ottobre

URBINO - ceramiche di Maurizio Sacchi (rdc) URBINO - Rimane aperta fino a domani la mostra di ceramiche di Maurizio Sacchi dal titolo "Borghi e castelli" (bottega di Giovanni Santi, casa di Raffaello Sanzio ad Urbino, in via Raffaello. Orario: 10-13 e 16-19, ingresso libero). "I suoi piatti, le sue ciotole, le sue sculture in ceramica sono frutto di una ricerca personale, continua e nuova: sul colore, su terre diverse da trattare", scrive Giovanni Bischi nel catalogo della mostra. "Chiedo di poter vedere i manufatti racchiusi in tante scatole di cartone - scrive Bischi - e rivedo avanti agli occhi i disegni acquarellati di Mingucci, commissionati nel 1626 dallo Stato pontificio per il territorio di Pesaro-Urbino, San Leo, Macerata Feltria, Urbino, Fermignano, Casteldurante, Mondavio, la Rocca di Sassocorvaro. Oltre venti castelli, alcuni racchiusi, mi dice Maurizio, nell'"uovo cosmico", meglio forse dire, in un geode...". La mostra da dopodomani si trasferisce a S. Angelo in Vado, in occasione della fiera del tartufo.

Dopo la rassegna di Grottaglie
(gdm)Chiusa la mostra sulla ceramica polemiche aperte GROTTAGLIE Dopo due mesi, è arrivato il momento del commiato per l'edizione 2003 della mostra della ceramica "Grottaglie e il Mediterraneo. La Fede dei Popoli". Si è conclusa con la presentazione del catalogo. "Si sta già lavorando per la prossima edizione - si legge ora in una nota stampa del Comune -. Il sindaco Raffaele Bagnardi ha offerto un'anticipazione della Mostra 2004 che si svolgerà a braccetto con Genova, Capitale Europea della Cultura. Sarà Mostra della Ceramica, Ceramica in Mostra". E spiega: "L'aspetto isituzionale si svolgerà al Castello Episcopio, mentre l'intera città sarà addobbata con i nostri pregiati manufatti, segni identificativi, attraverso i colori bianco e blu, della Cultura grottagliese". Per l'assessore alla Cultura, Marisa Patruno: "Il confronto con Genova non impedirà l'apertura a tutte le città di antica tradizione ceramica. Apertura, che avverrà attraverso l'organismo deputato alla valorizzazione delle città: l'Aicc (Associazione Italiana Città della Ceramica). Per quanto riguarda i Paesi del Mediterraneo, invece, ci sarà l'intesa con la Grecia e con Malta". Ma secondo i due circoli cittadini di Alleanza Nazionale: "Il catalogo sulla mostra della ceramica, poichè pubblicato a fine evento, non ha né una funzione divulgativa, né tantomeno esplicativa per i visitatori". Così, dopo aver criticato quello dell'edizione 2002, anche il catalogo di quest'anno, per An, non è esente da ulteriori critiche. "Dopo la pubblicazione dello scorso anno, con soli fini autocelebrativi, si replica anche quest'anno a spese del contribuente - si legge in una nota stampa -. Altro aspetto allarmante è il non aver previsto neanche per questa edizione una traduzione perlomeno in inglese. Così, anche l'intervento riguardante la ceramica Palestinese, ospite della rassegna grottagliese, è solo in italiano. Ma tanto, in questo catalogo, ciò che conta è la lunga elencazione di ringraziamenti, di interventi autocelebrativi. Il tutto senza una finalità dell'opera. E la stessa strutturazione dell'opuscolo è indicativa. Infatti sulla copertina non c'è la dicitura "mostra della ceramica grottagliese", ma semplicemente "mostra della ceramica". Quasi come se la sezione dedicata all'arte figulina locale fosse una delle tante". "Per avere conferma di ciò - spiega An - basta contare le foto dedicate ai nostri ceramisti: 39 foto accompagnate da brevissime didascalie. Manca inoltre l'elenco dei ceramisti espositori e manca una scheda critica della ceramica locale. Invece 35 foto, più altre tre nella sezione speciale del catalogo, sono tutte dedicate alla manifattura Ginori. Queste sì, accompagnate da una ricca e dettagliata scheda illustrativa. E 14 immagini, inoltre, sono dedicate alle altre città della ceramica italiane, ospiti della mostra; 15 sono dedicate alla ceramica palestinese". Si criticano infine i costi e l'efficacia divulgativa di questo catalogo, considerato quasi... postumo. "Questa pubblicazione, stampata in mille copie (poche se almeno avesse una valenza divulgativa), è costata ai cittadini 4mila e 500 euro ed è un ennesimo esempio di sperpero delle risorse".

E DALLA CERAMICA SBOCCIA LA ROSA
Una nota del diario del Duca Francesco Maria II: "A' dì 9 settembre 1603 mandai in Francia otto casse di vasi d'Urbino: arrivorono a Fontaneblo' alli 23 di novembre". Così si chiude un periodo importante della nostra ceramica con una delle ultime commissioni del Ducato. L'istoriato diffuso in tutto il mondo insieme alle raffaellesche dei Fontana, con i vivi colori dell'azzurro del nostro mare Adriatico e del verde delle nostre colline marchigiane impressi su ogni opera d'arte incominciarono la loro discesa verso una lenta decadenza. L'inizio della fine Con la fine della Signoria dei Della Rovere ed il dominio della Chiesa su questi territori si vuol datare l'inizio della fine delle maioliche metaurensi. Ma una crisi economica generale stava investendo tutta l'Italia ed anche le botteghe dei nostri ceramisti soffrivano di questo lento degrado con la totale chiusura di molte di esse. Pian piano le fornaci spegnevano i loro fuochi. Rimaneva solo il ricordo del grande passato. Il Seicento fu caratterizzato da una produzione legata alle necessità utilitaristiche , limitata a "dozzinali e volgari" boccali, scodelle, orcioli. La "protezione tutoria" di Duchi e Principi nata grazie al loro amore verso quest'arte si era estinta con l'avvento della Chiesa. La lontananza della Corte Papale, con interessi diversi e spostati su altri fronti, porta al ristagno della ceramica. Solo i durantini riescono ad affrontare la crisi: nel 1606 le fornaci ancora aperte erano otto. "Mestiero insignificante" Anche Urbino risentiva del degrado e tutta l'arte della ceramica precipitò nel "mestiero più insignificante". Nel 1643 ci è nota una commessa di 28 mattonelle alla fabbrica di Ippolito Grossi di Urbino dall'Opera Pia Madonna del Ponte di Fano. Segno evidente che già a Fano non vi era più nessuna manifattura presente. Antonio Saverio Grue fu presente a Urbino per poco tempo mentre il pittore Giuseppe Antonio Maria Roletti aprirà una fabbrica anche se sarà attivo soprattutto in Urbania. Nella prima metà del XVIII secolo l'unico forno attivo a Pesaro era quello di Alfonso Marzi, un boccalaro semplice e, come lo definì il Passeri, solo un fabbricante di vasi dozzinali. I grandi personaggi di cultura cercheranno in tutti i modi di far rivivere l'arte della maiolica come Giannandrea Lazzarini e Gian Battista Passeri. Arrivano i durantini Alcuni maiolicari durantini, che avevano ancora fama e gloria grazie anche alla loro innovazione di stili, di vivacità di colori , di ricerca di sagome e forme nuove porteranno una ventata di aria nuova a Pesaro. Giuseppe Bartolucci di Urbania nel 1757 aprì una società con il finanziatore Francesco Fattori per una rinascita volta soprattutto ai giovani: "molta gioventù per abilitarli alla pittura, ed alla preparazione de' più fini e nuovi colori". La realtà pesarese era contrassegnata da un grave impoverimento economico e sociale. Una realtà povera costituita in maggioranza da accattoni, bisognosi, mendicanti, disoccupati che ingrossavano le fila della delinquenza. Ecco che questa fabbrica aveva l'intento di essere un punto di riferimento ed una meta per molti di questi giovani avviandoli verso una professione. L'indirizzo di produzione era di due tipi: uno commerciale, di basso valore e potremmo definirlo di serie, l'altro di grande valore artistico, "la preferenza che la fabbrica del Bartolucci dedicherà quasi costantemente al viola di manganese è (assai ben) documentata…". Una parte dei prodotti era avviata al mercato di Senigallia. Questa fiera era un incontro di idee, di prodotti che arrivavano da tutta l'Italia e dal nord Europa. Un punto di riferimento di vendita per tutta la fascia d'oltremare greco-orientale, di scambi di merce di varia tipologia. Solo dopo pochi anni di attività la ditta deve chiudere per crisi finanziaria ed anche per un troppo forte attaccamento del Bartolucci al suo mondo artistico limitato alla sua città nativa che non lo apriva a ciò che il mercato esigeva. Sboccia la rosa di Pesaro Un mercato che comunque vedeva in Pesaro un nuovo punto di riferimento importante anche grazie ai numerosi e vecchi contatti tra i veneti e i marchigiani che portavano ad aprire agli Antonibon un magazzino a Pesaro per smerciare i loro prodotti. Intanto si stavano portando avanti trattative da parte di nobili pesaresi con Filippo Callegari ed Antonio Casali di Lodi per riattivare la fornace di Pesaro. Loro due saranno i "ministri", la manovalanza sarà urbaniese con il primo pittore Pietro Lei di Sassuolo. Sue saranno tutte le maioliche più belle che usciranno da questa fabbrica, prodotti nuovi, eleganti, floreali. Intuiranno l'importanza dell'idea della rosa che uscirà fuori dai mazzetti di fiori e foglie. "Fiori sparsi", "paesaggio in riserva", "mazzetto in riserva", "arabescature": mano particolare di Lei, "primo e principale pittore de' vasi" a Pesaro. Non possiamo dimenticare il merito della ditta Casali e Callegari di aver prodotto l'ultimo ritrovato ceramico: la terraglia. Il cammino della ceramica fu sempre tortuoso, sempre ad un passo dalla fecondità, dalla ricchezza e da quello della sventura e della povertà. Sempre sorretta grazie al mecenatismo dei grandi nobili e principi da sola non riuscirà a percorrere una vita lunga e duratura. Nascono Molaroni... I costi troppi alti permettevano solo una vita assai breve. E fu questa la realtà fin all'arrivo di Vincenzo Molaroni che sul tracollo finanziario della ditta "Benucci e Latti " potè acquistare a basso costo le loro attrezzature ed iniziare l'attività. La ditta Molaroni riuscì in breve tempo ad ottenere un enorme successo grazie ai valenti collaboratori quali il pittore Cesare Gai e tutta la famiglia dei maiolicari Bertozzini. Le ceramiche di Pesaro incominceranno di nuovo ad avere fama internazionale. Un prodotto di qualità simile all'antico grazie alla collezione di maioliche rinascimentali di Domenico Mazza come esempio per le loro opere. Saranno portati avanti studi sui colori, sui vari ingredienti chimici: il blu è di una tonalità esclusiva della ditta. ... e Ferruccio Mengaroni Grande allievo del Molaroni sarà il giovane Ferruccio Mengaroni. Nella sua piccola fornace di via Castelfidardo inizierà nel 1908 il suo lavoro e la sua attività dimostrando un genio artistico ed una personalità estrosa che lo porteranno ad una fama mondiale assieme alle sue opere. Tanto fu il successo che la sua fabbrica arriverà ad avere "50 lavoranti". Un grande artista a cui toccò una morte tragica: quella di rimanere schiacciato dalla sua enorme opera "La Medusa", il 13 Maggio 1925 a Monza. di Daniela Renzi

Il Comune di Civita Castellana ha bandito un concorso per la presentazione d'opere artistiche in ceramica che siano rappresentative della tradizione e della cultura ceramica del territorio di Civita Castellana. Il concorso è aperto a tutti gli artigiani maggiorenni residenti nel Comune di Civita Castellana e regolarmente iscritti alla Camera di commercio. Saranno premiate le tre migliori opere con somme di denaro pari a 900 euro per il primo classificato, 600 euro per il secondo, 500 euro per il terzo.

Ceramiche, una mostra doc Alla Galleria Civica su un'idea di Milena Milani CORTINA Il tema è l'euro l'ingresso è libero (corriere delle alpi) n.m.CORTINA. Da Albisola, dove risiede, Milena Milani si dice compiaciuta per il successo di pubblico che la mostra "ceramiche d'arte per l'euro", in corso alla Galleria Civica di Cortina, sta ottenendo. Seguendo una sua precisa idea, sono stati invitati 48 artisti (tra pittori, scultori, ceramisti, scrittori-pittori, fotografi-pittori) a eseguire un euro di fantasia su ceramica (diametro 35 cm) con l'organizzazione del Circolo Nautico Generali per la stampa del catalogo e la mostra itinerante delle ceramiche in varie città d'Italia e d'Europa. Per la realizzazione degli euro sono stati interessati l'atelier d'arte di Michela Savia di Albisola per 33 ceramiche, il laboratorio "Di Giosaffatte art" di Castelli per 12 ceramiche e quello di Claudia Schneider di Spalato per 3 ceramiche. Il catalogo è stato stampato da Arti Grafiche Sanvitesi per i tipi di Editoriale Generali; prefazioni di presidenza del Consiglio, Parlamento europeo-ufficio per l'Italia e di Associazione Giornalisti Europei-sezione Italia; saggi di Milena Milani sull'arte ceramica di Albisola; di Alessandro Paglia sulle attività culturali del Circolo Nautico Generali; di Michela Savaia sugli amici artisti che hanno aderito alla iniziativa e di Carlo Fabrizio Carli sui risultati artistici conseguiti. Il catalogo, tutto a colori, dedica ad ogni artista quattro pagine con biografia e foto dell'artista, euro-pensiero di uno statista, euro-emozione dell'artista con firma autografa dello stesso e l'immagine della euro-ceramica. La mostra, a cui tutti possono accedere, è aperta tutti i giorni, escluso i festivi e lunedì mattina, con orario 10-12,30 e 16,30-19,30.

QUELL'ANTICO FASCINO DELLA FORNACE BANDECCHI (la nazione) VICOPISANO - Una brillante tesi di laurea sulla fornace Bandecchi. Laura Tampone ha conseguito con lode la laurea alla facoltà di "Conservazione dei beni culturali" discutendo la tesi su 'Archeologia della produzione della ceramica post-medievale Toscana' esaminando il caso della fornace 'Bandecchi' di San Giovanni alla Vena. In sede di discussione erano presenti anche il sindaco Antonella Malloggi e l'assessore al turismo Giampiero Nesti che hanno maggiormente apprezzato il lavoro svolto dalla neo dottoressa che nel suo lavoro ha raccolto anche le testimonianze direttamente dalla frazione vicarese. Laura Tampone ha illustrato in sede di esposizione le caratteristiche della ceramica sangiovannese alla luce dei resti conservati nel territorio. In tale ottica si sono così aperte prospettive di collaborazione tra l'università di Pisa e il Comune di Vicopisano. La strategia operativa della dottoressa Tampone è racchiusa nella "Carta di rischio archeologico" con cui ha documentato l'esistenza archeologica di tutte le fornaci vicaresi. G.M.

Le maioliche esposte in convento
LA MOSTRA. (la sicilia) Si possono ammirare a San Martino fino al 21 dicembre

Una mostra di maioliche internazionali prende il via domani nell'abbazia benedettina di San Martino delle Scale. L'esposizione, dal titolo "Maruna, riggiole, laggioni, quadrelle azulejos, carreaux, tiles, mattonelle in terracotta maiolicata dal XV al XX secolo", durerà fino al 21 dicembre 2003. L'iniziativa è stata promossa dall'Accademia di Belle arti e restauro "Abadir", che ha sede nel monastero, e l'abbazia. A curarla è stato Santo Campanella, docente di Storia della ceramica presso la stessa Accademia. Fra le mura del suggestivo monastero saranno esposte circa 1200 pezzi provenienti da collezioni private. La loro manifattura è italiana, soprattutto siciliana e napoletana, ma anche portoghese, spagnola, tunisina, turca, olandese, inglese, francese e anche iraniana. La sezione dedicata alle maioliche siciliane, fra il XVI e il XVIII secolo, comprende opere provenienti dai centri con la tradizione più antica: Sciacca, Caltagirone e Burgio. Non mancano pezzi provenienti da Palermo, Collesano e Trapani, riconoscibili per il diverso gusto decorativo, oltre che per le differenti misure. Da segnalare la presentazione di una mattonella di Maso, in provincia di Messina, un centro produttivo per secoli dimenticato. La collezione isolana termina con un confronto fra la produzione industriale locale e quella napoletana che ha trovato in Sicilia un mercato florido. Il resto dell'esposizione è composta da alcuni mattoni di piccolo formato, dal XVII al XIX, provenienti da scuole coraniche e case tunisine. Sarà possibile, inoltre, ammirare opere spagnole, realizzate con la tecnica della "cuerda seca" e della "Cuenca". Da non trascurare gli azulejos portoghesi usati per il rivestimento parietali. Alcuni pezzi provengono dall'America latina. L'iniziativa assumerà anche un respiro più ampio. Alle esposizioni, infatti, saranno affiancati dei testi, oltre che in italiano, in francese, inglese, spagnolo ed arabo, che aiuteranno il visitatore a comprendere la storia della ceramica nei vari paesi del mondo e a guidarlo verso ulteriori approfondimenti. A corredare l'esposizione ci sarà anche un catalogo. Per l'occasione sarà possibile vedere i pavimenti dell'antica biblioteca abbaziale, di scuola napoletana, risalenti alla fine del 700. "Le maioliche del pavimento- ha spiegato l'abate Salvatore Leonarda - si sono conservate tutto sommato bene nonostante le intemperie dei secoli. La mostra è un occasione per riflettere su quello che abbiamo ereditato dai padri e come vogliamo conservarlo". Maria Modica

I MUSEI CERAMICI IN RETE PER REGOLE COMUNI NEL RESTAURO E NELLA CATALOGAZIONE
(rdc) Obiettivo del seminario 'La rete dei musei' al Museo internazionale della Ceramica è quello di fissare alcuni standards e regole comuni a tutti i trenta musei della ceramica presenti in Italia. Istituti, che conservano prevalentemente collezioni di ceramiche regionali. Nell'intenzione dei promotori, il seminario sarà un'occasione di riflessione per gli operatori di questi istituti museali, che si confronteranno su alcuni obiettivi: fissare degli standard minimi di qualità per i pezzi da conservare e restaurare; fissare delle regole per la catalogazione e per la riproduzione fotografica. Così che operatori e studiosi si possano muovere da un istituto all'altro parlando lo stesso linguaggio. L'obiettivo ultimo, naturalmente, è quello della messa in rete di tutti i musei e delle loro pregevoli collezioni.