gennaio
Otto grandi opere esposte al Mic
(corriere romagna) FAENZA - E’ “Humano” la “personale” con cui l’artista argentina Ana Cecilia Hillar, vincitrice del Premio Faenza nel 2001 con l’opera “Sombra del viento”, si ripresenta al pubblico.La rassegna è ospitata dal Museo internazionale delle ceramiche.Otto opere, di diversa dimensione, alcune grandi installazioni, altre di misure ridotte, realizzate con materiali grezzi ed ingobbi naturali documentano la sua passione per il versante “povero” della ceramica, che sceglie la terra come medium privilegiato.La povertà dei materiali e delle tecniche si collega direttamente ai suoi interessi antropologici ed etnografici.“Ho scelto la terra come materia per la sua dimensione di semplice intimità - afferma l’artista -. Ogni geografia è un contenitore di storia fatta materia. Mi piace andare a scoprire quell’interiorità e darle forma: allora il tempo si ferma e mi trovo a percorrere un rito mille volte ripetuto nella storia dell’uomo. Lavorare le terre materiali di ogni luogo significa stabilire contatti con la tradizione locale ripercorrendo la memoria del luogo attraverso la cultura materiale.”Cresciuta in una famiglia di artisti, Ana è stata stimolata fin da giovanissima dalla madre Mirta Prevert, ceramista, a lavorare le argille ed i colori. Un periodo di soggiorno nella provincia di Catamarca, alternando l’insegnamento al lavoro scultoreo, tra paesaggi forti ed aridi in una zona archeologicamente ricca, ha influenzato il suo lavoro. “Credo che l’attività di restauratore e la scultura comunichino tra loro o perlomeno io cerco di farlo.”Prima del Concorso nel 2001, Ana aveva vinto per due volte al “Salon Nacional de Ceramica a Rosario”, ma il Premio Faenza ha avuto un valore particolare.“Fu una grande sorpresa, non me lo aspettavo. Un riconoscimento come il Premio Faenza dà una forte dose di energia ed è uno stimolo a lavorare con responsabilità e coerenza.”Ana Hillar condivide il modo di intepretare l’arte, con il marito scultore e ceramista Oscar Dominguez. “Ci lega un bagaglio culturale comune”.Anche al Museo delle Ceramiche, i due artisti sono idealmente assieme, visto che Oscar Dominguez è stato selezionato tra coloro che espongono nella mostra “La forma tra continuità e innovazione”, collaterale al Premio Faenza 2003.La mostra “Humano” è corredata da un catalogo inserito nella collana “Quaderni del Circolo degli Artisti”, pg 83, curato da Lamberto Fabbri, con testo di Josune Ruiz de Infante. g.i.
Durante una vacanza a Torino ho acquistato da un antiquario due ceramiche degli anni Trenta: una riproduce il "Pellegrino stanco" di Giò ........
(gdm) Durante una vacanza a Torino ho acquistato da un antiquario due ceramiche degli anni Trenta: una riproduce il "Pellegrino stanco" di Giò Ponti; l'altra punta il suo fascino in un accattivante vaso con smalti a toni semiopachi. Anche quest'opera è da attribuirsi al famoso architetto? (Ginevra F. - Bari)
Delle due opere solo una, il "Pellegrino stanco", è stata disegnata da Giò Ponti; il vaso, invece, è da attribuirsi ad un'altra "grande firma" dell'epoca, Giovanni Gariboldi. La nostra Lettrice, pertanto, non provi alcuna delusione perché anche il secondo acquisto è di una certa importanza perché Gariboldi, diligentissimo allievo di Ponti, successe nel 1947 al maestro nella direzione artistica della Richard-Ginori. Società, quest'ultima, che affonda le sue radici nel lontano 1840 quando il torinese Giulio Richard rilevò la manifattura dei fratelli Tirelli a San Cristoforo, in provincia di Milano. Trent'anni dopo lo stesso imprenditore trasformò la sua azienda battezzandola "Società Ceramica Richard", e ne affidò la direzione al figlio Augusto. Sarà proprio Augusto il fautore della storica fusione, nel 1896, con l'antica manifattura di Doccia, fondata nel 1737 dal marchese Carlo Ginori, creando la celebre "Società Ceramica Richard-Ginori". In un primo momento, la "neonata" si avvalse dell'esperta direzione artistica di Luigi Tazzini, che si dedicò prevalentemente a una produzione Liberty, influenzata in gran parte dalla Secessione Viennese. Le cose cambieranno a partire dal 1923, anno in cui l'architetto Giò Ponti, subentrando a Tazzini, diede il via ad una ripresa della tradizione "classica" nei motivi decorativi e nelle forme che puntavano le loro "chances" su nuove tipologie. Su disegno di Giò Ponti, presso la fabbrica di San Cristoforo, lo scultore Salvatore Saponaro realizzò delle terraglie di impronta modernissima, quali "L'Ospitalità" e "Il pellegrino stanco". Sono costantemente presenti l'archeologia, l'arte antica etrusca, greca, romana ed egiziana. Nei servizi di porcellana compaiono nudi efebici e donzelle in costumi romani. Sempre negli anni Trenta, la manifattura produsse pezzi di ottima qualità: si continuò a puntare sull'oggetto d'eccezione e sul prodotto di lusso, un genere che incontrò gli entusiastici favori del mercato. Emblematiche sono le opere di Doccia, realizzate su disegno di Ponti, ed esposte alla Triennale di Milano nel 1930. Ai modelli più ricorrenti si affiancarono delle tipologie inedite: la "cista", ad esempio, in blu a gran fuoco con disegni fini alla punta d'agata. Tra gli apprendisti del maestro si distinse, tra tutti, Giovanni Gariboldi che, nel 1947, assunse la direzione artistica della Richard-Ginori. Un allievo d'eccezione che già dieci anni prima, con le sue creazioni, aveva riscosso vasti consensi all'Esposizione di Parigi. Come attestano alcuni deliziosi vasi che possiamo ammirare all'"Art Gallery Novecento" di Putignano.
Ceramica, cosi' il Cnr svelera' gli antichi segreti di Mastro Giorgio
(Adnkronos) Ricercatori italiani al lavoro da oggi al Louvre di Parigi per scoprire i misteri della ceramica a lustro di Mastro Giorgio, uno dei piu' grandi ceramisti del Rinascimento, e certificarla con un marchio doc.
L'Ismn, l'Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati del Cnr di Roma, ha infatti messo a punto, in collaborazione con il comune di Gubbio, un progetto di ricerca per comprendere il procedimento di Mastro Giorgio da Gubbio (1465-1555), uno dei massimi esponenti dell'arte della ceramica rinascimentale, la cui tecnica a lustro mai nessuno e' riuscito a eguagliare. Per scoprire i segreti del suo metodo, i ricercatori del Cnr si sono trasferiti a Parigi dove il Louvre ha messo a loro disposizione Aglae, un acceleratore di particelle unico al mondo nel suo genere.
Fino al 16 gennaio, pregevoli piatti di Mastro Giorgio, custoditi a Gubbio, presso il Museo comunale, saranno quindi sottoposti ad Aglae che consente di fare l'analisi chimica direttamente sul manufatto, in maniera non invasiva, cioe' senza prelevare campioni. ''L'Istituto del Cnr, che ha un'esperienza trentennale nello studio di nuovi materiali e nella loro ottimizzazione a vantaggio delle imprese, ha cosi' accolto -spiega l'Ente di ricerca- le istanze di numerosi artigiani di Gubbio, citta' che insieme con altri centri produttori di ceramica e' interessata a proteggere la qualita' e l'unicita' dei manufatti''.
''Poche sono le botteghe che oggi producono il lustro, una tecnica difficile e costosa, di origine islamica, che conferisce al manufatto iridescenze metalliche'' sottolinea ancora il Cnr.
''Il lustro si ottiene -spiega Giuseppina Padeletti, responsabile del progetto dell'Ismn Cnr- applicando preparati a base di sali o ossidi metallici sulla superficie gia' cotta dello smalto''. ''Sottoponendo l'oggetto a una terza cottura a piccolo fuoco in atmosfera riducente, -continua l'esperta- questi sali o ossidi si fissano sull'oggetto, creando effetti iridescenti''.
''Sarebbe un grande vantaggio per i ceramisti locali -sottolinea il Cnr- apprendere la ricetta originale di Mastro Giorgio e poter riprodurre i suoi ineguagliati lustri oro-rubino. Esempi dei suoi manufatti sono presenti nei musei di tutto il mondo.
''Grazie ai nostri studi -conclude la ricercatrice Padeletti- sara' possibile sviluppare una metodologia di preparazione di prototipi di lustro che possono costituire una base di partenza per rinnovare e rendere peculiare l'artigianato locale''. Se l'obiettivo della ricerca andra' in porto, quindi, ne deriverebbe una produzione di nicchia, di elevato pregio artistico, quindi certificabile con un marchio doc. E garanzia di Mastro Giorgio.
"Il segno e la terra" chiuderà l'1 febbraio
Bassano, prorogata la mostra di Lucietti
(il giornale di vicenza) La mostra "Giuseppe Lucietti. Il segno e la terra", aperta a Palazzo Sturm di Bassano dal 25 novembre 2003, ha avuto un buon successo presso i visitatori, in particolare da parte di quel pubblico al quale il maestro ceramista era meno noto. Proprio attraverso la mostra, questi visitatori hanno potuto recepire l'evoluzione artistica e produttiva di Lucietti, che ha iniziato ad operare negli anni Cinquanta. È stata visitata anche dagli studenti delle scuole bassanesi, che proprio a Palazzo Sturm hanno una sala a loro riservata per degli incontri informativi, che hanno come obiettivo di accrescere la conoscenza del mondo artistico e produttivo della ceramica, peculiare del territorio di Bassano e di Nove. La chiusura della mostra è prorogata al prossimo 1° febbraio. Ciò in attesa dell'appuntamento con la mostra "Giovanni Volpato. Stampe e biscuits", che verrà allestita sempre a Palazzo Sturm. Giovanni Volpato fu un importante incisore bassanese, titolare a Roma, alla fine del Settecento, di una fabbrica di biscuits imitanti la scultura antica. A lui, l'Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti di Bassano ha dedicato recentemente un volume di presentazione del grande centrotavola donato al Museo nell'anno 2000. Orario di apertura: dal martedì al sabato dalle ore 9 alle ore 12,30 e dalle ore 15,30 alle ore 18,30; domenica dalle ore 10 alle ore 12,30 e dalle ore 15,30 alle ore 18,30. Biglietto: 3,00; riduzioni per chi esibisce il biglietto della mostra di Antonio Canova.
Sciacca capitale della ceramica
(la sicilia) Sciacca. Un evento nell'evento all'edizione numero 104 del Carnevale di Sciacca che comincerà il 19 febbraio. La manifestazione quest'anno esalterà il rapporto secolare che c'è tra la tradizione dei carri allegorici e la lavorazione della maiolica. E' noto lo strettissimo legame tra i costruttori dei carri allegorici e gli artigiani della ceramica. I primi "carristi" sono stati proprio i ceramisti, ed oggi in gran parte è ancora così. Sono tanti gli artigiani che durante l'anno abbandonano per alcune settimane la terracotta per riservare la propria arte manuale alla cartapesta. E per celebrare questo contatto tra le due storiche tradizioni saccensi, gli organizzatori hanno inserito nel programma della manifestazione anche una mostra di ceramica che vedrà la partecipazione delle trenta città italiane che aderiscono all'associazione nazionale "Città della ceramica". Gli inviti sono da tempo partiti. Si spera che tutte diano la loro adesione. Si tratta, oltre che di Sciacca, dei Comuni di Albissola Superiore, Albissola Marina, Ariano Irpino, Assemini, Bassano del Grappa, Caltagirone, Capodimonte, Castellamonte, Castelli, Cerreto Sannita, Civita Castellana, Deruta, Faenza, Grottaglie, Guardo Tadino, Gubbio, Impruneta, Lodi, Montelupo Fiorentino, Nove, Orvieto, San Lorenzello, Sano Stefano di Camastra, Sesto Fiorentino, Squillace, Urbania e Vietri sul Mare. La ceramica di Sciacca, molto più di quella di Caltagirone, fino ad oggi ha goduto di pochissime occasioni di visibilità in campo nazionale. Ma da qualche anno anche gli artigiani saccensi hanno cominciato guardare al futuro, a non rinchiudersi nelle loro botteghe, ad accettare i consigli di chi gli suggerisce loro di pensare anche all'immagine. La mostra di Sciacca sarà l'attrattiva di maggiore interesse del prossimo Carnevale. I visitatori potranno ammirare i carri allegorici che sfilano per le vie del centro storico, ma potranno deliziare i loro occhi anche con alcuni degli splendidi manufatti realizzati dai ceramisti delle maggiori città italiane a tradizione ceramica, dove si punta sulla qualità. Non a caso la ceramica di Sciacca sta puntando alla denominazione di origine controllata. Giuseppe Recca