanda alla pop-art. I suoi ritratti sono acrilici su tela con volti di donna attraversati, per trasparenti sovrappposizioni, da strisce di celluloide. Dopo le prime personali, nel a986 ecco "Cineramica", fotogrammi fissati sull´argilla e oggetti riproducenti grandi miti della celluloide, mostra itinerante che tocca molte città italiane. Giorgio Laveri, che si appresta a sbarcare in Giappone con le sue opere per una grande personale, ha maturato varie esperienze artistiche dedicandosi professionalmente dai primi Anni Settanta alla cinematografia e al teatro. Parallelamente ha portato avantiun ciclo di ricerca pittorica su tela e ceramica, tesa a sviluppare correlazioni fra le differenti discipline artistiche.i. p.

Tesi di laurea sulla ceramica
(la nazione) SANTO STEFANO - Il sanotstefanese Christian Visdomini si è brillantemente laureato in Scienze economiche all'univeristà di Siena discutendo una interessante tesi su "L'industria italiana della ceramica e l'attuale possibilità americana". relatore il professor Nicola Dinitri. le nostre felicitazioni.

I corsi dell'Artistico
(la tribuna di treviso) Nell'ambito dei corsi di approfondimenti curricolari ed extracurricolari del Liceo Artistico, corso serale, quest'anno si affronteranno le iniziative didattiche con attivazione dei laboratori di pittura, acquerello, affresco, ceramica, modellato. Per questa ragione i docenti del corso serale intendono invitare gli appassionati dell'arte e chiunque sia interessato ai problemi relativi al mondo delle immagini. La partecipazione è libera con sperimentazione di materiali offerti dalla scuola. Le esperienze sono svolte in gruppo insieme agli studenti lavoratori già inseriti nel programma settimanale. Il progetto vuole creare le premesse per un lavoro sinergico tra realtà interna ed esterna alla scuola. Le attività di laboratorio si svolgeranno senza nessun onere per i partecipanti nella sede centrale di via Santa Caterina 10, con il seguente programma: domani, 19.30-22.30 laboratorio di pittura (prof.ssa Buosi); martedì 26 febbraio 19.30-22.30, laboratorio di ceramica (prof. Russo); mercoledì 27 febbraio 19.30-22.30, laboratorio di acquerello (Desideri); giovedì 28 febbraio 19.30-22.30, laboratorio di affresco (prof.ssa Plutino); venerdì 1 marzo 19.30-22.30, laboratorio di modellato (prof.ssa Pupo). (Info: 0422/543984, 544687).

Arriva la laurea in ceramica
(il resto del carlino) Vernice' ufficiale, venerdì mattina, per la nuova sede del corso di laurea triennale in 'Chimica dei materiali e tecnologie ceramiche' che l'Università di Bologna ha decentrato a Faenza. Il corso (che nei precedenti due anni era un semplice diploma universitario) verrà ospitato nei locali realizzati appositamente all'interno del Cnr, in via Granarolo. Gli iscritti sono dodici. Il corso, triennale, è organizzato in semestri: i primi due sono dedicati alla specifica formazione di base, gli altri quattro riguardano invece lo studio della scienza e della tecnologia dei materiali ceramici, metallici e polimerici, delle materie plastiche e dei materiali compositi. Per formare professionalmente gli iscritti, la preparazione sarà completata con lo studio dell'impiantistica industriale, dell'organizzazione aziendale, della sicurezza sul lavoro e della protezione ambientale. In sostanza lo scopo è quello di formare laureati in grado di rispondere alle esigenze del futuro impiego nell'industria chimica in generale, e nelle industrie che si occupano di produzione e lavorazione di materiali ceramici in particolare. «Per la sua specificità — dice Donatella Callegare, assessore comunale con delega all'università — si tratta di un corso di laurea unico in Italia. Per la sua buona riuscita, riteniamo fondamentale il pieno coinvolgimento del settore industriale di riferimento: perciò l'auspicio è di poter ampliare l'attuale gruppo di industrie già coinvolte al corso didattico, per renderlo pienamente rispondente alle esigenze del mondo del lavoro». Anche il 'vecchio' diploma universitario di vitivinicoltura (che viene effettuato nella prima parte a Cesena e nella seconda parte nella struttura di 'Terre Naldi' nel Faentino) ha ottenuto, come quello relativo ai materiali ceramici, la trasformazione in vero e proprio corso di laurea. Gli iscritti a 'vitivincoltura' sono attualmente 41. Il panorama universitario faentino si completa poi con la presenza del corso per infermieri professionali, organizzato dall'università di Ferrara nei locali dal presidio ospedaliero dell'Ausl che ha sede in viale Stradone. Infine, è stato inaugurato pochi giorni fa il corso di perfezionamento in materiali lapidei, legato alla facoltà dei Beni culturali di Ravenna: si tratta di un corso di specializzazione post laurea che conta su tredici iscritti. Tiziano Zaccaria

Ceramica da export con le opere di Gianni Capitani
(il tirreno) ORBETELLO. Gianni Capitani, il ceramista «ufficiale» di Orbetello ma è anche un restauratore e autore di affreschi, è sempre preso da mille impegni che lo portano in giro per l'Argentario e trovarlo, nell'antico locale di Orbetello dove ha il laboratorio, è difficile. L'artista lagunare, conosciuto e apprezzato anche all'estero, (da decenni esporta ceramiche in America), lavora come ceramista fin dalla prima metà degli anni 70, e spesso rinuncia a mostre in tutta Italia per mancanza di tempo: «Mi piacerebbe, ma prima vengono gli impegni di lavoro....purtroppo, sono solo a tirare avanti il mio laboratorio e non si trovano più giovani che abbiamo voglia di imparare questo mestiere artistico, se così vogliamo definirlo. E' triste ammettere che l'artigianato artistico sta finendo, ma è proprio così. Con la nostra generazione, si esaurirà una buona fetta di quella maestria artistica che contraddistingue la nostra Italia, e la colpa di ciò è soprattutto del sistema che, da anni, riduce sempre di più l'importanza degli spazi scolastici per l'educazione artistica ed è a scuola già in quella d'obbligo fin dalle elementari che, i giovani, dovrebbero scoprire la loro predisposizione artistica». Gianni Capitani, ha lavorato spesso per la Diocesi e sue sono molte delle opere che hanno impreziosito le chiese della provincia, a cominciare dai pannelli esterni di quella di Semproniano. Quali sono i suoi progetti? «Il mio obbiettivo da sempre, resta quello di stimolare l'attenzione dei più giovani ma pare che tutto remi contro....anche la mancanza di spazi idonei. Io, lavoro in un vecchio locale del 1600 (uno dei due di Porta Medina) ad Orbetello e sono anni che chiedo il permesso di poter usufruire anche dell'altro locale ma senza successo».

STOP AI GRANDI NOMI DEGLI ARTISTI, TORNA PROTAGONISTA LA STUFA CHE TROVERA´ SPAZIO NELLA ROTONDA ANTONELLIANA
Castellamonte: volta pagina la Mostra della ceramica
(la stampa) CASTELLAMONTE Voltare pagina: è la parola d'ordine. Ma a vedere la bozza di programma dell'edizione numero 42 della Mostra della Ceramica, c'è da chiedersi che cosa direbbe Nicola Mileti, anima e curatore della rassegna fino alla sua scomparsa, di fronte ad una manifestazione che quest'anno stravolgerà la filosofia che l'ha caratterizzata nell'ultimo decennio. "Mancano cuore e passione" si sbilancia qualcuno. Nel dettaglio: poco spazio per l'arte e per i grandi ceramisti, mentre la stufa sarà la padrona indiscussa della rotonda Antonelliana (l'idea è quella di costruirne una di 18 metri), verranno eliminati gli spazi espositivi di piazza Repubblica e dell'ex Cinema sociale (parisce la sezione delle Fiabesca, invenzione di Mileti) e sarà ridotto il periodo della rassegna, che incomincerà il 24 agosto, a tre settimane. Pomodoro, Nespolo, Manzù, Gavazzi, Mirò, Pellizza da Volpedo: nomi che appartengono al passato. Artisti che diedero il loro assenso a partecipare grazie all'amicizia che li legava a Nicola Mileti. E che oggi sarebbe arduo riportare a Castellamonte. E' sintomatica, del resto, la battuta di Fabio Garaffa, assessore al Commercio e presidente di Agecer, la società pubblico - privato che quest'anno organizza la mostra: "Per lui questi grandi artisti facevano un'eccezione, per noi no". Come dire: meglio cambiare di fronte all'impossibilità di mantenere la rassegna ai livelli internazionali in cui l'aveva proiettata Mileti. La mostra torna indietro di trent'anni, al periodo tra '70-'80, quando gli indiscussi protagonisti erano la stufa e i suoi produttori. Critico Ennio Rutigliano, direttore dell'Istituto d'Arte "Faccio": "Ci avessero coinvolti fin dall'inizio, anziché considerarci così in ritardo, avremmo potuto mantenere i contatti con i grandi ceramisti". Aggiunge: "Inutile dire che la Rotonda Antonelliana è il teatro ideale per opere d'arte e non per la stufa". Secondo Maria Teresa Rosa, presidente dell'associazione "Artisti della ceramica" ma anche titolare di una delle botteghe artigiane della città, l'edizione di quest'anno, così come è pensata, è ibrida: "Un falso ideologico - tuona -, è una forzatura dare un'identità artistica alla stufa. Che questi oggetti diventino l'elemento di attrazione mi lascia alquanto perplessa". La scelta di cambiare è motivata anche dal flop dell'edizione passata: "Ci furono solo 5 mila visitatori - conclude Garaffa - e comunque quest'anno punteremo a coinvolgere le scuole e le Unitrè di tutto il nord Italia con visite guidate". Conclude: "Speriamo di portare in un'area di palazzo Botton 300 pezzi dalle città d'arte legate alla ceramica". Giampiero Maggio

Disputa sulle ceramiche, museo in frenata
Polemiche sulla proprietà tra Opera del Duomo e Comune di Orvieto
di GIULIO LADI
(il messaggero) ORVIETO - Un progetto ambizioso, un museo della ceramica che sia anche luogo di studio e di sperimentazione, è messo in forse da una disputa sulla proprietà di una collezione di oltre 400 pezzi dalla quale non si può prescindere nell'allestimento museale. Il museo lo ha progettato il Comune di Orvieto, le ceramiche sono nei magazzini dell'Opera del Duomo. Contatti che al momento, dopo le polemiche per la nomina del consiglio di amministrazione dell'Ente che sovrintende alla manutenzione del Duomo, scoccano scintille come conduttori dell'alta tensione. "Nulla in contrario - dice il presidente dell'Opera del Duomo, Aldo Mattioni - a rispettare l'impegno preso dal mio predecessore (il senatore Tiberi n.d.r.) di conferire al museo che nasce i nostri pezzi ceramici. Abbiamo chiesto soltanto che sotto ogni ceramica venga apposto il cartellino che ne specifichi la provenienza e la proprietà e, cioè, proprietà dell'Opera del Duomo. Mi sembra una richiesta più che legittima". Non la pensano così in Comune. "Quelle ceramiche sono nostre e solo per un caso si trovano nella disponibilità dell'Opera del Duomo. Sono ceramiche che risalgono a periodi in cui Comune e Opera del Duomo non erano enti distinti tra loro. Quindi l'Opera non ne può rivendicare la proprietà". Pronta la risposta di Mattioni. "L'epoca alla quale risalgono quelle ceramiche non ha importanza - dice - perché l'Ente che io ora presiedo le ha acquistate da privati, in epoca piuttosto recente, nel secolo scorso, e di quegli acquisti c'è tanto di prova documentale nei nostri archivi". Durante il secondo conflitto mondiale la sola collezione Tordi costò ottomila lire e negli archivi dell'Opera c'è la documentazione di un lungo carteggio e una lunga trattativa, iniziata i primi anni del '900, partendo da un prezzo molto più elevato di 26.000 lire. Ora, mentre anche i lavori al palazzo Simoncelli, la ex pretura, dove dovrebbe nascere il museo, sono finiti in mezzo alle polemiche per una progettazione contestata duramente da An, in consiglio comunale, nasce anche questa "querelle" che, se non affrontata con buon senso, potrebbe portare alla chiamata in causa del tribunale. Sembra che il destino si accanisca contro le collezioni di ceramica orvietane. Anche quella conosciuta come "Collezione Moretti", dal nome del proprietario, con il Papetto, il pezzo più suggestivo, qualche anno fa finì in mezzo alle polemiche, con il proprietario intenzionato a venderla e la Provincia di Terni altrettanto intenzionata ad acquistarla, ma continui ritardi, atteggiamenti polemici, finirono per favorire l'acquisto da parte di un privato. Si pensava di aver perduto per sempre un'importante testimonianza dell'arte ceramica orvietana. Sorte ha voluto che, poi, quel privato, qualche anno dopo, innamorato di Orvieto, ne donasse molti pezzi alla città. Così che, ora, è in pratica ritornata da dove era partita.

La ceramica vietrese a Belgrado
Domani vernissage della mostra di dodici artisti salernitani
(la citta) Dodici artisti salernitani voleranno domani a Belgrado per raccontare, attraverso le proprie opere, la seduzione del Mediterraneo. ''Terre mediterranee. Aspetti della nuova ceramica salernitana'', è il titolo dell'esposizione, dedicata alle nuove realtà della ceramica d'arte nel salernitano, con un'attenzione particolare a quelle attive a Vietri sul Mare. In vetrina una selezione di ceramisti attivi in in più aree del territorio provinciale, Agropoli, Montecorvino Rovella, Salerno, la Valle dell'Irno, Vietri sul Mare, che da anni si dedicano alla sperimentazione ed alla rivisitazione dei classici clichè artistici della ceramica della Costiera. Si tratta di Salvatore Autuori, Daniela Cannella, Enzo Caruso, Sofia De Mas, Nello Ferrigno, Lucio Liguori, Stefania Marano, Alessandro Mautone, Augusto Pandolfi, Mariella Siani, Mariella Simoni, Ferdinando Vassallo. Dal 1 al 30 marzo la mostra sarà ospitata presso il Museo di Arti Applicate di Belgrado, promossa dalla Provincia di Salerno, dal Comune di Vietri sul Mare, dall'Istituto Italiano di Cultura di Belgrado. "L'esposizione - spiega il curatore Massimo Bignardi - si offre come una visione d'insieme della fervida congiuntura culturale e creativa che vive in questi anni la ceramica salernitana e, soprattutto vietrese, antico centro di tradizione ceramica della celebre Costiera amalfitana. Una situazione che ha contribuito ad accelerare quel processo di avvicinamento di giovani artisti, attratti in modo particolare dalla capacità della ceramica di esprimere il contatto immediato sia con la manualità, sia con la possibilità di sovvertire, con spirito anarchico, l'irruente predominio del design". Lo spirito dell'esposizione sembra essere quello proposto da Rimbaud e ripreso poi, negli anni Sessanta dal critico salernitano Filiberto Menna, si essere ''assolutamente moderni''. Una modernità che non è rottura tout court con la tradizione, ma reinvenzione e rivalutazione di quelle formule che resero la ceramica il punto di forza della Divina. Le opere in mostra tracciano sei itinerari di ricerca: dall'immaginario magico-tribale, trasposto in segno di Mariella Simoni e Lucio Liguori, ai poetici vasi-oggetti realizzati in questi ultimissimi mesi da Daniela Cannella, Salvatore Autuori, Ferdinando Vassallo, ai grandi vasi realizzati con la tecnica del raku da Augusto Pandolfi, fino alle ''forme'' costruite a colombino da Sofia De Mas o da Stefania Marano. "L'occasione - scrive il presidente della Provincia Andria nella prefazione del catalogo - si configura importante per ampliare ulteriormente l'orizzonte di un confronto a tutto campo anche con quelle realtà apparentemente distanti da quella tradizione culturale, sebbene percorse dal sottile filo di una contaminatio per tanti versi affascinante e nello stesso tempo ancora inesplorata". (b.c.)