settembre
MALGRADO LE CONDIZIONI METEO IL PUBBLICO NON E´ MANCATO, SODDISFATTI GLI ORGANIZZATORI
Mostra della ceramica sugli scudi
Già tremila i visitatori nella prima settimana
(la stampa) CASTELLAMONTE Chi ha snobbato la mostra, almeno per il momento, è stata Sabrina Ferilli. L'aspettavano martedì e giovedì scorsi ma l'attrice romana, in Canavese per girare alcune scene del film "L'acqua... il fuoco" (e per caso a Castellamonte il giorno dell'inaugurazione) ha dato forfait in entrambe le occasioni. La rassegna, invece, ha fatto il pieno di visitatori nonostante condizioni meteo non del tutto favorevoli. Oltre tremila persone hanno staccato il biglietto, considerato un po' caro (5 euro il fine settimana, 3 gli altri giorni), evidentemente non troppo per tenere lontano il pubblico. "Vogliamo arrivare almeno a 12 mila presenze - spiega Roberto Favero, amministratore Agecer, l'ente misto pubblico-privato che quest'anno ha organizzato l'edizione numero 42 della mostra - un obiettivo che pensiamo di raggiungere anche perché mancano ancora due settimane alla chiusura". Non sarà la rassegna della stufa da Guinness come promesso dall'Agecer e che Ugo Nespolo completerà per Natale e che per il momento è solo una simulazione sistemata in un angolo di piazza Repubblica, ma i visitatori hanno risposto all'appello. Piace soprattutto la sezione curata dall'istituto d'arte Faccio: i fischietti in ceramica, l'esposizione didattica curata dagli alunni che presentano opere realizzate durante l'anno scolastico, il giardino dell'arte (omaggio a Nicola Mileti), i calici estensi che rappresentano il gemellaggio tra l'istituto d'arte di Castellamonte e quello di Asti. Ma indubbiamente il pezzo forte è ancora all'interno della rotonda Antonelliana con opere dedicate al fuoco e la scultura realizzata dall'artista ravvenate Ivo Sassi. L'immagine è suggestiva, in particolare di sera, quando un cero sistemato al centro della piazza viene acceso e si diffonde un gioco di luci e ombre che catturano lo sguardo. Come ogni anno si sceglie un tema: "E questa volta è toccato alla stufa, di conseguenza l'omaggio è andato al fuoco, elemento essenziale per questo oggetto" spiegano gli organizzatori. Apprezzata anche l'esposizione a palazzo Botton dove sono state raccolte opere provenienti da 28 città italiane che possono fregiarsi del marchio doc della ceramica. Critiche, invece, sono arrivate a causa della presenza di sculture già viste negli anni passati a Castellamonte, come quella di Giuseppe Gavazzi. Perplessità sono state sollevate dal pubblico a causa di un biglietto ritenuto troppo caro, anche se il prezzo di discosta solo di poche migliaia di vecchie lire rispetto allo scorso anno. C'è anche chi ha fatto notare l'esiguo numero di punti espositivi (è un elemento che balza all'occhio): ad esempio manca la storica sezione dedicata alla Fiabesca all'interno dell'ex cinema comunale. Una coreografia che sembrava uscita direttamente dai libri dei fratelli Grimm. Era Nicola Mileti, il curatore storico della mostra, morto esattamente un anno fa, che aveva fatto nascere e decollare questa sezione. Il sindaco Eugenio Bozzello, in carica da pochi mesi ha un obiettivo: "La rassegna deve seguire il binomio arte-cultura". Roberto Favero, glissa: "E' il primo anno, siamo in fase di rodaggio". Il rapporto durata-visitatori sta comunque dando ragione agli organizzatori: l'edizione di quest'anno resta aperta due settimane in meno rispetto a quella del 2001. Il sipario cala il 15 settembre.
Giampiero Maggio
La Crup acquista la croce dei Basaldella
(il massaggero veneto) L'opera dei fratelli Afro e Mirko è stata ceduta da un privato per 150 mila euro
La grande crocefissione opera dei fratelli Afro e Mirko Basaldella entrerà nel patrimonio culturale di tutti i friulani. Infatti, la Fondazione Crup, presieduta dal professor Silvano Canterin Antonini, nella seduta di ieri mattina, ha deliberato l'acquisto dell'opera da una collezione privata, ma non è stata ancora deciso dove esporla, tra i siti preferiti probabilmente la spunterà sala Aiace. L'opera assai pregevole, delle dimensioni di 150 centimetri per un metro, realizzata in ceramica policroma, risale al 1947, raffigura il Cristo sulla croce con ai piedi la Madonna attorniata da altri personaggi in lacrime. Si tratta di un unicum, sottolinea il presidente Antonini, perché non ci sono altre testimonianze di un lavoro congiunto dei due artisti udinesi.
La soddisfazione è poi doppia perché le lunghe trattative, che si sono protratte per oltre un anno, hanno visto contrapposta l'offerta della Fondazione Crup ad altre più vantaggiose per i vecchi proprietari, provenienti persino dagli Stati Uniti. Ma il consiglio della Fondazione ha ritenuto opportuno insistere per non impoverire la città di Udine di un capolavoro dei Basaldella, e anche i venditori alla fine hanno preferito non far allontanare l'opera dal Friuli, dove era stata concepita e realizzata. La garanzia assicurata in tal senso dalla Fondazione ha consentito di giungere alla delibera del consiglio di ieri mattina, che ha dato l'assenso all'impegno della spesa necessaria, circa 150mila euro, pari a 300 milioni di lire (da notare che il prezzo di partenza era notevolmente superiore e che la trattativa si è conclusa positivamente proprio per il desiderio dei vecchi proprietari che il crocefisso rimanesse a Udine).
Ora si pone il problema dell'individuazione del sito più adatto per l'esposizione dell'opera che essendo in ceramica ha indubbiamente bisogno di un'accurata manutenzione. "Intanto - spiega il presidente Silvano Antonini - l'abbiamo acquisita nel nostro patrimonio e abbiamo deciso di darla in comodato gratuito, ma sempre nel territorio del Comune di Udine". Un'ubicazione che renda l'opera più vicino possibile all'ammirazione della gente potrebbe essere quella di sala Aiace a palazzo D'Aronco, che a questo punto però dovrebbe garantire gli oneri per l'assicurazione e la conservazione. Questa sistemazione potrebbe essere tuttavia provvisoria, in attesa che si arrivi alla realizzazione del museo di casa Cavazzini, dove la crocefissione di Afro e Mirko Basaldella troverebbe la sede più consona.
Maria Rita Branca
Nove. Sabato l'inaugurazione della quinta edizione dell'iniziativa. "Cucari" all'opera in piazza De Fabris. Moda motori show Le botteghe dei maestri della ceramica aprono i portoni
(il giornale di vicenza) (r. b.) Quando s'apriranno i grandi portoni significherà che la "Festa della ceramica" è iniziata. La più grande manifestazione mai concepita a Nove e dedicata espressamente al più tipico dei suoi prodotti, s'appresta ad offrirsi agli occhi di migliaia di visitatori. A promuovere un articolato programma di oltre una settimana, è un nutrito "pool" di enti, associazioni, gruppi. Risultano mobilitati, in pratica, tutti i volontari che a Nove danno un po' del loro tempo per promuovere l'immagine della loro realtà locale e della secolare tradizione artigianale. Lo si è compreso anche nell'incontro di presentazione della "Cerfest 2002" indetto al palazzo municipale, sotto la regia dell'assessore alla cultura Diego Morlin. Il cartellone è un susseguirsi di avvenimenti, praticamente senza respiro, di ora in ora, Nove per una settimana proporrà di tutto, dalla musica alle mostre, dai concorsi agli incontri, dai dibattiti sull'attualità economica ai momenti conviviali. Battesimo della gran "festa" sarà l'inaugurazione della quinta edizione di "Portoni aperti", prevista sabato 7 settembre alle ore 18 nella piazzetta del museo civico. In tutto si potranno visitare 23 luoghi, dove saranno impegnati artisti e ceramisti da tutta Italia. Subito dopo, alle 19, inaugurazione della nona mostra dei fischietti indetta dai "Cucari Veneti" a casa "Stevan" in piazza De Fabris, in sala De Fabris sarà visitabile la mostra collettiva di arte contemporanea di giovani artisti novesi. Domenica 8 alle 11 inaugurazione di "Ceramica e solidarietà" a casa Clavello in piazza, qui i ceramisti novesi esporranno le loro ultime opere e il ricavato sarà destinato alla fondazione "Padre Alessi i fratelli dimenticati dell'India". Per tutta la giornata in piazza "Moda motori show" con esposizione di auto nuove e storiche e sfilata di moda in serata. Lunedì 9 inizia il corso di ceramica, con una ventina di partecipanti, alle 21 alla scuola media incontro con il fotografo Giuliano Francesconi sul tema "Ceramica: infinite emozioni". Martedì 10 ore 21 in piazza dimostrazione di ceramica "raku" a cura del gruppo ceramisti di Luigi Carletto. Mercoledì 11 ore 21 alla scuola media conferenza sul tema "La ceramica novese: nuove identità, nuove opportunità". Giovedì 12 ore in piazzetta del museo concerto con Patrizia Laquidara. Venerdì 13 ore 21 in piazzetta concerto con i "Wonderbrass". Sabato 14 ore 18 premiazione del concorso internazionale della ceramica al quale hanno partecipato 260 concorrenti anche esteri, alla sera "Cena sotto le stelle" in piazza.
Successo del giovane Simone Negri al concorso internazionale della ceramicaTrionfo palazzolese col "vaso pinna"
(il giornale di brescia) PALAZZOLO Con "vaso pinna" è trionfo palazzolese al secondo concorso internazionale della ceramica di Nove, nel Vicentino. Simone Negri,
artista 32enne di casa a Palazzolo, maestro della tecnica raku, non solo è riuscito a piazzarsi ai primi posti della classifica del concorso, ma la sua opera (un contenitore zoomorfo, ossia il tema proposto dalla rassegna quadriennale) è tra le quindici selezionate per la realizzazione in serie. E proprio oggi il "vaso pinna" (realizzato in gres nei colori bianco e nero) approderà al Macef, la fiera del regalo e della decorazione della casa in programma alla Fiera internazionale di Milano sino a lunedì 9 settembre. Grande successo, quindi, per il giovane ceramista, ancor più se si considera che al concorso vicentino hanno partecipato oltre 450 artisti provenienti un po' da tutto il mondo. "Dopo aver aderito nel dicembre scorso al secondo concorso internazionale della ceramica di Nove con "vaso pinna", opera realizzata con la tecnica del colombino e del raku - racconta Simone Negri, già "maestro d'arte" dal 1995 - la giuria ha selezionato 61 pezzi (fra questi ovviamente il contenitore zoomorfo del 32enne palazzolese) che verranno esposti nel museo civico della ceramica di Nove dal 14 settembre al 10 novembre prossimi per poi essere inseriti nel catalogo del concorso a diffusione internazionale". Non solo, la Confartigianato di Vicenza, con la collaborazione del Comitato organizzatore del concorso, ha promosso un'iniziativa volta a proporre ai laboratori ed alle aziende del settore della ceramica la realizzazione in serie di quindici opere selezionate fra quelle presentate al concorso internazionale. "Fra le quindici c'è anche il "vaso pinna" - prosegue Simone Negri - scelto dalla Lineasette di Giuseppe Bucco e Flavio Cavalli che presenterà il prodotto finito (dopo settimane di rifiniture del modello originale) al Macef di Milano, che apre i battenti oggi". m. bon.
Ceramiste genovesi allo studio Scapin
(il giornale di vicenza) ( a.s .) Due donne nell'arte. Domani apre i battenti la mostra di due ceramiste genovesi. "Arti genialità europea", di cui è presidente Giancarlo Scapin ospiterà per una settimana la collettiva di Giuliana Poggi e Diana Aronni. Nata a Chiavari e formatasi da autodidatta, Giuliana Poggi si occupa di scultura ceramica e svolge attività di consulenza e didattiche. Ha soggiornato in Irlanda e Finlandia, oltre ad aver esposto in Italia e all'estero. Diana Aronni, genovese, si è diplomata in scenografia all'Accademia di Belle Arti di Brera e ha partecipato a svariate esposizioni internazionali ed in Italia. La Aronni è stata da poco insignita del primo Premio al Concorso Internazionale della ceramica a Nove. Sarà dichiarata vincitrice del Premio "Nove terra di ceramica" il 14 settembre. Nello studio di Scapin in via Riboli domani pomeriggio si terrà l'inaugurazione della mostra che durerà fino al 15 settembre, con orari 9-12 e 15-19. - SKIOSKO . Continua per tutto settembre la stagione musicale dal vivo dello Skiosko. Questa sera si esibirà in Tajara il gruppo vicentino "Escopazzo", band di maturi musicisti che offrirà un tributo a Carlo Santana. Appuntamento al Castello alle 21.
Musei civici
Da Oxford
a Pesaro
per studiare
le ceramiche
(il messaggero) PESARO - Ancora un riconoscimento per la ceramica di Pesaro. Dal 16 al 22 settembre sarà ospite della nostra città Timothy Wilson - Keeper dell'Ashmolean Museum di Oxford, studioso della maiolica a livello mondiale, che dovrà curare il primo catalogo della straordinaria raccolta di maioliche italiane del British Museum di Londra. All'interno del museo londinese, la produzione pesarese e marchigiana svolge un ruolo fondamentale. Una collaborazione eccellente, dunque, che conferma ancora una volta l'alto valore della nostra ceramica e contribuisce a rilanciare Pesaro come potenziale centro di riferimento per lo studio della maiolica rinascimentale. I Musei Civici di Pesaro stanno mettendo a punto per lo studioso una serie di incontri e soste nei musei di Urbino, Pesaro, Fano e Ascoli Piceno. Wilson ha chiesto di documentarsi sulle raccolte ospitate al Museo delle Ceramiche e sulle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e di alcuni collezionisti privati. Inoltre è prevista una giornata di studi dedicata alla maiolica pesarese del Rinascimento.
Decolla la ceramica sacra
di UMBERTO MAIORCA
Deruta
(il messaggero) L A TERRA, l'acqua e il fuoco, ma soprattutto la mano dell'uomo sono gli elementi fondamentali della produzione artistica di Deruta. Un insieme di piatti, tazze, vasi, anfore e brocche, ma anche abat-jour, vassoi, orologi, posacenere, bomboniere e oggettistica varia. Ma a fronte della produzione classica ci sono anche creazioni più particolari, si potrebbe dire specialistiche. E' il caso della ditta Sambuco che tra le tante produzioni usuali ha avviato un filone legato alla tradizione religiosa umbra, complice la vicinanza di Assisi. Pissidi, calici, patene, pannelli a soggetto religioso, complementi d'arredo per l'altare e quant'altro serve per le celebrazioni religiose, ma anche acquasantiere, crocifissi e porta candele. Pezzi realizzati su ordinazione e venduti in tutto il mondo.
"Gli articoli religiosi assorbono il 15 per cento della nostra produzione, che rimane sostanzialmente legata alla tradizione derutese - dice Mario Sambuco - tra i tanti oggetti realizzati ricordo un set liturgico donato a madre Teresa di Calcutta, un'anfora per l'olio che alimenta la fiaccola sulla tomba di San Francesco quando venne donato dalla Provincia di Perugia e le commissioni avute per realizzare i servizi d'altare per l'apertura di conventi in Russia e per le visite del Papa in varie località". Ma l'azienda derutese non poteva non sentire l'influsso della vicina Assisi, così è stata realizzata una serie di articoli religiosi proposti con l'incisione di un simbolo del francescanesimo: il "Tau".
La lavorazione della ceramica artistica di Deruta prende le mosse dall'argilla, blocchi da 25 chili che vengono modellati a mano al tornio, in base all'oggetto da realizzare. Una volta essiccato, il pezzo viene pulito e inciso. Il cosiddetto "stile bizantino" è una specialità per gli artigiani della Sambuco. Con una punta d'acciaio acuminata si incide la superficie dell'oggetto, seguendo un disegno prestabilito, in modo da farne risultare un'immagine che appare come un vero e proprio mosaico.
"Perché l'opera sia completa necessitano tre fasi di cottura - afferma Luca Sambuco - la prima fase si esegue dopo l'incisione dell'oggetto; la seconda dopo la colorazione e la terza dopo l'applicazione dell'oro". All'apertura del forno, dopo quest'ultima fase, l'opera artigianale che si presenta è ricca di luce e di preziosi contrasti per lo splendore dell'oro e dei suoi colori. Gli oggetti religiosi realizzati a Deruta viaggiano per il mondo dimostrando bellezza e robustezza.
"Soprattutto i francescani comprano i nostri oggetti - dice Lucio Sambuco - I missionari li apprezzano molto perché il bagno d'oro che si fa in terza cottura, li rende così resistenti che non si rovinano, a differenza degli oggetti in metallo e oro. In Amazzonia, paese con alto tasso d'umidità, la doratura della ceramica rimane, mentre quella su metallo tende ad andare via". Un'ulteriore attestazione del valore della tradizione derutese nella ceramica d'arte.
GUBBIO E LA CERAMICASTORIA E TRADIZIONE
(la nazione) Tra tutte le attività artigianali eugubine, quella che ha raggiunto livelli di eccezionale espressione tecnica ed espressiva è stata la produzione della ceramica. L'arte della ceramica, fra le più antiche, ha accompagnato l'uomo dalla più remota preistoria all'età contemporanea, da quando scoprì che l'argilla plasmata ad umido e consolidata al fuoco, poteva soddisfare il bisogno di contenere liquidi al posto del corno di bue, delle conchiglie e dei gusci di frutti. Frammenti di ceramica si possono ancora ritrovare nel sottosuolo eugubino, perché essa, a differenza del legno o dei tessuti o anche dei metalli, è incorruttibile. Proprio attraverso questi ritrovamenti sappiamo che nel IV sec. a.C. a Gubbio vi era una produzione di buccheri e vasi corallini. Vasellami di semplice fattura e privi di qualsiasi decorazione documentano una produzione povera nell'alto medioevo. Ma la fama della ceramica di Gubbio è legata al nome di mastro Giorgio, che nel 1498 giungeva a Gubbio da Intra, sul Lago Maggiore, con i fratelli Giovanni e Salimbene; producevano vasellami di lusso fino al 1518, quando dalla loro bottega si cominciava a produrre una maiolica molto richiesta dalla borghesia, abbagliata dai prodotti medioevali arabo-spagnoli ed arabo-siculi, che esaltava le decorazioni con riflessi rubino e oro pallido di grande effetto, che neanche maestro Cencio, figlio di Giorgio, riusciva ad eguagliare.
CERAMICA, FINALE PER TRENTASETTE
(rdc) La giuria della 53ª edizione del Concorso internazionale della ceramica d'arte contemporanea (meglio noto come Premio Faenza) ha ammesso in finale 37 artisti, sui 1203 che si erano candidati con 2800 opere. Nel 2003 saranno rappresentate 22 nazioni con 51 opere. Il maggior numero di artisti ammessi arriva dal Giappone. Dopo alcuni giorni di lavoro, la giuria ha dunque concluso l'esame delle opere presentate da ceramisti di 62 nazioni. La giuria era composta dal professor Luciano Caramel, dal ceramista e professore Giuseppe Lucietti (premio Faenza nel 1984) e Wilhelm Siemen, direttore del Museo della porcellana di Hohenberg, in Germania). Il maggior numero di artisti ammessi, 11, proviene dal Giappone. Segue la Germania con 4, 2 per la Repubblica Popolare di Cina e la Gran Bretagna. Un partecipante invece per ognuna delle seguenti nazioni: Italia, Slovenia, Danimarca, Polonia, Bulgaria, Croazia, Svezia, Belgio, Grecia, Finlandia, Egitto, Thailandia, India, Canada, Venezuela, Stati Uniti, Messico, Australia. I giurati torneranno a riunirsi a fine febbraio 2003 per selezionare il vincitore, cui andranno 26mila euro. Tutti ammessi, infine, gli elaborati dei giovani studenti di 8 istituti d'arte italiani per il concorso collaterale 'Arte della ceramica' sul tema 'Tea for two".
LO STRAORDINARIO ARTISTA SCOMPARSO TRE ANNI FA ERA ANCHE SCRITTORE
(la stampa) Albisola ricorda il "suo" Eliseo Salino Una grande mostra antologica di ceramiche, disegni e racconti ALBISOLA S. "Salino e i suoi amici, Arte, Ceramica, Umorismo" è il titolo, carico di significati, della mostra che s´inaugurerà domani alle 17,30, a cura di Federico Marzinot, al Museo della Ceramica, "Manlio Trucco" di corso Ferrari 193 ad Albisola Capo. Una straordinaria rassegna, che si avvale del contributo del Comune, della Carisa, del circolo culturale Bonelli, dedicata all'artista Eliseo Salino, al suo rapporto con gli artisti internazionali, con gli umoristi e con la sua terra. Al museo della ceramica "Manlio Trucco"di Albisola Capo la presentazione della mostra e del catalogo come detto si svolgerà alle ore 17.30, mentre al Circolo culturale "Giorgio Bonelli" di Albissola Marina è in programma alle 18,45. Due presentazioni in quanto la mostra si divide in due parti. Il programma prevede infatti al "Trucco" una antologica della produzione artistica di Eliseo Salino dagli Anni '30 agli Anni '90; una rassegna sul rapporto di Salino e delle Ceramiche San Giorgio con Agenore Fabbri, Farfa, Asger Jorn, Mario Rossello, Antonio Siri; un'analisi attraverso le opere dell'attività di Salino umorista e quella dei suoi amici umoristi Pietro Ardito, Osvaldo Cavandoli, Guido Clericetti, Mariano Congiu, Rino D'Anna, Roberto Giannotti, Agostino e Franco Origone, Elena Pongiglione; un'esposizione di ceramiche umoristiche di Salino, Giorgio Gabellini, Carletto Manzoni, Claudio Nobbio, Gianpaolo Stella. Al "Bonelli" sarà possibile visitare la sezione dedicata al rapporto di Salino con Albissola, con i Mazzotti, e alla sua attività alle Ceramiche San Giorgio. Eliseo Salino è scomparso da tre anni, lasciando Albisola e i suoi amici privi del suo accattivante sorriso, delle sua arte, delle sue battute. "Da ragazzino andando a scuola passavo davanti a uno studio, proprio sotto la casa nativa di Santa Maria Rossello. Vi lavorava il "Bausin" Giuseppe Mazzotti. Fin da allora avevo la passione di dipingere e modellare. Così, a forza di rompere le scatole al vecchio Mazzotti, ebbi finalmente il permesso di entrare in fabbrica. L'ambiente mi aveva stregato e continuai a frequentarlo regolarmente insieme alla scuola". Così Eliseo Salino ha avuto modo di raccontare sé stesso, e di come iniziò a fare ceramica. Un personaggio indimenticabile ed è giusto che Albisola lo ricordi nel modo dovuto.
Nove. Nel pomeriggio la premiazione dei vincitori del concorso internazionale
La "festa della ceramica"
Cittadinanza onoraria a due amici del paese
(il giornale di vicenza) (r.b.) Due nuovi concittadini per i novesi, si tratta di eminenti personalità legate dalla passione per la ceramica artistica. Sono due persone alle quali verrà attribuita la cittadinanza onoraria del comune di Nove, sono la signora statunitense del North Carolina Susan E. Gravely e il notaio di Trissino, Luciano Rizzi. La prima è stata fra l'altro la presidente della giuria del concorso internazionale della ceramica 2002, ed è titolare di una importante azienda americana importatrice di ceramiche italiane, novesi in particolare. Luciano Rizzi è invece l'autore di monografie sulla ceramica e di studi specifici in materia, tra queste il volume sulla storia della fabbrica Cecchetto di Nove e l'opera "Dal positivo al negativo", realizzata a quattro mani con Arturo Comacchio. Il Consiglio comunale di Nove all'unanimità la sera del 10 settembre scorso ha votato l'attribuzione della cittadinanza onoraria, la seduta consiliare era stata tra l'altro annunciata dall'esposizione dai pennoni del municipio novese anche della bandiera degli Usa. La consegna ufficiale della cittadinanza ai due avverrà oggi, durante la cerimonia di premiazione del concorso internazionale della ceramica, che avrà inizio alle 18 nella piazzetta del museo civico. Alla serata interverranno le massime autorità e sarà accompagnata da momenti musicali. Prevista la consegna di un attestato ai partecipanti del primo corso di avviamento alla ceramica, seguirà la consegna dei premi sulle tesi di laurea sulla ceramica. Momento centrale sarà la proclamazione dei vincitori del "2° Concorso internazionale premio Nove terra di ceramica" seguito dalla consegna delle cittadinanze onorarie. A chiusura della manifestazione sarà inaugurata al museo civico la mostra delle opere selezionate del concorso. La rassegna comprenderà anche i nove oggetti scelti per l'iniziativa dell'associazione artigiani, per la quale queste opere sono diventate di normale produzione nelle aziende ceramiche del territorio e già presentate al recente salone del "Macef " di Milano. La mostra delle opere del concorso rimarrà aperta al museo civico di Nove fino al prossimo mese di novembre. A proposito di ceramica, domani ci sarà la replica dell'iniziativa "Portoni aperti".
Pubblico delle grandi occasioni alla festa dedicata al prodotto più tipico dell'artigianato locale
La ceramica tra arte e cultura
Il Premio internazionale 2002 all'artista genovese Diana Aronni Un'imprenditrice statunitense e un notaio berico cittadini onorari
(il giornale di vicenza) di Riccardo Bonato Grande pubblico quello presente sabato scorso nella piazzetta del museo civico, per la premiazione del "Concorso internazionale della ceramica", al termine di una intera settimana dedicata a questa materia, da secoli linfa vitale per la comunità novese. Il sindaco, Franco Bordignon, ha ribadito fortemente la volontà della sua amministrazione di sostenere con tutte le risorse possibili l'immagine e la valorizzazione a favore della ceramica. Bordignon ha spiegato che proprio uno dei momenti principali è la "Festa della ceramica", che nell'edizione di quest'anno ha avuto come felice coincidenza il conferimento di premi del concorso internazionale. La manifestazione novese ha ricevuto il sostegno e l'apporto di tante parti, enti, associazioni di categoria, camera di commercio, gruppi del volontariato locale, che sotto la regia del comune e dell'associazione "terra di ceramica", hanno dato vita a un ricco cartellone concluso con l'apertura al museo civico della mostra dei pezzi selezionati del concorso, in tutto una settantina di oggetti progettati da artisti italiani e stranieri. Nel corso della cerimonia sono stati consegnati gli attestati ai partecipanti al primo corso di avviamento all'arte ceramica. Poi dopo l'intervento dell'assessore regionale Raffaele Grazia, che si è soffermato sulle nuove linee programmatorie per l'insegnamento artistico, c'è stata la consegna dei riconoscimenti del "Premio per tesi di laurea sulla ceramica", la cui commissione era presieduta dal prof. Franco Barbieri. I premi del comune di Nove sono stati attribuiti a Silvia Tagliasacchi, laureatasi a Bologna e Lorena Zanolli, novese. Menzione particolare anche per la tesi di Angela Pugliesi Allegra prodotta all'ateneo di Padova. A vincere la seconda edizione del concorso internazionale della ceramica di Nove, per la categoria dei progettisti professionisti, è stata Diana Aronni di Genova, al secondo posto Franco Giorgio di Civita Castellana (Viterbo), al terzo il gruppo formato da Emanuela Sturaro, Teresa Carturan, Roberto De Bortoli, Maura Greggio e Giorgina Sturaro di Monselice e Maser. Premi speciali e menzioni poi alle opere di Luigi Carletto di Nove, Gabriella Spiller di Longare, Nicoletta Paccagnella di Nove, Emiliana Nardin di Mondovì (Cuneo). Per la categoria studenti primo premio per Daniele Zoncapè di Abano Terme (Padova), secondo a Michela Marcangeli di Abbasanta (Oristano), terzo per Carlotta Musa di Cabras (Oristano); premio speciale per Alberto Da sasso di Massa Lombarda (Ravenna). Momento particolarmente suggestivo anche la consegna della cittadinanza onoraria all'imprenditrice statunitense Susan Gravely e al notaio vicentino Luciano Rizzi; la prima importatrice di ceramiche di produzione novese, il secondo appassionato studioso degli aspetti storici della ceramica novese. La cittadinanza onoraria è stata consegnata al suono degli inni nazionali di Stati Uniti ed Italia, eseguiti dal "Corpo bandistico novese" e cantati da Rodrigo Cadorin e Giovanna Paola Sartori. I due cantanti, brasiliani, ma di origine italiana, hanno riscosso ampia simpatia per la bravura dei brani eseguiti negli intermezzi della cerimonia. Musica ancora protagonista in serata con l'orchestra a plettro di Breganze, diretta da Maura Mazzonetto, che ha accompagnato la "Cena sotto le stelle" ospitata in piazza De Fabris. Chitarre, mandolini e contrabbassi hanno dato un'effetto originale e il tocco per una serata di classe prima d'ora mai organizzata a Nove. A chiudere l'incontro conviviale una giocata all'inmancabile "Pissota". La mostra degli oggetti selezionati del concorso internazionale rimarrà aperta in museo fino a novembre.
Testimonianze del pittore Silvio Lacasella e dello storico dell'arte Nico Stringa
(il giornale di vicenza) "Testo a fronte", le opere di Pompeo PianezzolaMostra-omaggio della Banca Popolare di Vicenza dedicata al grande ceramista vicentinoUn Maestro affermato in tutto il mondo
Da domani al 13 ottobre, a Palazzo Thiene, un'antologica dal 1950 al 2002 con oltre 50 creazioni dell'artista, testimonianza di oltre mezzo secolo di feconda attività
Da domani al 13 ottobre prossimo le sale palladiane di Palazzo Thiene a Vicenza riaprono al pubblico per una mostra che la Banca Popolare di Vicenza dedica al grande ceramista vicentino Pompeo Pianezzola. L'esposizione, che intende essere l'omaggio della più antica banca di Vicenza al più noto ed affermato degli artisti contemporanei vicentini, è corredata dal catalogo curato da Giorgio Segato e da una guida breve al percorso espositivo, disponibile gratuitamente nella sede della mostra. Quest'ultima si sviluppa lungo il portico palladiano e le sale di piano terra, in un suggestivo allestimento appositamente pensato per il fastoso contesto dell'edificio, sede storica della Popolare di Vicenza, che ospita tra l'altro la pinacoteca dell'Istituto, con dipinti dal Quattrocento al Settecento, e un piccolo Museo della Moneta. La rassegna Testo a fronte. Opere di Pompeo Pianezzola 1950 - 2002 propone oltre cinquanta opere selezionate dallo stesso Artista come migliore documentazione dei momenti fondamentali del suo lungo percorso artistico. Si tratta di un cammino di più di mezzo secolo che, lungo tutta la seconda metà del Novecento, lo ha portato ad affermarsi come uno degli artisti più noti a livello mondiale, fra quelli che si esprimono nella ceramica, sapiente innovatore tecnico e di originale, singolare poetica legata alla memoria, ai "testi" della memoria e al recupero della vitalità della memoria nel presente e nella progettazione del futuro. La mostra prende avvio dalle esperienze degli anni Cinquanta, con una campionatura di Lastre che diventeranno momento suggestivo delle pagine di Appunti degli Involucri e dei Rotoli e dei piccoli e grandi Libri , i quali sono fra i più alti raggiungimenti plastico-pittorici e ceramici di Pompeo Pianezzola. Nell'affascinante Stanza dei Diari , allestita nella mostra, vengono presentate grandi tavole con le pagine soprapposte ritmicamente e in felici combinazioni cromatiche. Ai diversi Libri , di varia misura, destinazione e significato, si mescolano le Stele , vessilli più che pagine, ma pur sempre fortemente araldici, ricchi di suggestiva, accattivante spazialità interna in cui la dominante cromatica è un blu "immateriale" di forte risonanza energetica. La mostra si conclude nella saletta interamente dedicata alle Pagine del Palladio , opere "bianche" dedicate ad Andrea Palladio e a Vicenza. La mostra resterà aperta tutti i giorni con ingresso libero dalle 10 alle 18 (lunedì chiuso). Catalogo edizioni Biblos. Oggi alle ore 18 l'inaugurazione, su invito, in Palazzo Thiene (ingresso da contra' San Gaetano Thiene), presente l'artista; interverrà il critico d'arte Giorgio Segato. di Giorgio Segato La letteratura critica su Pompeo Pianezzola è ormai assai vasta e approfondita, come in pochissimi altri casi di artisti che si esprimono prevalentemente nella ricerca plastica in ceramica: ne ha messo in luce, ad ampio raggio, le peculiarità artistiche di orizzonte internazionale, eppure così ben radicate nell' humus - è proprio il caso di dirlo - del luogo di origine, della "terra" di origine, come spazio, come ambiente, come forma, storia, cultura e come materia, come idioma e come lingua, cioè come amalgamarsi di azione, pensiero, tradizione vernacola e ricerca. Da quell' humus , che fonda l' humanitas (il valore dell'uomo come frutto nobile della terra, con la sua ricchezza di memoria, di speranza, di progetto e di azione creativa volta a modulare l'esperienza estetica) viene il lavoro di Pompeo Pianezzola, cioè la sua singolare cifra, il suo originale approccio alle materie, allo studio della forma, all'utilizzo del colore, allo spazio interno alla materia stessa e a quello esterno, al luogo di riferimento e di collocazione. Voglio dire, in sostanza che il rapporto che Pianezzola ha maturato con la materia ha assunto una particolare varietà di aspetti il cui insieme costituisce il "carattere" di assoluta novità e originalità del suo lavoro di plasticatore, di autentico artista della ceramica, di scultore e anche di pittore, se ben si considera (ed Enrico Crispolti dedica a questo aspetto un intervento molto acuto ed efficace) la qualità delle modulazioni cromatiche, sempre attente a non essere "pelle" della materia ma vere e proprie definizioni dello spazio/luce di essa e degli accadimenti che essa propone nel proprio interno (rilievi, segni, scritture, fratture, sovrapposizioni). Nella sua apparente - ed accuratamente cercata - semplicità, l'opera dl Pompeo Pianezzola è in verità complesso risultato non solo di una costante ricerca formale e concettuale insieme, ma anche esito di una "passione" speciale che lo rimette continuamente in gioco, lo inquieta, lo riporta allo studio, ad una sperimentazione sempre più raffinata, a una manipolazione sempre più "rarefatta", per interventi leggeri, a colori sempre più definiti, il nero, il blu, ora un bianco latte, tutto concepito per l'evocazione mnestica di Palladio. Perché il gioco delle mani, l'esperienza tattile è in lui ormai compiuta e lascia più ampi spazi alla visionarietà, alle insorgenze dal fondo degli strati di memoria, di esperienza diretta, di cultura visiva ed esistenziale, di emozione legata non tanto, o meglio, non solo al vedere e al toccare ma alle risonanze intime, agli aloni, alle eco che forme, emblemi, metafore, similitudini evocano nella spirale interna dei ricordi e nel cannocchiale che traguarda in avanti le speranze e i progetti, con sintesi che intendono esprimere, credo, quello che Pompeo sente di aver capito della vita, dell'uomo, dell'intelligenza, della poesia, soprattutto della necessità della poesia, capace di dire e di alleviare anche il più acuto dramma esistenziale. E forse è proprio la poesia della materia che ha sempre cercato come luogo dell'espressione della poesia della vita, sentita - nonostante tutto, cioè nonostante ferite, sconfitte, lacerazioni (molto simili agli accadimenti nella manipolazione e nel processi ceramici) - come rotonda, irrinunciabile esperienza affettiva, intellettiva, creativa. La scelta di alcune forme emblematiche ricorrenti, il loro significato metaforico - il piatto di grandi dimensioni, il rotolo, la pagina, il libro, la stele, il diario - attestano senza ombra di dubbio la sua esigenza di proiezione, di azione scritturale, narrativa, o meglio di allusione narrativa, di suggestione di storie, che gonfiano l'anima, per lui inesprimibili altrimenti che con la manipolazione, il segno, la proposizione di un "contesto" che esplicita poeticamente il "testo", lo pone a fronte, sulla pagina della materia, come "traduzione" meditata, tormentata, raffinata, contemplata, riletta della pagina psichica intima, segreta e segretata, non traducibile in parole. Eppure senz'altro leggibile ed affascinante per la sua capacità di offrirsi su un piano dl empatia grazie al mestiere e alla qualità, e leggerezza insieme, di sentimenti intensi tradotti però in segni e spazi eloquenti ma di largo respiro, dilatati così da assorbire e catturare la percezione, proprio come una pagina, un libro, o un quadro "concavo" di Robert Musil... (dal testo in catalogo) Pompeo Pianezzola nasce a Nove e frequenta la locale Scuola d'arte e successivamente l'Accademia di Belle Arti di Venezia. Insegna all'Istituto Statale d'Arte di Nove dal 1945 al 1977. Negli anni Cinquanta conosce A. Martini, C. Scarpa, B. Saetti, Gio Ponti, M. De Luigi, E. Scanavino e incomincia a partecipare a varie mostre di grafica, di pittura, di ceramica in Italia e all'estero Nel suo paese organizza con gli amici appartenenti al "Gruppo Artisti delle Nove" le prime esposizioni di ceramica moderna. Realizza le prime lastre e i primi piatti a rilievo: é di questo periodo la serie di "gabbie" o "transenne con uccelli". Espone a Milano all'Angelicum e alla Galleria Totti. La rivista Domus presenta più volte il suo lavoro. Negli anni Sessanta-Settanta partecipa a esposizioni collettive e personali, fra cui la prima Esposizione internazionale d'Arte di Faenza vincendo nel 1963 il Premio Faenza insieme a Ravaioli. In questo periodo lavora anche a materiali come metallo, plexiglas, vetro. Nel 1975 la pagina Appunti segna l'inizio di una nuova forma di espressione, molto più libera della precedente legata a schemi geometrici. Con Pagine bianche , volutamente provocatorie, partecipa nel 1978 alla prima rassegna del gruppo "7 scultori ceramisti veneti": inizia una più approfondita ricerca sui vari materiali ceramici. Nel 1980 tiene una personale nella chiesa di San Giacomo a Vicenza, nell'81 partecipa a Milano, Castello Sforzesco, alla mostra Il materiale dell'Arte , presentato in catalogo da L. Magagnato. Da qui seguiranno una serie di personali in Svizzera, Germania, Olanda, Giappone. Proprio in Giappone nel 1981-1982 il suo lavoro viene accolto con attenzione nelle varie esposizioni a Osaka, Kyoto, Tokyo, presentate dai critici H. Satonaka e Y. Inui. Nel 1982 realizza per la Banca Popolare dì Vicenza la Grande Pagina , opera plastica di notevole impegno, e negli anni successivi, per lo stesso Istituto, opere per le sedi di Bassano, di Castelfranco Veneto, di Padova. È chiamato a partecipare a incontri di lavoro a Heusden, Bergen, Krefeld, Shigaraki, e in Italia a Todi, Sarzana, Faenza, Gualdo Tadino, Deruta, Santo Stefano di Camastra. Intanto la "pagina" si arrotola, diventa "involucro", diventa "libro". Nel 1984 espone a Faenza, insieme con C. Dionjse, O. Eckert e J. Hajashi, le opere Equilibrio, Segni Emersi, Giorno e notte . Nel 1985 ad Amburgo espone alla Rosenthal. È membro di varie giurie al "Premio Faenza", a Padova, a Valencia. Con Bonaldi, Caruso e Zauli espone nel 1988 a Kyoto in occasione dell'apertura del nuovo Museo Nazionale d'Arte. Nel 1990 allestisce un'ampia antologica agli "Archivi Napoleonici" di Vicenza con opere in parte recuperate da collezionisti stranieri: la presentazione in catalogo è di F. Gualdoni. È del 1982 la mostra organizzata a Mulhouse L'ombra del tempo . Nello stesso anno espone le proprie opere a Pechino in una ricca personale Ceramica sentimento del tempo con presentazione in catalogo di G.C. Boiani, ottenendo un notevole interesse soprattutto fra gli studenti delle varie scuole d'Arte. Le sue opere sono in musei italiani ed esteri; ha allestito più di 50 mostre personali; il suo lavoro è documentato in cataloghi, riviste, video. di Silvio Lacasella Sì, dev'essere una miscela d'argilla, resistente alle più alte temperature, anche la sua ombra. Come se avesse anticipato di molti secoli il corpo, come se si fosse indurita aspettandone l'arrivo. Un'ombra che, essa sola, può creare nuove ombre, nuovi strati. Dare una forma al tempo. Impasti vitrei, chiari, quasi trasparenti o ferrosi, scuri e profondi. Porosi o compatti. Pagine sottili, segnate da ritmiche iscrizioni, incrociate e parallele, fitte e rade, inframezzate con sapienza da tacche colorate o monocrome, appena più lucenti. Sembrano staccate da chissà quale parete e invece sono reperti della nostra contemporeaneità. Sorretto da un'abilità tecnica formidabile, Pompeo Pianezzola ha sempre attentamente vigilato affinchè la propria ricerca espressiva non si lasciasse tentare dagli infiniti "effetti" che l'uso della ceramica consente con grande generosità, sia al rigoroso artista che al vuoto sperimentatore. Un po' come, altrettanto pericolosamente, accade con l'incisione calcografica. Dunque, in modo naturale, Pianezzola entra all'interno della materia quand'essa è ancora umida e ne esce solo alla fine e mai completamente soddisfatto, dopo gli infernali fuochi della cottura. Forse Burri, forse c'è Tapies, Rothko, probabilmente Mario de Luigi. Pensando alla pittura antica, non mi vengono certo in mente i nostri veneti, ma, chissà perché, alcuni pittori spagnoli, come Zurbaran o Goja, pure tra loro diversissimi. E poi molto, moltissimo Oriente. Inoltre, andando unicamente per suggestioni, alcune sue formelle possono ricordare le lastre tombali incastonate nei muri e nei pavimenti di antiche chiese o, appunto, le decorazioni, non meno commoventi, tracciate sui tappeti islamici da preghiera, annodati in vari centri dell'Anatolia e che cominciarono a filtrare in Italia proprio attraverso Venezia. Affascinanti lane e sete, capaci d'influenzare abbondantemente la nostra cultura visiva. Ma, prima d'incontrarlo, la sua ombra, sicuramente, deve aver conosciuto e interrogato altri pensieri. Visitato altri luoghi lontani. E, soprattutto, deve avere a lungo, intensamente dialogato col silenzio. di Nico Stringa L'arte astratta e l'arte informale sono due basi che hanno consentito a Pompeo Pianezzola di rileggere in chiave liberatoria e desacralizzante la storia della ceramica e di scoprirvi - in una serie di flash back illuminanti - quelle anticipazioni involontarie che egli ha cercato di rendere esplicite alla sua maniera. Il rapporto tra ornamento e astrazione è stato sentito da Pianezzola in modo quasi spontaneo, dal momento che la tradizione ceramica locale ha sempre privilegiato i motivi decorativi, piuttosto che quelli figurali. Nell'evoluzione del suo lavoro non stupisce pertanto che anche la scrittura sia stata, e sia ancora oggi, reinterpretata in chiave decorativa. Spogliata del suo potenziale semantico, la lingua scritta appare in molti Fogli di Pianezzola con tutta la carica misteriosa di un "reperto del futuro".
I tesori dei musei in un computer
(il messaggero) PESARO - Un sistema di archiviazione e gestione del patrimonio artistico dei Musei civici di Pesaro. Il data base è stato presentato nella sala del Consiglio comunale di Pesaro da Gian Carlo Bojani, direttore scientifico della Pinacoteca, del Museo delle Ceramiche e del futuro Museo delle Arti Decorative e del Design di Pesaro; da Maria Rosaria Valazzi, ispettrice della soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Urbino; da Erika Terenzi curatrice della sezione ceramica dei Musei Civici di Pesaro.
Il data base, realizzato da Michele Alberto Sereni, fornisce dati e informazioni utili sia per la gestione dei beni sia per ricerche didattiche, scientifiche, istituzionali e personali. Il programma, inoltre, facilita la diffusione delle immagini e, soprattutto per quanto riguarda la sezione ceramica, mette a disposizione degli artigiani un prezioso patrimonio di idee, modelli e strumenti di lavoro. Grazie anche alla tecnologia, dunque, i musei cittadini escono allo scoperto rivelando inedite vie d'accesso al ricco patrimonio d'arte conservato.