gennaio

Nove. Definiti i programmi dell'istituto culturale
Museo della ceramica Le opere di Carotti in una grande mostra
di Riccardo Bonato

(il giornale di vicenza) Un 2003 che comincia a Nove con i fuochi d'artificio, non solo per la notte di San Silvestro, ma anche per il "Museo civico della ceramica". Saranno davvero numerosi e qualificanti gli appuntamenti che si susseguiranno durante i prossimi dodici mesi a palazzo De Fabris, prestigiosa sede museale. Dunque un nuovo anno ancora all'insegna della cultura e della passione per la ceramica a cominciare dalla serata di presentazione delle donazioni giunte nel corso del 2001 e del 2002. Entro febbraio è previsto il consueto incontro pubblico, dove saranno presentati gli oggetti entrati a far parte delle collezioni del museo civico. Tra gli aspetti culturalmente più importanti c'è anche l'impostazione di un progetto editoriale per la pubblicazione del catalogo del museo civico, che vedrà la luce in una versione che varca i confini novesi, come spiega il conservatore del museo civico, professoressa Katia Brugnolo: "Stiamo avviando dei proficui contatti, l'idea è di realizzare un unico catalogo per i musei della ceramica dell'area del Bassanese. In un unico cofanetto, potranno essere inseriti i cataloghi del museo civico di Nove e di quello dell'istituto d'arte e del museo della ceramica di palazzo Sturm di Bassano. Questa idea, lanciata unitariamente da Nove e Bassano è stata molto apprezzata anche dalla Regione, che prevede la pubblicazione di un prodotto appetibile e di interesse nazionale. Ritengo che questa possa essere un'operazione particolarmente vantaggiosa per Nove; basti pensare che i visitatori del museo della ceramica di Bassano, acquisteranno il catalogo anche con le informazioni relative a Nove e per questo saranno stimolati ad una visita della nostra realtà - spiega la prof. Brugnolo -. Ci attende un lavoro di almeno un paio d'anni, ma il nostro obiettivo è di aprire sempre nuovi collegamenti con Bassano, lasciando da parte tensioni politiche, economiche e culturali". Tra le iniziative "pubbliche" del museo di Nove ci saranno poi delle mostre. Prevista una rassegna in sala De Fabris dedicata a Giovanni Venzo. Per settembre, in occasione della "Festa della ceramica", il museo aprirà le porte a una mostra monografica, la prima, dedicata al ceramista Romano Carotti, un artista nato a Civita Castellana nel 1926, scomparso nel 1972, ma trapiantato novese e autore di numerose opere. Saranno presentate le opere che sono state raccolte e catalogate in tempi recenti. Si tratta di sculture interpretate con efficace vena ironica e caricaturale, in terracotta. Nella stessa occasione saranno esposte le sculture in terracotta di un noto artista cinese, che tre anni fa vennero donate al museo di Nove dalla Biennale di Venezia. Le statue cinesi sono state sistemate e cotte da Alessio Tasca, che ha anche effettuato delle ricerche culturali su questo ciclo di sculture. Durante il 2003 è previsto pure un riassetto generale delle sale del museo, con l'allestimento di nuove bacheche, l'inserimento di nuove parti grafiche, comprese le didascalie dei singoli oggetti, il tutto per rendere sempre più godibile agli occhi dei visitatori, questo vero scrigno dell'arte ceramica.

CERAMICA CONCORSO INTERNAZIONALE
(la nazione) GUALDO - Il concorso internazionale della ceramica tornerà ad essere un appuntamento annuale. Già da quest'anno, dopo l'interruzione legata alla mancanza di finanziamenti. La Pro Tadino nel 2003 potrà disporre di un contributo di 150.000 euro per le spese di organizzazione e i premi da assegnare. L'edizione di quest'anno riprende una tradizione culturale ed artistica consolidata negli anni, dalla metà del secolo scorso, che aveva visto presenti i migliori artisti del settore. Il tema del concorso è "La ceramica come arredo urbano". Il presidente Gianni Smacchi e la Pro Tadino ora predispongono il bando che verrà inviato entro i primi di febbraio a tutti gli artisti che hanno partecipato alle precedenti edizioni ed a chi ne farà richiesta.

CERCANSI RICORDI IN CERAMICA
Avete dei pezzi di ceramica particolari, commemorativi o souveniristici eseguiti durante il XX secolo? La Fondazione Cino Mularoni li sta cercando. Infatti la Fondazione è organizzatrice della mostra dedicata, appunto, alla "Ceramica Pubblicitaria Sammarinese", mostra che aprirà in luglio. Sarà un nucleo di opere importante e numeroso che unisce la riscoperta di un filone artistico alla preziosità delle tecniche utilizzate dalle diverse manifatture sammarinesi come Casali, Masi, Marmaca, Titano, Libertas, Sam. La ricerca delle opere, affidata ad Emanuele Gaudenzi, esperto di ceramiche del Novecento ed autore di analoghe pubblicazioni sulla produzione faentina, ha permesso di riunire oltre 300 pezzi. Adesso la Fondazione, da sempre tesa a valorizzare l'interesse culturale e scientifico che circonda il settore ed il prodotto ceramico, vuole ampliare le dimensioni della mostra, invitando i possessori di pezzi autentici a collaborare, proponendo nell'esposizione gli oggetti artistici di cui sono in possesso. Benchè prodotti con intenti esplicitamente commerciali, i manufatti testimoniano in modo eloquente l'ingegnosa capacità degli artigiani alle prese con tecniche e materiali diversi per fornire il prodotto migliore al prezzo più contenuto. Chi fosse interessato ad offrire in esposizione i pezzi autentici di cui dispone, può rivolgersi, per informazioni a Stefania Leardini telefono 0549-996037 tutti i giorni lavorativi dalle 10 alle 12.

PRESTO 3 MUSEI TUTTI DA GUSTARE
(la nazione)MONTELUPO FIORENTINO - Procedono spediti i lavori di ristrutturazione e costruzione di nuove aree a Montelupo: sono diversi infatti i 'cantieri' aperti. Uno si trova nella zona Artinvetro: il piano regolatore approvato in consiglio comunale prevede la realizzazione in questa zona di un ampio spazio di appartamenti e negozi. La frazione Erta, già in fase di espansione in questi ultimi anni, vedrà sorgere in questa area inutilizzata negozi di ogni genere (una sorta di piccolo centro commerciale) e varie abitazioni, secondo la concezione adottata a Montelupo da alcuni anni a questa parte. Avanzati anche i lavori in piazza della Libertà: questi concernono la sistemazione del centro storico in vista di "Montelupo 2003", anno in cui la cittadina della ceramica festeggia gli 800 anni di vita. Concludiamo con la vecchia chiesa di S. Lucia all'Ambrogiana, originaria della frazione, che sarà riservata a Museo dell'arte sacra. Considerando anche i lavori alla frazione Torre per la creazione di un Museo del vetro, Montelupo sarà dotata entro breve termine di tre edifici museali: ceramica, vetro e arte sacra. A.S.

LIBRI E RICERCHE CERAMICHE IN INTERNET GRAZIE AL MUSEO
(rdc) Il Mic è coinvolto nel progetto europeo 'Ceramica-Cultura-Innovazione', di cui si è concluso il primo anno di attività. Vi partecipano sei Musei europei specializzati nella ceramica: il Museo delle Ceramiche in Faenza per l'Italia, il Porzellan Museum in Herend in Ungheria, il Deutsche Porzellanmuseum in Hohenberg in Germania, il Musèe national de porcelain Adrien Dubouchè in Limoges in Francia, il Museu Nacional do Azulejo di Lisbona in Portogallo e il Potteries Museum and Art Gallery di Stoke-on-Trent, in Inghilterra. Tra i sottoprogetti in corso di elaborazione, il Museo delle Ceramiche ha avviato la catalogazione delle biblioteche e degli archivi esistenti. Il Museo, che possiede il maggior patrimonio letterario con 56.000 pubblicazioni specializzate, deve realizzare un data base con tutta la letteratura sul periodo e sulle tematiche del progetto europeo, che copre il periodo dal 1851 ad oggi. Il Museo ha messo in consultazione tramite Internet una prima parte dei propri cataloghi. A partire dall'indirizzo: http://opac.provincia.ra.it/h3/h3/ase e selezionando la biblioteca del Museo presente alla voce 'Faenza. Museo Int.le delle ceramiche' è possibile fare ricerche per autori, titoli e soggetti.

Borrelli, l'ultimo ceramista vietrese ''naif'' In un lavoro di Sergio Pinto le opere di un artigiano dell'argilla il profilo Nel catalogo le foto di Tateo
Mario Maiorino

(la città) Si scoprono e si tolgono i veli a un ceramista atavico che viene da lontano, dall'antica Vietri sul Mare, fucina di uomini che con le mani hanno sempre lavorato l'argilla. Parliamo di un anonimo fino a pochi giorni fa, ora Enzo Borrelli, scoperto ceramista nato, per istinto e per volere, di una volontà a penetrare nel mondo e nella vita con una sicurezza virtuosa e, più che altro, con la mano che calca la creta. Borrelli fa il ceramista allo stato brado, senza sapere di un suo sconfinamento tra quanti, pittori, scultori e poeti sono apostrofati e non sempre a ragione, naif, ma che tali non sono perché hanno un animo che sa di poesia della natura. E' un protagonista per se stesso; ma è anche un uomo semplice che, senza volerlo, è un poeta che fa della prosa con una semplicità cristallina che sarà poi da Biagio Cassetta tradotta in smalti che con la loro assenza riportano all'antico mestiere, completo, del ceramicaro. Ed è anche un protagonista involontario che, visto e conosciuto dapprima da Giovanni Bilotti, poi da Vito Pinto che ne ha scritto, con l'ausilio di Antonio Tateo, fotografo esperto del bianco e nero, è stato assunto in sembianze pure, senza orpelli e senza retorica. Sicché, a voler bene intendere la natura di questo viaggio avventuroso in una ceramica antica e nuova di Borrelli, diremo che i protagonisti sono , per tendenze oblique, diversi: il primo, di primo piano, è senza alcun dubbio, Enzo Borrelli; il secondo è Giovanni Bilotti; il terzo è Vito Pinto che ha tirato fuori con il suo tatto di esperto in ceramica vietrese il magistero di un uomo incolto ma ricco di naturale cultura; il quarto è Antonio Tateo che ci mostra del primo attore con gli scatti più intricanti il suo modo di lavorare passo dopo passo; e, dulcis in fundo, veramente dulcis, l'altro, il conclusivo, è Biagio Cassetta che gli ha donato i colori, azzeccati e accarezzati a un cotto, di per sé autentico di vita. Allo stringere, tutto è diventato una suonata a più mani, rimaste poi quattro. Ma il protagonista puro, nobilitato dalla sua semplicità,senza progettazione e senza meditata costruzione, rimane lui, Enzo Borrelli, che al momento è frastornato per tanto rumore che all'improvviso gli si è fatto intorno e che, da primitivo, ha a che fare con l'argilla allo stesso modo di come il pastorello crea con il suo zufolo emittente flebili note. Egli canta e senza volerlo, fa della sua poesia il canto di una terra antica, patria di una tanti ceramisti passati alla storia nell'anonimato . Per Borrelli non sarà così, no; perché è stato scoperto e riconosciuto da uomini che gli hanno eretto un monumento alla semplicità e alla naturalezza del fare e dell'operare. Enzo Borrelli segna ancora un passo nella tradizionale ceramica vietrese. Si dirà certamente di molto, di poco o nulla sotto il suo sole, ma non potrà mancare il rimando a una vita fatta di emozioni da provare nella conseguenza di un ritorno a un antico col nuovo.

Intervista ad Alessio Tasca, vincitore del premio di cultura "Città di Bassano"
"La ceramica, la mia vita"
Da mezzo secolo alla costante ricerca del nuovo

di Silvano Ferraro
(il giornale di vicenza) "Per favore, non chiamatemi artista!". Quasi si schermisce, Alessio Tasca, dinanzi a chi lo definisce così, ma se non è un artista lui, chi può fregiarsi di tale titolo? A 74 anni, può a ragione essere considerato come uno dei personaggi più genuini e veri del mondo della ceramica bassanese. In mezzo secolo di attività, ha lasciato un segno indelebile in un settore che gli deve moltissimo. Non è un caso, insomma, se la scelta del personaggio cui assegnare il premio di cultura "Città di Bassano" edizione 2003 è caduta su di lui. Gli sarà consegnato domenica 19 gennaio, giornata dedicata al patrono della città, San Bassiano. Un riconoscimento importante, per un ceramista che ha fatto della ricerca una vera e propria ragione di vita. Ricerca dell'innovazione, del cambiamento, in un settore che ha vissuto per tanto tempo e continua tuttora a vivere su quella che Tasca definisce "ripetizione", evitando con cura il termine "copiatura". L'artista, reduce da una serie di mostre di successo, si divide attualmente tra la sua "fabbrica" di Rivarotta e la casa di Fara Vicentino dove vive con l'artista tedesca Lee Babel, sua compagna e appassionata collaboratrice da venticinque anni. "Ricevere il premio di cultura "Città di Bassano" mi fa un grande piacere - spiega Alessio Tasca -. Sinceramente non me l'aspettavo e sono molto contento. È un riconoscimento che non premia solo me ma anche la scuola d'arte di Nove, culla di una tradizione importantissima. Ho insegnato all'istituto d'arte per vent'anni e una parte di me è rimasta lì". - Com'è nata questa sua passione per la ceramica? "È amore che mi porto dentro da piccolo. Abitavo a due passi dalla fabbrica Antonibon, dove lavoravano le mie sorelle. Ci andavo spessissimo. Era una ambiente affascinante e accogliente. Da non sottovalutare poi la presenza di mio padre, pittore, decoratore e musicista. È stata una figura molto importante per me". - Una passione quasi innata, insomma; in che modo si è sviluppata? "Attraverso lo studio prima e l'insegnamento poi. Ho studiato a Nove e a Venezia, dove ho conosciuto alcune persone che hanno avuto un ruolo importantissimo nella mia formazione. Ricordo in particolare Giovanni Petucco, Andrea Parini e Romano Carotti. È stato quest'ultimo, ad esempio, a spingermi verso Venezia. Mi ha insegnato a capire le cose e a vedere avanti nel tempo. Gli devo molto e in settembre gli dedicherò una mostra. Molto importanti, infine, sono stati i vent'anni in cattedra all'istituto d'arte De Fabris, anche se, per la verità, non mi sono mai dedicato esclusivamente all'insegnamento". - Ad un certo punto c'è stata una svolta... "È stato alla fine degli Anni Settanta. Ho scoperto di essere proprietario di una vecchia fabbrica di ceramica in località Rivarotta, risalente addirittura al '600. Era ridotta a poco più di un rudere. Di buono c'erano solo i muri, ma sotto c'era un mondo da scoprire. In quel laboratorio avevo lavorato nell'estate del '47, e avevo guadagnato il mio primo stipendio da studente. Nel '79 avevo appena smesso d'insegnare e, assieme a Lee Babel, mi sono dedicato anima e corpo ad un intervento di recupero che mi ha regalato soddisfazioni immense. È stata un'esperienza unica, ma che mi è costata anche non poche critiche. Qualche mio compaesano è arrivato al punto di darmi del pazzo. Stavo facendo qualcosa di incomprensibile e di inutile per la maggior parte dei ceramisti. Il settore aveva già subito una trasformazione totale. Era, già da tempo, tutto votato alla produzione". - Una produzione sulla quale aleggia da diversi anni lo spettro della crisi... "Ma quale crisi! Il settore della ceramica ha sempre conosciuto degli alti e bassi. È legato ai gusti che cambiano. Adesso in giro vedo solo negozi di magliette, ad esempio. Il problema è che le cose veramente belle sono poche. Perfino gli antichi Greci riuscivano a fare ceramiche brutte da esportazione. La questione non riguarda solo Nove, ovviamente. Sono da sempre critico verso certi atteggiamenti, certe situazioni fatte passare per problemi. La realtà è che manca la volontà di rigenerarsi". - Qual è secondo lei la ricetta per uscirne? "È appunto la voglia di cercare, di creare e di proporre qualcosa di nuovo. Mi trovo spesso in contrasto con quanti si limitano a sfruttare la tradizione ai fini della produzione, chiamandola arte. Ci sono tanti cartelli, in giro, che inneggiano alla ceramica d'arte. In realtà, di arte vera ce n'è poca. C'è un grande bisogno di innovazione, non ci si può limitare a quella che io definisco "ripetizione". - Che progetti ha per il futuro? "Alla mia età, i progetti devono purtroppo fare i conti anche con... l'età. In pratica i limiti non sono nelle idee o nei pensieri ma nelle forze, anche perché sono uno cui piace arrangiarsi. Faccio tutto da solo, insomma, e a lungo andare diventa faticoso. L'obiettivo principale, per il momento, è puntato innanzitutto sulla mostra che in settembre dedicheremo a Romano Carotti. Sarà un appuntamento importante, il dovuto riconoscimento ad un personaggio che merita di essere ricordato e celebrato".

Pizzi blu in rassegna a Mondovì
(la stampa) MONDOVI´. L´assessorato Cultura del Comune sta lavorando con efficacia alla salvaguardia dei simboli manifatturieri e decorativi che hanno identificato la città nei secoli per la ceramica decorata. Dopo la mostra sull´antico marchio "Sfinge della Vittoria" s´inaugura domani alle 12 nell´ex chiesa di Santo Stefano a Breo la rassegna "Pizzi blu" in omaggio alla decorazione dei piatti della ceramica monregalese. Si punta ora sul Novecento con 150 pezzi difficilmente reperibili fuori dalla raccolta di chi organizza la rassegna. Lo scopo della mostra resta quello di evidenziare anche le produzioni odierne come il rinato marchio della vedova Besio, la ceramiche La Vecchia Mondovì, gli artigiani delle botteghe di Piazza e il Centro di formazione professionale, abbinato ad alcune tavole dell´avanzamento dei lavori del Museo della Stampa. Orario: visite guidate dal venerdì alla domenica dalla ore 16 alle 19. Fino al 9 febbraio.

CERAMICHE: GIALLO DELLE COPIE AI MUSEI CIVICI?
(rdc) PESARO - "Ho dubbi molto forti che alcuni pezzi della collezione di ceramiche Mazza, esposti al museo civico, siano delle copie di originali del Cinquecento". Ad aprire questo "giallo" artistico è Giuliana Gardelli, riminese, esperta in ceramologia, aiutante di campo dell'ex soprintendente ai beni architettonici Maria Luisa Polichetti, esperta e curatrice di alcune mostre sia per l'Accademia Raffaello di Urbino che per Piobbico. Quando s'è accorta di questi 'errori'? "Quando recentemente sono venuta a vedere, terminati i restauri, la nuova sistemazione della collezione Mazza. Per il mestiere che faccio io, è quasi un obbligo: per la ceramica il museo di Pesaro è uno dei più importanti del mondo". E' allora... "Secondo me alcuni pezzi istoriati di scuola urbinate e pesarese rinascimentale sono delle belle copie, ma delle copie. Giravano già delle voci su questo problema per cui sono anda lì per controllare di persona". E quando sarebbe successo questo pasticcio? E' antico, moderno...? "Credo che le sostituzioni possano essere datate tra le fine dell'Ottocento ed i primi del Novecento cioè durante il periodo in cui stavano sorgendo le scuole d'arte. Un problema non solo di Pesaro, ma anche di altre città. A quel tempo la collezione Mazza era esposta in alcune sale comunali e dalle scuole arrivavano lì e prelevavano i pezzi per poi studiarli. Non occorrevano nè documenti nè firme. Era poi il periodo in cui i grandi musei stranieri compravano: così sono nate grandi collezioni come quella dell'Hermitage. Noi eravamo una nazione povera e succedeva di tutto. D'altra parte nelle rinascenti scuole di ceramica, com'è successo a Pesaro, c'erano anche grandi allievi come Tito Magrini, Vincenzo Molaroni e Ferruccio Mengaroni che nel riprodurre l'istoriato cinquecentesco erano bravissimi. In quel periodo potevano succedere di queste cose: partivano dal comune pezzi antichi e tornavano indietro copie moderne". E se il problema fosse all'origine... "Non credo proprio, la collezione Mazza nasceva nelle grandi casate delle città. Ho pochi dubbi sulla originalità". L'affare dov'era? "Una bella copia può andare, oggi, dai 1.500 ai 3.000 euro fino ad un massimo di 5.000. Un originale di scuola pesarese o urbinate può raggiungere anche i 150 mila euro. Stessa cosa, proporzionalmente, nel secolo scorso" Adesso che fare? "Il problema non è solo di Pesaro, ma di tanti altri musei dove i pezzi non originali sono stati catalogati a parte. Basta farlo anche ai musei civici". Lei sa che il direttore dei musei di Pesaro, Giancarlo Boiani è considerato un nume tutelare nel campo della ceramica? "Sì, sì lo conosco benissimo. Ma lui è un esperto del periodo Liberty e non Rinascimentale". Altri problemi al museo di Pesaro? "Sì, alcune attribuzioni sono state cambiate ma questo succede nel nostro campo. Ma ci sono anche datazioni secondo me errate: un esempio è quello splendido gruppo plastico formato da "Madonna che adora il Bambino" i cui tratti stilistici rilevano moduli tardo-gotici è stato 'declassato' dal tardo '400 pesarese al tardo '500 ed attribuito alla bottega dei Patanazzi di Urbino, importanti maiolicari già tesi verso le novità del barocco". Al museo che dicono? Cadono tutti dalle nuvole. Maurizio Gennari

A GIANCARLO BOJANI LA FORTUNA D'ORO PER IL 2002
(rdc) FANO - La commissione del premio "La Fortuna d'Oro", composta dal presidente Cesare Carnaroli e da Massimo Seri, Valentino Valentini, Vincenzo Minardi, Samuele Giombi, Carlo Moscelli, Franco Battistelli e Riccardo Mazzoní, ha assegnato il Premio per l'anno 2002 al concittadino, professor Gian Carlo Bojani. La cerimonia di consegna del Premio, assegnato a cittadini fanesi che si siano particolarmente distinti in vari campi, onorando così la città di Fano, è stata programmata per sabato 8 febbraio alle ore 17 alla Sala Verdi . Giancarlo Bojani nell'occasione terrà un conferenza sulle ceramiche nelle nature morte del pittore fanese Carlo Magini. Bojani è considerato uno dei massimi esponenti mondiali della ceramica. Dal 1979 al 2001 è stato direttore del Museo delle Ceramiche di Faenza ed attualmente dirige i Musei Civici di Pesaro ed insegna all'Università di Urbino Storia delle arti decorative e industriali e Storia della ceramica. Premio della cultura della presidenza del Consiglio dei Ministri per il 1989, cavaliere Ufficiale della Repubblica dal 1992, nel 1999 ha ricevuto il prestigioso premio della Ceramic Art Foundation di New York. E' membro del Who's Who International, del Comitato scientifico dell'Association Internationale pour l'Etude des Céramiques Médiévales en Méditerranée Occidentale, del Consiglio Scientifico per il rinnovamento e ampliamento del Museo Nazionale "A. Dubouché" di Limoges e, per l'Italia, del Comitato Internazionale per il progetto dell'UE "Cultura 2000". Bojani è anche presidente onorario della Fondazione per la Ceramica e le Arti Applicate di Nuoro, socio corrispondente dell'Accademia marchigiana di Arti e Scienze, dell'Accademia Raffaello di Urbino, dell'Accademia degli Incamminati di Modigliana. Ha realizzato importanti progetti museali.

Realizzate durante la Biennale di Venezia Al museo di Nove le "Terre cinesi"
(il giornale di vicenza) di Riccardo Bonato Tra i programmi del "Museo civico della ceramica" di Nove c'è anche la presentazione ufficiale al pubblico del ciclo di sculture realizzate dall'artista Cai Guo-Qiang durante la Biennale di Venezia del 1999. L'interessantissimo ciclo è stato recuperato grazie all'interessamento dell'artista novese Alessio Tasca e di Lee Babel, con il contributo della Regione Veneto. Il complesso ciclo di statue in creta, realizzate in dimensioni reali, venne creato in parte dal vero durante la 48° Biennale a Venezia da Cai Guo-Qiang e dalla sua equipe, davanti agli occhi dei visitatori della mostra che si tiene ai Giardini di Castello. Vennero realizzati una cinquantina di gruppi scultorei replica delle figure della "Rent Collecting Courtyard", altro ciclo scultoreo che pure in tempi difficili venne commissionato dall'attiva nomenclatura della rivoluzione cinese per ricordare le imposizioni sul popolo cinese dell'oscuro periodo medievale. L'intento dell'artista Cai, non è stato certo quello di riprodurre la propaganda del governo di Mao, il ciclo di statue del 1999 ricorda eventi come il ritrovamento del 1974 del celeberrimo esercito in terracotta dell'imperatore Quin Shihuangdi, oltre che assumere una nuova interpretazione alla luce della moderna globalizzazione. L'artista cinese realizzò il grande ciclo di sculture lasciandolo al crudo, affascinando Alessio Tasca e la ceramista tedesca Lee Babel che per salvare dall'immaginabile distruzione il ciclo, proposero di "cuocere" alcuni tra i gruppi scultorei più grandi. Tasca e Lee Babel contattarono l'autore delle opere e la fondazione "Annie Wong" di Vancouver che aveva sponsorizzato la realizzazione delle sculture, ottenendo il permesso per recuperare le più grandi con la cottura. Nell'operazione venne coinvolta la Regione Veneto che finanziò le complesse fasi del trasporto di dodici sculture a Nove dove Alessio Tasca ha potuto felicemente portare a cottura i gruppi plastici. Dell'esito, più che positivo, della vicenda è stato già informato il direttore della biennale del 1999 Harald Szeemann e anche l'artista che vive a New York. Le "Terre cinesi" saranno esposte durante le manifestazioni estive del "Museo civico della ceramica" a Nove, in concomitanza con l'allestimento della mostra dedicata a Romano Carotti e durante il periodo della "Festa della ceramica". Dell'iniziativa della mostra e della complessa operazione di salvataggio, sono già stati informati lo scultore Cai Guo-Qiang, direttore artistico della Biennale del 1999 Harald Szeeeman, Regione Veneto, lo studioso novese Nico Stringa (docente a Venezia) e la "Annie Wong Foundation" di Vancouver. La presentazione in pubblico della collezione delle statue cinesi sarà per Nove uno degli eventi culturali più importanti del 2003.

ESTE
(il gazzettino) La scomparsa di Don Lurio ha lasciato un piccolo vuoto anche a Este, dove il noto ballerino veniva spesso. Lo ricordano Giovanni Battista e Francine Fadigati, titolari della Este Ceramiche e Porcellane che con Don Lurio avevano avviato un intenso rapporto, che andava ben al di là del lavoro sulla ceramica, al quale l'artista si era votato negli ultimi anni. L'amicizia fra Don Lurio ed Este nacque nell'88, quando il ballerino si presentò ai Fadigati per proporre alcuni disegni. Per i forni di via Girometta ha disegnato i piatti a buccia d'ananas che sono stati venduti in tutto il mondo, mentre meno successo hanno riscosso i suoi "pinguini" ai quali era molto affezionato. "Era un'amicizia vera e sincera quella che lo legava alla nostra città -racconta la signora Francine, sfogliando album di fotografie e schizzi -al punto che il 7 dicembre scorso, nella sua ultima apparizione in Rai, si sentì di salutare gli amici di Este. Da Este fece un'altra apparizione televisiva con Uno Mattina tre anni fa, un'intera mattinata in diretta, iniziata sul ponte della Girometta e proseguita nei laboratori della Este Ceramiche". In quei laboratori tutti lo conoscevano e lui stava con tutti, curioso e meticoloso, chiedendo continuamente pareri e consigli per appagare la sua voglia di imparare questa difficile arte alla quale si era avvicinato dopo aver abbandonato le scene. "Trovava Este un luogo ideale per soggiornare, perché la gente lo salutava con calore ma non lo disturbava. Ricordo la prima volta che venne a Este, lo portammo alla sagra del Tresto e fu un allegro bagno di folla".L'ultima sua visita a Este avvenne ad ottobre, in occasione dei concerti delle Città in Armonia; quella volta venne anche la sorella da New York, la quale si stupì della notorietà del fratello, salutato pubblicamente dal sindaco nella presentazione della serata. "Ci sentivamo spesso al telefono e avremmo dovuto andare da lui a Roma per Natale: purtroppo non ci è stato possibile e adesso questo è un grande rammarico". Riccardo Piva

S'inaugura a Burgio mostra della maiolica
(la sicilia) BURGIO - Si annuncia come un vero e proprio evento culturale, la prima mostra della "Maiolica di Burgio, dalla metà dal XVI al XX secolo", che sarà inaugurata domani mattina alle 9 nella chiesa di San Luca dove rimarrà aperta al pubblico fino al 3 marzo. Benché le "terrecotte" di Burgio, paesino dell'interno Agrigentino, abbiano un posto di tutto rispetto nella storia della ceramica siciliana, finora, mai nessuno aveva pensato di illustrarne la bellezza ed il valore culturale. Un oblìo cui si pone rimedio grazie alla volontà del sindaco Mario Merlino e del suo vice Vito Ferrantelli che si sono avvalsi della collaborazione di Antonello Governale, studioso ed appassionato della materia, che ha anche realizzato un catalogo di straordinario interesse: vi sono raffigurati decine di maioliche che in pochi conoscono, poiché fanno parte di collezioni private o sono state rastrellate nelle case degli stessi burgitani. "La scarsa attenzione da sempre rivolta allo studio delle attività artistiche siciliane e, nel nostro caso, allo studio della maiolica di Burgio - scrive Antonello Governale, nella sua introduzione al catalogo - e la parziale raccolta, catalogazione e pubblicazione dei relativi reperti archeologici rinvenuti, anche da parte degli studiosi e degli enti preposti a tali compiti, non hanno permesso che potesse delinearsi, sia pure parzialmente, una storia della ceramica di Burgio". Una distrazione ultracentenaria a cui si cerca di porre rimedio. Le ceramiche di Burgio, fin dalla seconda metà del Cinquecento, hanno risentito dell'influenza dei figuli di Caltagirone. Tant'è che alcuni albarelli, piatti, pavimenti e bocce spesso vengono confusi con quelli prodotti nelle botteghe calatine. Ma come sono arrivati i ceramisti di Caltagirone fino a Burgio, considerato che si tratta di due centri molto distanti tra loro ancora oggi? Certamente, a Burgio gli "stazzoni" dove si lavorava l'argilla c'erano già fin dalla fondazione del paese che risale all'XII secolo, come testimonia il castello costruito dai Saraceni. Secondo, lo studioso Ragona, già nel 1283 le attività artigianali in questo centro feudale erano piuttosto sviluppate. La buona qualità dell'argilla avrà fatto il resto. Questa abbondante materia prima del luogo, negli anni del boom edilizio, ha indotto imprenditori locali ad aprire ben due fabbriche di laterizi, dando lavoro a decine di persone. L'elemento economico, come in tutte le attività, è preponderante. Ciò faceva di questo paesino un centro di particolare vivacità Ma a Burgio non si realizzavano soltanto terrecotte. Ancora oggi persiste la fonderia delle campane, mentre sono completamente scomparsi gli scalpellini. Così come di Burgio, sono stati importanti pittori che hanno lasciato tracce di se in centinaia di chiese e di dimore patrizie della Sicilia. Dunque, non solo ceramica. La cui notorietà è dovuta al fatto che ancora oggi resiste una bottega dove la lavorazione è uguale a quella di centinania di anni fa. L'ultimo degli artigiani rimasti è Giuseppe Caravella, un cognome che ha parecchia assonanza con quello di Gangarella (Francesco), uno dei primi maestri calatini che si insediarono a Burgio. Gli studiosi, Ragona in testa, sostengono che fino al 1589 a Burgio non si produsse vasellame smaltato. Teoria rispettabilissima, probabilmente veritiera, ma fino ad un certo punto. Infatti, si può certamente affermare che fino al 1589 le maioliche di Burgio non erano smaltate con le raffinate tecniche del Calatino, ma non si può escludere che delle decorazioni venissero, comunque, realizzate sui manufatti. Magari nei colori giallo, verde e marron come l'attuale produzione. E se la tradizione maiolicara di Burgio venisse da più lontano delle contrade Calatine? Per esempio dal mondo Islamico. Lillo Miceli

CERAMICHE INTERNAZIONALI
(rdc) Il Museo delle ceramiche documenterà la partecipazione alla 53ª edizione del Concorso internazionale delle ceramica d'arte (il Premio Faenza) con una mostra collaterale intitolata 'La forma tra continuità e innovazione. Una selezione di opere dai paesi partecipanti al Concorso'. La fase finale del premio Faenza si sta dunque avvicinando; in ottobre la giuria ha ammesso al concorso 37 artisti con 51 opere, in rappresentanza di 22 nazioni. Al vincitore andranno 26mila euro. Il premio Faenza 2001, l'artista argentina Ana Cecilia Hillar, tornerà in città tra un mese per presentare in una mostra le opere realizzate con la borsa di studio assegnatale insieme al Premio.