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Recuperate le formelle
(corriere romagna) Cusercoli - Il castello di Cusercoli sarà la nuova casa di preziose formelle di ceramica di scuola fiorentina. Le antiche maioliche che decoravano la Via Crucis del cimitero del paese bidentino furono trafugate da un gruppo di ladri nella notte del 10 maggio del 1994 e recuperate poche ore dopo dai Carabinieri. Alcune di queste erano state gravemente danneggiate durante il furto.L'Istituto dei beni culturali di Bologna, in accordo con la Fondazione ceramiche di Faenza, provvederà a recuperare i pezzi rovinati dai malfattori durante il furto. Inoltre sempre la Fondazione faentina realizzerà alcune copie che torneranno nelle cellette in cui erano ospitati gli originali, all'interno del cimitero. La nuova casa di queste opere d'arte, 14 maioliche in tutto, sarà il castello di Cusercoli, che verrà destinato ad accogliere alcune aule universitarie della seconda Facoltà di Ingegneria di Forlì. In attesa che vengano completate le sale destinate ad ospitare il museo, queste opere d'arte saranno affidate al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza. Negli spazi espositivi realizzati all'interno del maniero potrebbero trovare posto anche reperti di proprietà degli ultimi Marchesi di Bagno. Gli eredi delle nobili famiglie dei Conti Guidi e dei Malatesta, antiche proprietarie della Fortezza, possiedono diverse opere che facevano parte degli arredi del castello. Il sindaco di Civitella, Giovanni Felice, sta trattando con i discendenti dei Marchesi di Bagno per avere la possibilità di esporre nella Fortezza almeno una parte di queste testimonianze. m.m.

LE BAMBOLE LENCI
(Marketpress) Un nome, una garanzia. Quello di Lenci è nato, il 23 aprile del 1919, unendo le iniziali delle parole di un motto latino: Ludus Est Nobis Constanter Industria, "Il gioco è per noi costante lavoro". Non è certo un caso se queste bambole sono in vendita a prezzi da capogiro: battute all'asta, possono addirittura raggiungere un valore di 50.000 €uro ciascuna. Il successo internazionale della Lenci, infatti, continua ad essere legato alle bambole di grandissima fattura artigianale (abiti in panno cuciti a mano, così come a mano sono delicatamente dipinti i volti), nate per i bambini ma dotate - come scrisse Ojetti - "di un'originalità d'invenzione così arguta e di una delicatezza d'esecuzione così raffinata che i grandi le ammirarono e le desiderarono quanto i bambini". La produzione delle ceramiche iniziò più tardi (la prima collezione venne presentata nel 1928 all'Esposizione Internazionale di Torino), e anche in questo caso fu subito decretato il successo. Quali sono gli elementi chiave capaci di spiegare una fama che dura, ininterrotta, da oltre ottant'anni? Cura dei particolari, manifattura artigianale (ogni bambola continua ad essere realizzata interamente a mano, con gli stessi materiali e procedimenti usati decenni fa agli esordi dell'azienda), materiali fini, smalti netti e lucidi, vernici sempre più trasparenti, "e, soprattutto, la collaborazione di un folto gruppo di artisti". Ieri come oggi, infatti, ogni "creatura" che nasce nella famiglia porta la firma di fior d'artisti. La storia della Lenci, tuttavia, non è fatta solo di bambole di stoffa e/o di ceramica. La produzione degli anni '20, per esempio, oltre alle bambole (fra le quali vogliamo ricordare "Gigolette", dall'elegante abito nero e rosso, ritratta nell'atto del fumare: provocatoria ed anticonformista, dati i tempi) comprendeva anche un assortimento completo di animali in feltro e peluche ed una serie di personaggi tratti dalle favole o dai cartoni animati, come Capitan Uncino e Gamba di Legno. A partire dal 1928, poi, ecco le subito ricercatissime ceramiche. L'iconografia della produzione è vastissima: dai soggetti religiosi alle figurine di vita campestre, dagli animali mirabilmente modellati alle raffigurazioni fantasiose, dalle figurine espressione del gusto e dello stile Liberty ai vasi ed ai servizi da tè dalle forme innovative. Nei due decenni successivi, mentre numerose fabbriche tentano di imitare la produzione torinese, bambole e ceramiche Lenci sono ormai diffuse un po' ovunque: dagli Stati Uniti al Giappone, dall'Europa al Sud America. Durante la Seconda Guerra Mondiale la fabbrica subisce ben sette bombardamenti, fino ad essere praticamente distrutta, ma neppure questo riesce a fermarla. Pur di non perdere i preziosi collaboratori, Pilade Garella - il fondatore della Lenci - s'inventa nuovi lavori (produce persino abbigliamento per l'Esercito). Al termine del conflitto bellico, finalmente, può riprendere a pieno ritmo la produzione di bambole e ceramiche artistiche (a queste ultime s'affiancano, dal 1934 al 1964, quelle d'uso più comune: piatti, vasi e servizi da caffè). Successivamente termina la produzione delle bambole classiche, con il viso in feltro modellato a caldo, che nel corso degli anni Sessanta e Settanta sarà sostituita da quella di bambole fantasiose e grottesche, sempre in panno. Dal 1964, lunga battuta d'arresto anche per la produzione delle ceramiche. L'azienda si dedicherà esclusivamente alle bambole di panno fino al 1978, quando Beppe Garella (figlio di Pilade, scomparso dieci anni prima) decide di ripristinare le vecchie attrezzature e di riutilizzare i vecchi stampi. Si torna così a far nascere le bambole Lenci tradizionali, con il viso modellato a caldo, si torna "ai modelli che si sono rivelati dei preziosi classici senza tempo". Nel 1999, infine, per festeggiare i suoi ottant'anni, la Lenci riprende anche la produzione di ceramiche: fra i più significativi del passato sono stati scelti nove modelli di figurine, riprodotti in soli cento esemplari ciascuno, ed un servizio di piatti da dodici, disponibile in duecento copie. Ma, per la felicità degli appassionati, si sta lavorando ad una nuova collezione. Comprenderà anche questa alcuni modelli ripresi dal passato, ma insieme ad altri tutti nuovi, "frutto della creatività di famosi artisti contemporanei". I Collezionisti Di Bambole Lenci - L'elenco dei collezionisti di bambole Lenci annovera nomi famosi, come: il Principe e la Principessa Ranieri di Monaco, che ricevettero una coppia di bambole in costume monegasco in occasione del loro matrimonio da favola; Lady Diana, che ebbe in dono dalla principessa Donà delle Rose una bambola durante la sua visita in Italia nel 1985; Shirley Temple; Josephine Baker; Demi Moore; Vittorio Gassman. Inoltre i modelli Lenci sono esposti in diversi musei, tra cui quelli di Chicago, Parigi, New York, San Francisco e Tokyo.

Oro bianco, dal Settecento a oggi
Riapre, riallestito, il Museo di Doccia Richard-Ginori a Sesto Fiorentino: testimonianze di collezionismo e produzione attraverso tre secoli, fino alle opere novecentesche di Gio Ponti.
di Laura Lombardi (Giornale dell'arte) Sesto Fiorentino (Fi). Alla storia dell'"oro bianco", la porcellana che fino al Settecento era stata appannaggio esclusivo della Cina, è dedicato il Museo di Doccia Richard-Ginori, che riapre nell'edificio progettato da Pier Niccolò Berardi, dove è sistemato dal 1965, ma con un nuovo allestimento che pur rispetta gli arredi come testimonianze del design di quegli anni. Il nuovo allestimento, curato e diretto da Oliva Rucellai, consente di seguire, attraverso percorsi cronologici e tematici, nuove acquisizioni ed esposizioni di gessi e di disegni inediti, lo svolgimento dell'impresa Ginori a partire dalle sue origini. Nel 1737 il marchese Carlo Ginori allestì il museo nella villa Buondelmonti negli ambienti affrescati da Vincenzo Meucci; piatti, tabacchiere, vasellame di vario tipo si affiancano alla collezione di cere dai modelli originali di Massimilano Soldani Benzi o di Foggini, gli scultori del tardo Seicento e del primo Settcento toscano i cui modelli Ginori aveva acquistato agli eredi. Infatti, la manifattura di Doccia si distingue anche per le figure a tutto tondo in porcellana, alcune delle quali riproducono sculture antiche conservate nella Tribuna degli Uffizi come la "Venere medicea", l'"Arrotino" o l'"Amore e Psiche". Dal 1758 le redini dell'impresa sono assunte da Lorenzo Ginori e la produzione si differenzia per una maggior attenzione al concetto di produttività: i decori prediletti sono quelli che testimoniano il gusto prodotto dagli scavi di Ercolano e Pompei e la nuova sensibilità neoclassica. Si passa poi alle porcellana prodotta al tempo di Carlo Leopoldo Ginori Lisci quando trionfa lo stile Impero con dorature e smalti dai colori intensi come pietre dure. Lorenzo II Ginori che dirige il Museo di Doccia dal 1864 incrementa l'interesse per le arti applicate e del 1896 è l'acquisto della manifattura da parte di una società milanese, che apre altre sedi presso Milano e a Pisa: in quegli anni la Richard-Ginori, nome assunto dopo la fusione, produce oggetti raffinati nel gusto Art Nouveau. A dare tuttavia un'impronta assolutamente originale alla manifattura sarà Gio Ponti, direttore artistico dal 1923 al 1930, che vince nel 1925 il Grand Prix alla Esposizione delle Arti decorative diParigi; seguono poi le opere disegnate da Garibaldi (1908-1971), forme compatte che devono sposare le nuove abitazioni, tra cui spicca ad esempio la sobrietà della forma "Ecò". Ma il museo si propone anche come centro di documentazione e di raccolta degli strumenti prodotti fino ai giorni nostri, dagli isolatori industriali alle forniture alberghiere.