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Rinnovate le cariche, Giuseppe Lucarini presidente Gli Amici della ceramica
(Corriere adriatico) URBANIA - Rinnovato il consiglio direttivo dell'associazione "Amici della ceramica". L'assemblea ha eletto presidente Giuseppe Lucarini. Silvio Biagini, presidente uscente, ha dato relazione dell'attività dell'associazione da lui diretta per il decennio 1995-2005. Biagini ha voluto fare i nomi dei collaboratori più stretti appassionati e determinanti alla vita dell'associazione: Orazio Bindelli, Vittorio Salvatori, Sante Cancellieri, Carla Mauri, Antonio Violini. Il sindaco Luca Bellocchi si è complimentato con l'associazione. Nel nuovo consiglio direttivo, oltre all'ex sindaco Giuseppe Lucarini e in aggiunta ai vecchi consiglieri Antonio Violini, Orazio Bindelli, Silvio Biagini e Silvano Talozzi entrano Lamberto Catani, Samuele Sabatini, Anna Lia Ermeti, Massimo Cecconi, Maurizio Tallarini e un rappresentante designato dal Comune.

Maioliche di Castelli duecento pezzi in mostra
(il messaggero) PESCARA - Un nuovo, grande appuntamento per gli appassionati delle maioliche di Castelli, capolavori di uno straordinario artigianato artistico: il 7 maggio si aprirà a pescara, nel museo delle Genti d'Abruzzo, la mostra "La straordinaria fucina dell'arte-Le maioliche di Castelli dal Rinascimento al Neoclassicismo". Più di 200 opere, un grande lavoro di ricerca sulle collezioni private, un allestimento di grande suggestione per rappresentare e la ricchezza di opere in alcuni casi spettacolari che datano dal Rinascimento all'Ottocento e che arrivano anche a esplorare la produzione contemporanea di alta qualità. La mostra è inserita nel progetto "Abruzzo, parco della ceramica".

Ceramica d'arte: a Silvia Zotta il Premio internazionale di Faenza
MOSTRE D'ARTE: PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO ALLA CERAMISTA ARGENTINO-BRESCIANA. IL TEDESCO MATTHIAS BRANDES ALLO STUDIO TONELLI Silvia Zotta, nata e cresciuta a Buenos Aires, fu presentata nel 2002 da Mauro Panzera all'Aab nella terza rassegna di "Giovani presenze nella ricerca artistica a Brescia", perché qui era molto attiva in sodalizio con Fausto Salvi, entrambi impegnatissimi a reinventare l'arte ceramica, lavorando in luoghi deputati alla ricerca, come Albissola e Faenza. Ora, Silvia Zotta ha ottenuto un premio di grande prestigio: nella 54esima edizione del Concorso internazionale della ceramica d'arte di Faenza - ha cadenza biennale - è stata premiata ex aequo con la giapponese Tomoko Kawakami. A loro vanno i 26mila euro di premio. L'opera è dedicata al ricordo del suo "barrio", col titolo chilometrico "Mibarrioeraasi...asi...asiesdecir....queseyosieraasi!...peroyomeloacuerdoasì ". A Brescia, all'Aab, Silvia Zotta aveva presentato un'installazione di vasi in maiolica a pasta porosa, su cui la vernice si dichiarava non come semplice decoro, ma come materia emozionata ,che sembrava prendere energia nella simultaneità stessa, aggressiva e vitalistica, con cui la ceramica nasceva dal fuoco. Nell'insieme, offriva un singolare luogo cerimoniale, come una foresta di culto vitalistico. L'opera premiata ora a Faenza ha questa carica di vitalità anche giocosa, ludica. Le 126 opere di 96 autori selezionate da tutto il mondo saranno in mostra al Museo della ceramica dal 10 giugno al 31 dicembre.
Il tedesco Matthias Brandes (Bochum 1950), che vive a Meolo di Venezia, presenta i suoi "Paesaggi inattuali" allo Studio d'arte Tonelli di contrada Soncin Rotto. Case, navi, alberi assemblati in equilibri impossibili, magari su un tavolino. Case di pietra, argilla, in volumi essenziali: coni, cubi, cilindri, sfere della lezione di Cézanne, d'una geometria intesa come ingombro della realtà, intima dilatazione dell'oggetto nella percezione emozionata, nell'accumulo di energia che fa saltare ogni nozione convenzionale di realtà, comprime e piega lo spazio. Ed è una sintesi d'un paesaggio italiano ideale, facendo convergere miti e memorie in un "Lego" fantastico che ha studiato la "carpenteria giottesca" di Carrà e le "cataste" metafisiche di De Chirico e di Savinio (l'impianto del non detto, dell'attesa), per esercitarsi sugli "elementari della pittura" e sulla riconquista della pura meraviglia davanti alla rivelazione del mondo, che s'affissa in uno spazio di mistero. La luce zenitale crea la sospensione magica, onirica del tempo dentro il paesaggio quotidiano, ma senza perdere il senso tangibile dello spazio. Brandes può richiamare il clima dei cosiddetti "Nuovi ordinatori" tedeschi, che hanno ripreso il senso monumentale, volumetrico della figurazione e lo stupore lucido con ascendenze nella Nuova Oggettività del Primo '900, ma con un suo gusto d'un paesaggio amato che affiora come la fiaba d'un'infanzia eterna. MATTHIAS BRANDES, Paesaggi inattuali, Studio d'arte Tonelli, contrada Soncin Rotto 5/6, al 25/3, 10.30-12.30 e 15.30-19.30, dom. 10.30-12.30, lun. chiuso, 030293064. f. lor.

Casanova e Mingotti al museo di Ceramiche di Faenza Giovedì 24 e venerdì 25 marzo partono le mostre dedicate ai due artisti
La "Sala delle Botteghe Artigiane" del Museo Internazionale delle Ceramiche, propone il terzo capitolo della rassegna monografica di ceramisti che hanno operato nel corso del '900, caratterizzandosi per iniziative innovative. Dopo Ferdinando Lama, e Sante Tassinari, ceramista oggi 94enne che ha inaugurato la propria personale in dicembre, ora è il turno di Battista Casanova, di cui saranno presentate, da giovedì 24 marzo 2005 (inaugurazione ore 18 ) a lunedì 25 aprile, una ventina di opere. Artista, scultore e disegnatore di notevole qualità, dotato di notevole perizia tecnica e creatività, Battista Casanova rimane nella storia faentina come uno dei pochi ceramisti ad aver il dono di saper fare ogni cosa da sé, in totale indipendenza. E' noto per le sue pregiate sculture ed i suoi pannelli maiolicati, la realizzazione di rilucenti e fantasiosi "riflessi", ma anche per la sua costante ricerca e conoscenza di nuovi materiali. Dopo un'esperienza in Lombardia presso "La ceramica bergamasca" assieme ad Angelo Melandri e ad Antonio Albonetti, entrambi faentini, rientrò in Romagna e fu attivo presso la Fabbrica Farina, riprendendo nel contempo a frequentare con assiduità lo studio ceramico di Mario Morelli e a collaborare con quelli che erano stati i suoi insegnanti: la Bottega d'Arte di Riccardo Gatti (per il quale si rivelò un ottimo e prezioso aiuto) e lo scultore Domenico Rambelli, per il quale realizzò alcune parti del monumento dedicato all'aviatore Francesco Baracca collocato nella piazza centrale della città di Lugo. Personalità creativa, Casanova in un piccolo studio ceramico, plasticava, stampava, produceva modelli e pezzi biscottati per altre botteghe ceramiche. Anche durante la parentesi bellica riuscì a trovare spazio per la ceramica. Richiamato alle armi e catturato, fu condotto in un campo di prigionia inglese presso Algeri dove riuscì a costruire una piccola fornace e riprese a modellare busti, figure di animali e statue, alternando questa attività alla pittura: una sua tela di grandi dimensioni raffigurante la Madonna fu esposta per la sua bellezza nel giardino Dessay di Algeri. Concluso il conflitto, accolse l'invito di Tonito Emiliani di lavorare presso la manifattura ceramica di Signa come plasticatore e formatore. Successivamente tornò a Faenza per dar vita ad un'attività ceramica completa. Le plastiche caratterizzate da una forte impronta personale e le forme del vasellame (si avvalse della collaborazione di Domenico Mattioli) sono particolarmente interessanti. Abile disegnatore, espose per alcune edizioni alla Settimana faentina, Concorso Nazionale della Ceramica, ottenendo diversi premi. Fu anche un ottimo scultore di opere moderne e buon esecutore di copie classiche. Nel 1960 con una sua scultura vinse un concorso indetto a Firenze sul tema "Il soldato ferito". Il suo studio fu frequentato da numerosi artisti, dall'incisore ed orafo Neo Massari, allo scultore Domenico Matteucci, al ceramista Guerrino Tramonti, allo scultore Gaetano Dalmonte, a Angelo Molignoni, ai più giovani Ivo Sassi, Giordano Tronconi e Giuliano Vitali. Alla sua morte, nel 1976, la moglie Vittoria donò al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza alcune opere che, assieme ad altri pezzi, vengono esposte per questa occasione.
ALBERTO MINGOTTI
LUSTRI
Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza 25 marzo - 30 aprile 2005
Un' antica tecnica riportata ai nostri tempi da un artista faentino di nascita e formazione, che è di riferimento per la vicenda contemporanea delle arti plastiche. Con la mostra "Lustri" di Alberto Mingotti, che inaugura giovedì 24 marzo2005 (ore 18), il Museo Internazionale delle Ceramiche prosegue il ciclo di esposizioni dedicate ad artisti anche faentini, che si sono misurati con la tematica dell'oggetto e, sottolinea il direttore del M.I.C, Jadranka Bentini "riconosce ad un artista che si è misurato con la tradizione, l'insegnamento, il restauro e soprattutto con le tecniche, i meriti di una ulteriore sperimentazione nel solco di una costante e ininterrotta ricerca di lavoro, fra rispetto della storia e innovazione." La mostra e il catalogo a corredo sono a cura di Franco Bertoni, esperto collezioni moderne del MIC. Docente dell'Istituto d'Arte di Faenza, Mingotti è uno degli scultori in ceramica attualmente più noti in Italia e all'estero (una sua opera fa parte della collezione d' arte moderna del Senato della Repubblica Italiana in Palazzo Madama a Roma). E' un maestro, della terracotta e della ceramica. E' una personalità dinamica che ha approfondito le sue conoscenze artistiche e tecniche, visitando i luoghi della tradizione ceramica, e attraverso un'intesa attività espositiva, sia in varie rassegne personali che collettive (alcune organizzate dal MIC) in Italia e all'estero, si colloca tra i riconosciuti rappresentanti della Nuova Figurazione Europea. Con questa "personale", per la prima volta nella sua città, l'artista espone il corpus delle ciotole magistralmente decorate con l'antica tecnica del lustro "a impasto", pratica particolarmente difficile da governare, che gli permette di preparare le composizioni, ed ha il pregio di offrire un' iridescenza non particolarmente eclatante, ideale per chi dipinge su ceramica. Sono ceramiche dipinte di grandi dimensioni (50-60 cm di diametro) in cui ricorre l'universo immaginifico dell'artista tra adesione al reale e ribaltamenti della visione tra il metafisico, l'onirico e il surreale. Mingotti gioca sul rapporto tra la forma perfetta della ciotola e la linearità delle figure disegnate e dipinte con tratto sicuro, con l'uso di due o tre colori-base. Le ciotole esposte al Museo delle Ceramiche, sono realizzate negli ultimi anni. Sono opere di grandi dimensioni dal modellato dipinto rievocativo del sapore classico, risolte con l'uso dell'antica tecnica del lustro, che, tra le due guerre, aveva registrato a Faenza una nuova splendida stagione decorativa soprattutto con le botteghe di Pietro Melandri e Riccardo Gatti. Con queste opere, Mingotti si collega alla tradizione rielaborandola con un sottile gioco simbolico dove l'immagine sintetizza temi e persone care all'artista in momenti ed aspetti quotidiani. La tecnica è antica, ma riletta con un'iconografia ed un'interpretazione moderna, originale. Il catalogo di mostra, oltre ad un saggio intervista di Franco Bertoni, contiene contributi di Jadranka Bentini, Alessandro Riva e Anna Maria Lega.
ALBERTO MINGOTTI (Faenza 1954)
Alberto Mingotti vive ed opera tra Riolo Terme, e Faenza, città dove è nato a Faenza nel 1954 e insegna all'Istituto statale d'arte per la Ceramica "Gaetano Ballardini". Dal 1968 al 1973 frequenta l'Istituto Statale d'Arte per la Ceramica "G. Ballardini" di Faenza. Ad insegnanti come Angelo Biancini e Alfonso Leoni, riconosce un preciso ruolo nella sua formazione, pur nella difformità delle rispettive proposte artistiche. Autorevole rappresentante, il primo, di una tradizione scultorea e ceramica italiana del Novecento ancora attenta al "vero" e sperimentatore instancabile di nuove forme espressive e concettuali, il secondo, i due insegnanti dell'Istituto d'Arte hanno certamente contribuito congiuntamente a indirizzare la personalità artistica di Mingotti. Nella più recente e matura produzione dell'artista è, infatti, ravvisabile un attestarsi nell'alveo di una tradizione scultorea di tipo figurativo che si risolve, a ben vedere, in un semplice mezzo per veicolare concetti, emozioni, allusioni e ribaltamenti della visione quotidiana tra il metafisico e il surreale. Terzo, evidente, mentore di Mingotti è la figura di Arturo Martini nei confronti del quale l'artista è consapevolmente debitore, soprattutto nella sua prima produzione, sia per certe intimistiche composizioni che per la saldezza, il brutalismo e il sintetismo della plastica. Nel 1974, Mingotti si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Bologna nel corso di Decorazione dove si diploma nel 1978; tra i suoi insegnanti ricorda l'incisore Luciano De Vita. Ancora studente, intraprende un'attività artigianale a Forlì: la "Bottega Mingotti-Tadolini" che, tra il 1977 e il 1983, realizza maioliche a lustro. L'antica tecnica del lustro, che, tra le due guerre, aveva registrato a Faenza una nuova, splendida stagione decorativa soprattutto con le botteghe di Pietro Melandri e R. Gatti, era successivamente caduta quasi in disuso a seguito dell'affermarsi di una nuova generazione di artisti, capeggiata da Carlo Zauli, più attenta a valori materici, astratti e informali. Anche il recupero di questa antica tecnica ha, per Mingotti, duplice valore: da un lato rappresenta un collegamento con la tradizione e, dall'altro, un fertile anacronismo che permette una narrazione disincantata e sublimata del quotidiano. Nel 1980 inizia l'insegnamento presso l'Istituto Statale d'Arte di Faenza che prosegue tuttora con l'incarico di docente d' Arte della Ceramica. In questo periodo inizia la sua attività espositiva come scultore-ceramista. Nel 1984 apre uno studio nella campagna di Castelbolognese. Negli anni Ottanta, visita, in Italia, Francia e Ungheria, i luoghi della tradizione ceramica per approfondire le sue conoscenze artistiche e tecniche. Dal 1988 ad oggi ha tenuto varie mostre personali tra le quali si segnalano: Ferrara, Palazzo dei Diamanti-Palazzo Massari 1992; Albisola Capo 1995; Roma 1997; Cesena 2001. Varie sono le esposizioni collettive a partire dalle mostre A tempo e a Fuoco (Forlì 1983), Quarto Tempo (Genova 1985) e Omaggio a Dino Campana (Castiglioncello 1985). Viene inserito in mostre collettive organizzate dal Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza con sedi a Belgrado, Lubiana, Innsbruck, Salisburgo, Atene, Ankara, Istanbul, Bucarest. Nel 1989 pubblica il libro Carte per il fuoco e nel 1994 cura il catalogo della mostra Angelo Biancini, le forme della scultura, tenutasi a Castelbolognese. Nel 1995 realizza per l'Istituto tecnico "Salvemini" di Casalecchio di Reno un bassorilievo a ricordo delle vittime del disastro aereo del 1990. Negli anni Novanta continua un'intensa attività espositiva che lo vede tra i riconosciuti rappresentanti della nuova figurazione europea; espone alla galleria Il Polittico di Roma nel 2000 e nel 2002. Da segnalare che appena una settimana dopo l'inaugurazione al Museo delle Ceramiche, ad Alberto Mingotti sarà dedicata un'altra personale nella Galleria della Cassa di Risparmio di San Marino. Organizzata dalla Fondazione San Marino con la progettazione dell'associazione "Il Sagittario delle Idee", dal 31 marzo al 29 maggio 2005 la mostra di sculture dell'artista faentino è affiancata da un racconto per immagini dei suoi giorni, del suo studio e della sua produzione artistica. Ne è autore il giovane fotografo Federico Tamburini già noto, fra l'altro, per importanti reportages dal sud-est asiatico proposti dal grande Meeting Internazionale di Loreto sulle Migrazioni. La mostra di Alberto Mingotti, nella Galleria della Cassa di Risparmio di San Marino, propone sculture che sono vitali per un sottilissimo filo che le anima. Come fossero, e forse sono, "marionette" emblematiche di sentimenti ed inquietudini.